giovedì 1 giugno 2017
Chiuse le strade attorno all'antico minareto pendente: nel giugno del 2014 Baghdadi proclamò la nascita del Califfato. Timore per 200mila civili
Abu Bakr al-Baghdadi mentre proclama (il  29 giugno del 2014) la nascita del Califfato nella moschea al-Nuri a Mosul

Abu Bakr al-Baghdadi mentre proclama (il 29 giugno del 2014) la nascita del Califfato nella moschea al-Nuri a Mosul

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La Grande moschea di al-Nuri è circondata. Sabato l'annuncio di Baghdad di una nuova offensiva negli «ultimi cinque» quartieri in mano al Daesh. Lunedì pure il premier iracheno Haider Abadi è giunto a Mosul Est mentre la notte precedente migliaia di volantini lanciati sulla città vecchia, come sui quartieri di al-Saha, al-Oula, al-Zinjili e al-Shifaa invitavano i civili a fuggire. Nelle ultime 48 ore, riferisce "al-Jazeera", le milizie del Califfato hanno serrato i posti di blocco e chiuso con nuove fortificazioni le strade che nel cuore della città vecchia portano ad "al-Hadba" (la gobba), come chiamano tutti l'antico minareto inclinato.

Tutti lo sanno che sarà quello l'obiettivo della battaglia finale per riconquistare allo Stato iracheno il simbolo della nascita del Daesh. Era il 29 giugno del 2014 quando Abu Bakr al-Baghdadi proclamò, in una Mosul da circa due settimane caduta in mano ai suoi uomini, la nascita del Califfato islamico. La grande moschea come radice di quell'entità politica che, rifacendosi ai fasti del Califfato classico, ha preteso di dare tra Mosul e Raqqa una patria alla follia criminale jihadista. Il fumo nero che solo martedì saliva dai palazzi della città vecchia, veniva dagli archivi dei ministeri creati dalla macchina del terrore jihadista. I vertici, compreso il califfo Baghdadi dato più volte per ferito in fantomatici rifugi segreti, sono fuggiti. Per i circa 5mila irriducibili, si prepara la battaglia finale che non può che essere nel nome della «bella morte». La caduta di Mosul significherebbe per il Daesh perdere il versante iracheno del Califfato, mentre in Siria le forze curde sostenute dagli Usa stanno assediando Raqqa, indicata come la capitale "de facto" delle forze jihadiste.

Una battaglia finale che, questi erano gli accordi politici con le organizzazioni internazionali del governo iracheno quando a ottobre partì l'offensiva per liberare tutta la Piana di Ninive, sarà fatta cercando di combattere rispettando il più possibile i civili che ancora vivono in quei quartieri. Questo mentre ogni giorno emergono nuovi orrori commessi dai jihadiusti: l'esistenza di una nuova fossa comune, nel quartiere di al-Shafa, è stata denunciata dalle aurortità irachene. Secondo i media iracheni le vittime seppellite sono «impiegate del governatorato di Ninive e di altri edifici governativi». Tra loro pure delle donne avvocate.

Proprio per questo la preoccupazione per i 200mila civili che si stima siano ancora nelle zone di Mosul controllate dal Daesh è ora al culmine: se negli ultimi due mesi giungono testimonianze di carenza di cibo, acqua e medicine, il timore che possano essere usati come scudi umani è ora alla prova dei fatti. Il rischio di una nuova Aleppo è un incubo per le agenzie umanitarie, mentre la prospettiva di una fuga in massa di 200mila nuovi profughi, quando in sei mesi già ne sono usciti dalla città circa 500 mila, ripropone l'ennesima emergenza umanitaria.

Sarà un'estate di fuoco, non solo per le temperature che già sfiorano i 40 gradi, ma per una battaglia finale che aprirà pure lo scontro politico per chi governerà di nuovo a Mosul. Se è città irachena, il nuovo Kurdistan che ha combattuto ed esteso sul terreno le sue frontiere, verrà ora a reclamare più autonomia se non indipendenza totale. Intanto la presenza di milizie sciite, salite da sud con l'esercito regolare iracheno, in terre sunnite è una nuova minaccia in una società già frantumata da tre anni di guerra al Califfato. Fragilissima in questa situazione la quasi inerme minoranza cristiana che assieme al ritorno nelle sue terre reclama protezione internazionale. Grandi incognite, dietro una battaglia finale che ridisegnerà nuovi equilibri e pericolosi confini.

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