lunedì 23 febbraio 2015
Una piccola di 7 anni si è fatta esplodere nella città di Potiskum, 19 i feriti. Boko Haram arruola giovani donne per nascondere bombe sotto le tuniche.
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Una piccola di 7 anni. Una bambina. L'hanno imbottita di esplosivo e l'hanno usata come kamikaze nei pressi di un mercato nella città nigeriana di Potiskum, nel nord-est del Paese, uccidendo cinque persone e ferendone diciannove. Il copione è quello tristemente noto ormai da tempo, perché l'attacco di ieri a Potiskum è l'ultimo di una serie in cui terroristi islamici hanno utilizzato donne giovanissime, persino bambine. Nell'attentato, avvenuto nella capitale dello Stato di Yobe, la ragazzina è stata allontanata diverse volte dagli agenti della sicurezza perché, hanno riferito, non aveva nulla da fare nel mercato. Ad un certo punto, però, è riuscita ad sfuggire al loro controllo e si è fatta esplodere. Nessuno ha rivendicato la strage, ma tutto fa pensare ai Boko Haram, che dal 2014 hanno iniziato ad arruolare donne kamikaze, spesso molto giovani, per la facilità con la quale le combattenti possono nascondere esplosivi sotto le loro tuniche, eludendo così i controlli della sicurezza. L'ultimo, in ordine di tempo, risale al 15 febbraio, quando una sedicenne si è fatta esplodere a Damaturu, uccidendo almeno 16 persone e causando una trentina i feriti. Il 10 gennaio, una bambina kamikaze di 10 anni era saltata in aria a Maiduguri uccidendo una ventina di persone. L'ennesima strage getta un'ulteriore ombra sulla sicurezza in Nigeria, con l'approssimarsi delle elezioni parlamentari e presidenziali, il 28 marzo. Proprio oggi il presidente Goodluck Jonathan ha ammesso di aver sottovalutato la forza dei Boko Haram, che dal 2009 hanno scatenato una guerra civile nel nord-est del Paese per istaurare uno Stato islamico in Africa Centrale, estendendo le proprie operazioni anche in Camerun, Ciad e Niger: un conflitto che finora ha provocato 14mila morti e oltre un milione e 600mila sfollati.
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