Netanyahu sfida Biden: prenderemo il controllo di Gaza

La Casa Bianca: una nuova occupazione non è una buona idea. L'esercito israeliano: combattiamo nel cuore del terrore. Aperto per 4 ore un corridoio umanitario, sì a "pause tattiche"
November 6, 2023
Netanyahu sfida Biden: prenderemo il controllo di Gaza
ANSA | undefined
«Pause tattiche». Nel giorno che segna l’ingresso nel secondo mese di guerra, con l’esercito israeliano che avanza ancora in profondità a Gaza e mentre per quattro ore è stato aperto un corridoio per consentire ai palestinesi di spostarsi nel sud e sfuggire ai combattimenti, è il premier israeliano Benjamin Netanyahu a tracciare il perimetro di quella che sarà l’“impegno” di Israele a Gaza. Ventilando la possibilità di una nuova «occupazione». Tutto questo mentre si è aggravato ancora il bilancio delle vittime palestinesi, salite a 10.328. Tra queste – secondo i dati del ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas – 4.237 sono i minori e 2.741 le donne. La Croce Rossa ha denunciato che un suo convoglio umanitario è stato colpito a Gaza.
«Assumeremo la sicurezza»
Israele avrà «la responsabilità complessiva della sicurezza» della Striscia di Gaza per «un periodo di tempo indefinito» dopo la fine della guerra contro Hamas. In un’intervista alla tv americana Abc, Netanyahu ha aperto un nuovo “fronte”. Arrivando a sfidare i paletti posti dalla Casa Bianca, contraria a una rioccupazione israeliana di Gaza. «Non va bene per Israele, non va bene per il popolo israeliano», ha chiarito il portavoce Usa, John Kirby.
Il premier israeliano sembra voler tirare diritto: «Abbiamo visto – ha detto – quello che è successo ora che non ce l'avevamo. Quando non abbiamo la responsabilità della sicurezza, abbiamo un insorgere del terrore a un livello che non avremmo potuto immaginare». Netanyahu ha ribadito la linea di Israele: nessun cessate il fuoco finché Hamas non rilascia gli ostaggi. Ha però aperto alla possibilità di «pause tattiche» nei combattimenti per facilitare l’ingresso di aiuti umanitari o consentire l’uscita dei sequestrati. Una posizione assolutamente speculare a quella assunta da Hamas che invece continua a ribadire che non rilascerà gli ostaggi fino a quando non cesseranno i raid di Israele sulla Striscia. Il numero due di Hamas, Moussa Abu Marzouk, in un’intervista rilasciata alla Bbc, ha detto che il movimento al momento «non possiede l'elenco di tutti gli ostaggi e non è a conoscenza di dove si trovino tutti, perché sono trattenuti da “diverse fazioni”, come la Jihad islamica, che lavora a stretto contatto con Hamas ma opera in modo apparentemente indipendente».
Seppure a fatica, la diplomazia continua a provare a aggirare i veti di Hamas. Il ministro degli Esteri thailandese Parnpree Bahiddha-Nukara ha fatto sapere di aver appreso dai funzionari, incontrati in Qatar ed Egitto, che i 24 ostaggi tailandesi tenuti a Gaza da Hamas saranno i prossimi ad essere rilasciati perché «non hanno nulla a che fare con la guerra». Lo ha riferito il New York Times. Gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas sono oltre 240.
Da parte sua, il leader centrista Benny Gantz, incontrando abitanti israeliani residenti nella zona che circonda la Striscia, ha assicurato che «Israele non intende cancellare Gaza».
Una finestra di quattro ore
L'esercito israeliano ha di nuovo aperto, ieri, un corridoio umanitario, dalle 10 alle 14, per consentire alla popolazione di Gaza di spostarsi dal nord, dove si stanno concentrando le operazioni militari di Israele, al sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente militare e civile di governo dei territori mentre secondo il ministero degli Interni di Gaza sarebbero ancora «900mila i palestinesi ancora rifugiati nel nord di Gaza». «Il viaggio più pericoloso della mia vita – ha raccontato un residente, la cui testimonianza è stata raccolta dalla Reuters –. Abbiamo visto i carri armati spuntare improvvisamente. Abbiamo visto parti di corpi in decomposizione. Abbiamo visto la morte».
Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa, circa 1,5 milioni di persone, quasi il 70% della popolazione della Striscia di Gaza, sono stata già sfollate dall'inizio della guerra. Decine di rifugi di emergenza che ospitano in totale centinaia di migliaia di persone sono sovraffollati fino a quattro volte la loro capacità e le loro condizioni stanno deteriorando. «In un rifugio, ci sono meno di due metri quadrati disponibili per persona – ha denunciato l’Unrwa - almeno 600 persone devono condividere un bagno in una struttura e si sono verificati migliaia di casi di malattie infettive, diarrea e varicella».
«È stato un mese intero di carneficine, di sofferenze incessanti, spargimenti di sangue, distruzione, indignazione e disperazione», ha detto a sua volta il commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volcker Turk. Ieri è arrivato il via libera per 600 tra stranieri e palestinesi con doppio passaporto per lasciare la Striscia di Gaza, secondo un elenco pubblicato dall'autorità di frontiera palestinese. Tra questi ci sono 150 cittadini tedeschi, oltre a cittadini francesi, canadesi, ucraini, romeni e filippini.
«Combattiamo nel cuore di Gaza»
«Per la prima volta da decenni, l'Idf (le Forze di difesa israeliane) sta combattendo nel cuore di Gaza City, nel cuore del terrore. Si tratta di una guerra complessa e difficile, e purtroppo ha anche avuto un prezzo elevato». A dirlo il capo del Comando Sud, il maggior generale Yaron Finkelman. «Stiamo colpendo il cuore delle attività di Hamas. Abbiamo eliminato decine di comandanti e scoperto molti tunnel», ha aggiunto. Le forze israeliane hanno affermato di aver preso il controllo di una roccaforte militare di Hamas nel Nord e attaccato una delle sue cellule in un edificio vicino all'ospedale al-Quds, dove si sarebbero barricati alcuni miliziani. Secondo la Reuters, l'obiettivo dell’offensiva di terra israeliana è ora di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, tra cui il campo profughi di al-Shati, anche noto come Beach Camp, lungo la costa di Gaza City e di smantellarne i centri di controllo e ai tunnel.
L’invasione non sembra per ora aver neutralizzato le capacità di lancio di Hamas. Ieri le sirene d'allarme sono risuonate ad Ashdod e nelle comunità meridionali vicine.Secondo il giornale Haaretz, un razzo è caduto su una strada della città. Forti esplosioni sono state registrate anche nella zona grande di Tel Aviv e nel centro di Israele. Resta aperto anche il fronte libanese. Secondo l’esercito israeliano, almeno venti razzi sono stati lanciati, poi, dal sud del Libano verso il nord di Israele. Le sirene sono risuonate in Galilea e nelle Alture del Golan. Le truppe israeliane hanno risposto con il fuoco dell'artiglieria.
Non solo. I media libanesi hanno riferito di intensi bombardamenti israeliani lungo quasi tutta la linea Blu di demarcazione tra Libano e Israele, corrispondente al fronte di guerra tra Hezbollah e lo Stato ebraico. In particolare si segnalano incendi causati da bombe incendiarie israeliane nel settore orientale della Linea Blu, sulle Colline di Kfar Shuba e vicino alle Alture del Golan.

© RIPRODUZIONE RISERVATA