venerdì 29 gennaio 2021
Un ordine esecutivo del presidente ripristina i finanziamenti federali per gli organismi che interrompono le gravidanze. Agevolato il ricorso al servizio sanitario gratuito per gli indigenti
Biden firma gli ordini esecutivi sulla sanità

Biden firma gli ordini esecutivi sulla sanità - Mandel Ngan / Afp / Ansa

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Nel giorno dedicato alle iniziative sulla sanità (dopo quelli sulla pandemia, l’immigrazione, il razzismo e l’ambiente), Joe Biden amplia l’accesso alle assicurazioni private sovvenzionate da Obamacare e revoca le restrizioni sull’aborto volute dal suo predecessore.

Le due mosse, come quelle che le hanno precedute, sono primi passi di politiche che il presidente Usa vuole compiere nei prossimi mesi con la collaborazione del Congresso. Ed entrambe confermano una svolta netta rispetto alle scelte di Donald Trump. «Ogni americano – ha detto – merita la serenità che deriva dall’avere accesso a un’assistenza sanitaria di qualità ed economicamente abbordabile. Oggi cancelliamo i danni fatti da Donald Trump sul fronte della sanità e dei diritti delle donne».

La vicepresidente Kamala Harris ha sostenuto che «è ora di dire basta ai diritti negati alle donne nel nostro Paese e all’estero, è ora di proteggerli».

Sul fronte dell’Obamacare, Biden ha riaperto i termini (dal 15 febbraio al 15 maggio) per poter chiedere la copertura sanitaria usufruendo degli sconti e dei sussidi governativi e ha reso più agevole l’accesso a Medicaid, il servizio sanitario gratuito per i più indigenti.

Sull’aborto, il democratico ha aperto il flusso dei finanziamenti federali per le organizzazioni che offrono l’interruzione di gravidanza sia a livello internazionale che nazionale. Con un ordine esecutivo (una sorta di decreto) Biden ha infatti revocato la «Mexico City Policy» e con un memorandum ha ampliato le sovvenzioni pubbliche per i gruppi che sostengono la pianificazione familiare e l’aborto. La Mexico City Policy – dalla città dove per la prima volta fu annunciata da Reagan nel 1984 – impone alle Ong che ricevono fondi dalla cooperazione Usa di accettare di non promuovere l’aborto.

Da allora, ogni presidente democratico (Bill Clinton e Barack Obama) ha abolito la misura, mentre i repubblicani (Bush padre e figlio) l’hanno rimessa in vigore. Come ha fatto Trump nel 2017, estendendo le restrizioni ai finanziamenti per coprire tutti gli aiuti sanitari globali, piuttosto che solo quelli finalizzati alla pianificazione familiare. Sotto l’espansione di Trump, la regola si applicava a circa 12 miliardi di dollari in aiuti statunitensi. Con il memorandum interno, Biden ha rimosso un’altra misura varata dal precedente inquilino della Casa Bianca per togliere fondi federali ai gruppi come Planned Parenthood, la principale associazione che gestisce cliniche e consultori per le interruzioni di gravidanza.

Nel 2019 Trump aveva introdotto nuove regole nel programma noto come Title X che eroga denaro alle organizzazioni del privato sociale che forniscono cure ginecologiche e pianificazione familiare ai meno abbienti. Tra il 2014 e il 2019, Title X ha ricevuto 286 milioni di dollari all’anno, denaro che, grazie all’emendamento Hyde, non può essere usato per realizzare aborti. Ma nel 2019 i soldi dei contribuenti sono stati negati anche alle associazioni che contemplano la possibilità di mettere fine a una gravidanza durante una visita.

A una settimana dall’inizio della sua presidenza, Biden ha dunque ordinato a tutte le agenzie federali di rivedere le modifiche volute dall’Amministrazione precedente. In tema di finanziamenti per l’aborto Biden potrebbe andare oltre, sia sul fronte esterno che su quello interno, ma solo con la collaborazione del Congresso. In ambito internazionale, infatti, il presidente potrebbe chiedere alle due Camere di abolire l’emendamento Helms, che dal 1973 richiede che l’assistenza degli Stati Uniti non possa essere utilizzata da organizzazioni straniere per fornire aborti. Copre circa 40 miliardi di dollari in aiuti e, essendo una legge piuttosto che un ordine esecutivo, la misura non è mai cambiata con il passaggio della Casa Bianca da un partito all’altro. Biden intende anche far ripartire il flusso di circa 69 milioni di dollari Usa verso il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, bloccato nel 2017 dall’Amministrazione Trump.

Il neo presidente ha anche intenzione di eliminare l’emendamento Hyde, che dal 1980 proibisce l’uso di fondi federali per l’interruzione di gravidanza. In entrambi i casi, però, il sì del Congresso è tutt’altro che garantito. E sarà ancora più difficile per Biden rispettare la promessa elettorale di ribaltare la sentenza con la quale la Corte suprema ha autorizzato le organizzazioni non profit religiose, come le Piccole Sorelle dei Poveri, a non offrire copertura contraccettiva ai loro dipendenti.

I vescovi: ordine esecutivo contrario alla regione

«È grave che uno dei primi atti ufficiali del presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nelle nazioni in via di sviluppo. Quest'ordine esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l'insegnamento cattolico. Noi e i nostri fratelli vescovi ci opponiamo fermamente a questa azione». Lo hanno dichiarato in una nota l'arcivescovo Joseph F. Naumann di Kansas City, presidente del Comitato per le attività pro-vita della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, e il vescovo David J. Malloy di Rockford, presidente del Comitato per la giustizia e la pace internazionale, dopo che il presidente Joe Biden ha firmato l'ordine esecutivo che permette l'invio di fondi dei contribuenti statunitensi a organizzazioni che forniscono pratiche e informazioni sulle interruzioni di gravidanza.

"Esortiamo il presidente ad usare il suo ufficio per il bene, dando la priorità ai più vulnerabili - affermano - compresi i bambini non nati. Come maggior fornitore non governativo di assistenza sanitaria nel mondo, la Chiesa cattolica è pronta a lavorare con lui e la sua amministrazione per promuovere la salute globale delle donne in modo da favorire lo sviluppo umano integrale, salvaguardando i diritti umani innati e la dignità di ogni vita umana, a partire dal grembo materno. Per servire i nostri fratelli e sorelle con rispetto, è imperativo che la cura cominci con l'assicurare che i nascituri siano liberi dalla violenza, riconoscendo ogni persona come un figlio di Dio. Speriamo che la nuova amministrazione lavori con noi per soddisfare questi bisogni significativi".

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