La Polonia fa dietrofront sui profughi. «In aumento posizioni anti-ucraine»

di Giacomo Gambassi, inviato a Kiev
Complice le imminenti elezioni, il Paese faro dell'ospitalità annuncia una stretta su assistenza e permessi per gli sfollati di guerra. «Dicono che hanno già speso troppo per noi»
October 3, 2023
La Polonia fa dietrofront sui profughi. «In aumento posizioni anti-ucraine»
Ansa | Un treno ucraino in arrivo in Polonia
C’è un nome nella geografia della guerra in Ucraina che è ben conosciuto da chi fugge dagli orrori e da chi si spende per un popolo martoriato. È quello di Przemysl, la cittadina della Polonia a pochi chilometri dal confine con il Paese sotto le bombe. Porta della salvezza, è il crocevia per quanti continuano a lasciarsi alle spalle l’aggressione russa. Dietro una scrivania siede Michal Pulkowski. Auricolari nelle orecchie, telefono in mano, è un punto di riferimento per i profughi che hanno appena passato la frontiera e sono in cerca di un alloggio o di un lavoro. «Per ora l’accoglienza procede senza problemi, ma temiamo gli effetti della campagna elettorale - spiega Igor che è al suo fianco -. Più passano i giorni, più crescono certe posizioni e certi toni anti-ucraini». La nazione di papa Wojtyla che è stata faro di ospitalità fin dai primi giorni dell’invasione voluta da Putin rischia di diventare una terra scomoda per gli sfollati di guerra. Nei quasi venti mesi di conflitto sono stati oltre 15 milioni gli ucraini che hanno attraversato i confini della Polonia. E, come ha certificato il 29 settembre scorso l’Unhcr, in 959mila sono rimasti, anche se quelli che hanno goduto del diritto di asilo e di protezione nazionale hanno superato quota 1,6 milioni. Troppi, si comincia a dire nel Paese. «E con costi insostenibili».
I profughi ucraini alla stazione di Przemysl, la cittadina della Polonia a pochi chilometri dal confine con il Paese aggredito - Ansa
I profughi ucraini alla stazione di Przemysl, la cittadina della Polonia a pochi chilometri dal confine con il Paese aggredito - Ansa
Complice il voto per il rinnovo del Parlamento in programma il 15 ottobre, il modello polacco d’accoglienza comincia a vacillare. Sono gli stessi ucraini a raccontarlo. E ad andarsene. Come Sasha, originario del Donbass e padre di tre figli, che ha ancora la madre e il fratello nella parte della regione di Donetsk occupata dall’esercito di Mosca. «Ultimamente è cambiato in Polonia l’atteggiamento nei nostri confronti. E ciò è dovuto alle elezioni. Spesso sentiamo dire: “Si spende troppo per gli ucraini”. E c’è chi è ancora più drastico e sostiene che gli ucraini devono essere rispediti a casa». Lui ha abbandonato il Paese: perché ha perso il lavoro che con difficoltà era riuscito a trovarsi; e soprattutto perché non è stato in grado di ottenere alcun documento polacco per sé e per la sua famiglia. Veniva dall’Italia dove era stato accolto nei primi mesi degli attacchi russi da due famiglie della Lombardia. Poi le difficoltà con la lingua e l’invito di alcuni amici lo avevano spinto a partire per la Polonia. «In Italia avevo subito regolarizzato la posizione. A Varsavia mi hanno detto che sarei dovuto tornare in Ucraina e poi rientrare in Polonia per mettermi in regola». Non farlo significava optare per una vita da clandestino: senza sussidi e senza assistenza. Così ha scelto di rifugiarsi di nuovo nella Penisola.
Un profugo ucraino al confine fra Ucraina e Polonia - Ansa
Un profugo ucraino al confine fra Ucraina e Polonia - Ansa
In 400mila hanno già dato l’addio alla Polonia per emigrare in Germania che adesso è il Paese europeo con il maggior numero di sfollati ucraini registrati: 1,1 milioni, secondo le statistiche della Ue. Un esodo dietro cui non ci sono soltanto fattori occupazionali (trovare lavoro a Berlino e dintorni è ben più facile) ma anche la possibilità di contare su «benefici sociali» e su un’«ampia possibilità di integrazione che il governo polacco non assicura». Anzi, come riporta allarmata la testata Pravda ucraina, «la Polonia potrebbe tagliare le sovvenzioni ai nostri profughi che vedrebbero anche decadere i permessi di lavoro, il libero accesso alle scuole, l’assistenza medica, i bonus familiari. Lo ha annunciato il portavoce del governo, Piotr Müller, dicendo che le regole finora in vigore non saranno estese al 2024». E la vice-ministra alle politiche sociali, Anna Schmidt, ha ipotizzato un taglio ai fondi pro-rifugiati per i quali l’esecutivo ha già speso 550 milioni di dollari. Un giro di vite a cui la Polonia risponde evocando la propaganda del Cremlino. «La Russia ricorre alla disinformazione per fomentare le tensioni fra polacchi e ucraini - scrive l’Istituto di Varsavia -. Si cerca di sfruttare le emozioni per creare fake-news».
I volontari della Polonia con i profughi ucraini in fuga dalla guerra - Ansa
I volontari della Polonia con i profughi ucraini in fuga dalla guerra - Ansa
A fianco degli sfollati rimane la Chiesa polacca. In un anno e mezzo sono stati oltre 67mila i fuoriusciti soccorsi dai ventotto centri Caritas per i migranti. E soltanto nei primi mesi del 2023 in 5.600 hanno beneficiato dei sostegni all’occupazione forniti dalla comunità ecclesiale. Non solo. La mobilitazione di diocesi e parrocchie continua a fare della Polonia anche il principale hub solidale da cui passano gli aiuti umanitari destinati alle Chiese in Ucraina.

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