La mobilità del futuro, la Cina ora ci prova con i robotaxi
di Luca Miele
L’azienda cinese Pony.ai ha avviato i test per i veicoli a guida autonoma nel Qatar. Si stima che i robotaxi saranno disponibili in commercio su larga scala entro il 2030

Per ora non volano come i veicoli a levitazione di Minority report. Ma, come le avveniristiche macchine partorite dal genio di Philip K Dick, sono senza guidatore. A “guidarle” è insomma l’intelligenza artificiale. È l’ultima frontiera della “mobilità del futuro”, nel quale ancora una volta è la Cina a fare da apripista: i veicoli a guida autonoma.
Non si tratta di un orizzonte lontano, ma di un “futuro” che è già iniziato. Grazie a una partnership con la società di trasporti nazionale del Qatar, l’azienda Pony.ai ha avviato i test per i robotaxi nel Paese mediorientale. All'inizio di settembre, un'altra azienda, la WeRide ha annunciato che i suoi robotaxi arriveranno presto a Singapore: qui, in particolare, il robobus, dotato di una visione a 360 gradi e in grado di rilevare ostacoli a oltre 200 metri di distanza, percorrerà un circuito fisso di 1,2 chilometri ogni 12 minuti. I tempi sono maturi per quella che si annuncia come una vera e propria rivoluzione nel mondo dei trasporti. Come riporta ChinaDaily, “l'espansione di Pony.ai fa parte di una tendenza più ampia delle aziende cinesi di veicoli a guida autonoma che stanno espandendosi oltre il mercato interno a un ritmo sempre più accelerato”. Il McKinsey Center for Future Mobility, stima che i robotaxi saranno disponibili in commercio su larga scala entro il 2030. Entro quella data, il mercato della guida a distanza potrebbe raggiungere quota 12 miliardi di dollari.
A fare da propulsore allo sviluppo dei veicoli a guida autonoma, così come già accaduto per il settore delle auto elettriche, è ancora una volta l’intreccio tra Stato ed economia. "La guida autonoma - ha rilanciato Zhang Ning, vicepresidente di Pony.ai - è una priorità strategica nazionale. Politiche come il 14° Piano Quinquennale per lo Sviluppo dell'Economia Digitale e le direttive a supporto dei progetti dimostrativi di intelligenza artificiale definiscono chiaramente il percorso di sviluppo tecnologico". Come riporta ancora la stampa cinese, “negli ultimi anni, il Paese è diventata uno dei poli di sperimentazione più vivaci per i veicoli autonomi, con decine di aziende che sperimentano robotaxi in città come Pechino e Shanghai, Wuhan nella provincia di Hubei nella Cina centrale e Guangzhou nel Guangdong nella Cina meridionale. Le statistiche mostrano che ad agosto 2024, le autorità di pubblica sicurezza cinesi avevano rilasciato 16.000 licenze di prova per veicoli autonomi e oltre 32.000 chilometri di strade erano stati aperti ai test in tutto il Paese”.
Tutto bene dunque? In realtà ogni trionfalismo è al momento prematuro. Pesano numerose incognite. La mobilità senza guida cannibalizzerà i taxi, che oggi nel gigante asiatico sono circa tre milioni? La guida autonoma potrebbe esondare dal perimetro del trasporto pubblico e colonizzare anche quello privato? I consumatori saranno disposti a cedere il controllo del veicolo a un sistema di guida a distanza? E a pagare per questa tipologia di servizi? Come scrivono dal Lowy Institute “per questi mercati, ci sono sia potenziale che rischi. L'espansione della domanda di robotaxi probabilmente porterà a una significativa perdita di posti di lavoro e a perdite di capitale nel settore dei taxi a guida autonoma, come è accaduto con il sistema dei taxi gialli di New York quando Uber e le sue concorrenti sono arrivate sulla scena. Tuttavia, l'aumento dell'occupazione nel monitoraggio remoto e nella produzione potrebbe facilitare la transizione, soprattutto in una società che invecchia come quella cinese, dove gli autisti più anziani andranno in pensione".
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