Ottant'anni e li dimostra: l'Onu esce a pezzi dalla “settimana horribilis”

Ignorato l'appello di Guterres a «lavorare come un'unica entità». Liti e minacce dalla platea di New York
September 28, 2025
Ottant'anni e li dimostra: l'Onu esce a pezzi dalla “settimana horribilis”
Ansa | L'aula semivuota durante il discorso di Netanyahu all'Assemblea generale dell'Onu
Il mese prossimo le Nazioni Unite, nate dalle macerie della Seconda Guerra mondiale, compiranno 80 anni mentre una guerra dilania il cuore dell’Europa da tre anni e mezzo, Gaza è sotto le bombe da due, il Sudan è lacerato dalla guerra civile, la rivalità tra Stati Uniti e Cina cresce e il risentimento del Sud del mondo verso il Nord amplia la frattura fra Paesi ricchi e poveri. L’apertura dell’Assemblea generale a New York la scorsa settimana non ha risposto all’invito urgente del segretario generale António Guterres ai Paesi membri di “lavorare come un'unica entità” per intraprendere “azioni multilaterali per la pace e la prosperità del pianeta”.
Al contrario, gli interventi di alto livello della settimana scorsa hanno messo in evidenza un tendenza all’isolazionismo o al desiderio di risolvere i problemi tramite alleanze regionali, se non bilaterali. Ha cominciato Donald Trump, attaccando i principi chiave dell'Onu e esortando i Paesi occidentali ad adottare la sua stessa linea di chiusura e rifiuto su immigrazione e cambiamento climatico.
Benjamin Netanyahu ha parlato di fronte a una sala vuota per rivendicare il diritto di Israele di “finire il lavoro" con la guerra a Gaza. Volodymyr Zelensky ha sottolineato il legame fra il fallimento della diplomazia e la pericolosa corsa agli armamenti in atto nel mondo. Il dibattito in Assemblea è stato uno spettacolo scoraggiante, con sale vuote ad accogliere leader globali che mettevano in luce i limiti della governance globale. Intanto in Consiglio di sicurezza le divisioni a cascata tra Occidente e Russia, Stati Uniti e Cina bloccano praticamente tutte le decisioni di rilevanza strategica.
I capi di Stato europei, a parole, hanno ribadito la fiducia nel multilateralismo. Ma, nei fatti, l'Europa sta facendo ben poco per fermare il declino dell’Onu e di quello che rappresenta, soprattutto di fronte alla determinazione con la quale Washington ha voltato le spalle alle istituzioni internazionali a favore di un'azione unilaterale.
Un esempio è il modo in cui i Paesi del Vecchio continente hanno risposto ai dazi di Trump in ordine sparso e con accordi bilaterali. Sullo sfondo di un’organizzazione internazionale per il commercio inefficace e del capitalismo di stato cinese impervio alle regole globali, il protezionismo di Washington ha conficcato l’ultimo il chiodo nella bara del libero scambio, e l’Ue si è rapidamente adattata: i leader europei hanno ammesso uno a uno che la sicurezza economica ora prevale sul libero flusso delle merci. Gli unici raggruppamenti che hanno ancora presa sono quelli che riflettono le attuali linee di frattura globali, come i Brics-plus.
Il multipolarismo ha frantumato il multilateralismo e, a 80 anni, l’Onu non ha la forza di raccoglierne i pezzi, mentre il Vecchio continente si ripiega su se stesso. A farne le spese saranno soprattutto i Paesi troppo piccoli e troppo poco influenti per essere accolti in raggruppamenti regionali. Per loro si leva la voce del Papa che, pur riconoscendo che le Nazioni Unite “hanno perso la loro capacità di unire le persone su questioni multilaterali”, ha affermato che la chiave per “costruire ponti è principalmente il dialogo” e che “bisogna reagire insieme”, perché non c’è giustizia senza compassione”.

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