venerdì 2 marzo 2018
Attacco multiplo nella capitale Ouagadougou. Nel mirino anche il quartier generale dell'esercito.
Militari del Burkina Faso schierati per le strade della capitale (Ansa)

Militari del Burkina Faso schierati per le strade della capitale (Ansa)

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Un’altra giornata di sangue e disperazione ha segnato la capitale del Burkina Faso, Ouagadougou. Sopra la quale, fin dal mattino, fra esplosioni e spari nei quartieri più centrali, una spessa e fosca colonna di fumo si è levata in mezzo ai blindati burkinabé e agli altri mezzi militari anche francesi accorsi per fronteggiare una nuova devastante offensiva di stampo jihadista. Solo nel tardo pomeriggio, dopo lunghissime ore di guerriglia, angoscia, caos e soccorsi disperati, è caduta pure la mannaia simbolica di un bilancio probabilmente provvisorio: almeno 28 vittime, con perdite ingenti fra le forze burkinabé, contro 8 morti fra gli assalitori (una decina in tutto, secondo il sindaco della città, Armand Béouindé).

Per tutta la giornata, anche in un ospedale da campo improvvisato nello stadio municipale Issoufou Joseph Conombo, sono affluiti feriti a decine. Più di una novantina, per i vertici nazionali dei servizi sanitari militari. Nell’insieme, in termini di sofferenze, un tragico remake, dopo le stragi del gennaio 2016 (30 morti, compreso un bambino italiano di 9 anni, in assalti contro locali occidentali) e dello scorso agosto (18 morti, ancora una volta con commando all’assalto di ristoranti). Questa volta, più istituzionali che mai i bersagli burkinabé e francesi, come per affondare l’artiglio fino all’osso dell’apparato internazionale anti-jihadista schierato nell’area del Sahel.

Sono circa le 10 quando nella città scoppia il finimondo, con un duplice assalto allo Stato maggiore dell’esercito e all’ambasciata di Francia, distanti circa un chilometro. Secondo testimonianze concordanti, un commando ristretto di 5 terroristi giunto su un pick-up ha cercato di penetrare invano nell’ambasciata al grido «Allah Akhbar», sparando pure sui passanti, prima di morire sotto i colpi degli agenti a presidio. Parallelamente, un altro assalto dagli effetti ancor più devastanti è stato sferrato contro lo Stato maggiore burkinabé e il vicino Istituto francese Georges Méliès. Una zona da dove si sono udite almeno un paio di esplosioni, attribuite ad autobomba.

Solo verso le 14, dopo ore di guerriglia, fonti diplomatiche francesi hanno parlato di «situazione sotto controllo». Con un comunicato, il governo del Burkina Faso ha subito denunciato «atti vigliacchi e barbari», nelle stesse ore in cui il presidente francese Emmanuel Macron s’intratteneva al telefono con l’omologo Roch Kaboré. Il primo ha riaffermato «la sua determinazione e il pieno impegno della Francia, accanto ai partner del G5 Sahel» contro il terrorismo: operazione alla quale si affiancherà, in Niger, anche l’Italia. Quasi in parallelo, la Procura di Parigi ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. A Parigi, in giornata, anche diverse riunioni di crisi con i vertici dell’intelligence, ma non ci sarebbero vittime tra i francesi presenti nella capitale. Pur in assenza di rivendicazioni, è emersa fra gli esperti anche l’ipotesi di una rappresaglia diretta dopo le incursioni a metà febbraio dei reparti speciali francesi dell’unità «Sabre» (di stanza proprio a Ouagadougou, nel quadro dell’operazione «Barkhane») contro posizioni jihadiste arretrate in prossimità della frontiera algerina.

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