martedì 10 ottobre 2023
Danneggiato il Balticconnector, realizzato tra il 2018 e il 2019 per aiutare Helsinki a rendersi indipendente dalla Russia. Mesi per ripararlo. Il primo ministro Orpo non fa accuse esplicite
Una delle navi impiegate nella costruzione del gasdotto Balticconnector

Una delle navi impiegate nella costruzione del gasdotto Balticconnector - Balticconnector

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Il flusso del gas lungo l’unico gasdotto che collega la Finlandia al resto dell’Unione Europea è fermo da domenica scorsa: secondo indiscrezioni non confermate dal primo ministro finlandese, il governo sospetta che la condotta sia stata danneggiata dai russi.

Il gasdotto Balticconnector

L’impianto è il Balticconnector, una condotta da 152 chilometri complessivi, di cui 77 sottomarini, che collega la Finlandia all’Estonia e quindi al resto della rete europea. Costruita tra il 2018 e il 2019 anche con il contributo dei fondi europei, e operativa dal gennaio del 2020, la condotta è nata con il principale obiettivo di rafforzare la sicurezza energetica della Finlandia, che fino ad allora poteva importare gas soltanto dalla Russia.

L'incidente dell'8 ottobre

Nella notte tra il 7 e l’8 di ottobre gli operatori finlandese ed estone Gasgrid ed Elering, che gestiscono l’impianto, hanno rilevato un calo della pressione del gas e hanno fermato i flussi. Dai controlli sulle tubature è emersa una perdita nella parte sottomarina in acque finlandesi. È danneggiato anche il cavo per le telecomunicazioni collegato all’impianto. Gli operatori prevedono che per la riparazione occorreranno almeno cinque mesi. Il rigassificatore galleggiante Exemplar posizionato a Inkoo dal dicembre del 2022, è ora l’unico punto di ingresso del gas naturale in Finlandia.

Il primo ministro finlandese Petteri Orpo in conferenza stampa

Il primo ministro finlandese Petteri Orpo in conferenza stampa - Reuters

«È probabile che il danno al gasdotto e al cavo di telecomunicazione sia il risultato di un’attività esterna» ha detto Sauli Niinisto, presidente della Finlandia. Secondo indiscrezioni riportate da diversi media finlandesi, come il quotidiano Italehti, le autorità sospettano che dietro ci siano i russi. Ma in una conferenza stampa convocata d’urgenza nel pomeriggio, il primo ministro Petteri Orpo non ha avanzato accuse precise. «È importante che la questione venga indagata a fondo e che in questa fase non si traggano conclusioni eccessive» ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano conto dei sospetti sulla Russia. L'operatore Gasgrid ha assicurato che il rigassificatore potrà garantire le sufficienti forniture alla Finlandia.

Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha chiarito che l’alleanza atlantica sta condividendo le informazioni con Helsinki ed è pronta ad aiutare gli alleati. La Finlandia è entrata a fare parte della Nato il 4 aprile del 2023, dopo un processo di ammissione accelerato, mettendo fine a una politica di neutralità tra il blocco atlantico e quello russo che durava dalla Seconda guerra mondiale.

Il precedente del Nord Stream

Il danno al Balticconector ricorda l’incidente del 26 settembre del 2022 al Nord Stream, il gasdotto che collega la Russia alla Germania senza passare dall’Ucraina. È passato oltre un anno ma le tre indagini condotte in autonomia dalle autorità in Germania, Svezia e Danimarca non hanno permesso di individuare i responsabili delle esplosioni che hanno danneggiato la condotta, i cui flussi sono interrotti a tempo indeterminato. I sospetti riguardano in particolare l’equipaggio della barca a vela Andromeda, imbarcazione che batte bandiera tedesca sulla quale sono state trovate tracce di esplosivo.

Nel caso del Nord Stream sono state avanzate anche accuse alla Russia, anche se difficilmente Mosca avrebbe avuto interesse a distruggere il gasdotto costruito per rafforzare il commercio di gas con l’Europa.

Gli impianti di terra del gasdotto Balticconnector a Inkoo, in Finlandia

Gli impianti di terra del gasdotto Balticconnector a Inkoo, in Finlandia - Reuters

Gli effetti sul mercato del gas

L’incidente al Balticconector ha contribuito ad aumentare le tensioni sul mercato europeo del gas naturale, già in fibrillazione dopo l’attacco di Hamas a Israele. Israele ha bloccato la produzione del giacimento israeliano Tamar, gestito dall’americana Chevron, che rifornisce in particolare l’Egitto, permettendogli di esportare a sua volta gas naturale liquefatto in Europa. Se rimanesse a lungo senza il gas israeliano, il governo egiziano sarebbe costretto a ridurre l’esportazione di gas liquefatto in Europa, e questo proprio alla vigilia della stagione fredda.

Le tensioni hanno provocato un brusco aumento delle quotazioni delle consegne di gas per novembre sul mercato olandese TTF: il prezzo per megawattora è salito dai 38 euro di venerdì ai 44 di lunedì fino ai 49 di oggi. Quasi un +30% in tre giorni.



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