«Ero sul treno sfiorato dai missili. Il bersaglio non eravamo noi, ma il popolo ucraino»
di Roberta Osculati, consigliera comunale Pd a Milano
In Italia l'eco della missione del Movimento europeo di azione nonviolenta è arrivata dirompente con la notizia che l'attacco di domenica mattina ha minacciato il convoglio

Pubblichiamo la testimonianza di Roberta Osculati, di rientro dal Giubileo della Pace in Ucraina con una missione del Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean). Nella notte tra sabato e domenica il treno su cui viaggiava, con gli altri 109 volontari del Mean, nell’ovest del Paese in direzione del confine polacco è stato sfiorato dai missili russi all’altezza di Leopoli/Lviv. I bombardamenti sono cominciati dopo tre ore dalla partenza del treno da Kiev, nell’area di Zhytomyr, e sono proseguiti a Leopoli con esplosioni e colpi d’artiglieria. Il gruppo è rientrato in Polonia, in treno, senza conseguenze. La scorsa notte, nuova pioggia di droni russi sulla regione di Chernihiv: colpito un impianto energetico, interrotta la fornitura di corrente. Infrastrutture elettriche sotto attacco anche oltreconfine: nella regione russa di Belgorod circa 40mila residenti sono rimasti al buio dopo che i droni ucraini hanno danneggiato alcuni impianti. Mosca ha reso noto di aver abbattuto 251 droni.
Scrivo dall'aeroporto, pochi minuti prima dell'imbarco, di ritorno dal Giubileo della Pace in Ucraina, una missione voluta dal progetto Mean - Movimento Europeo di Azione Nonviolenta.
Sono cinque giorni che viaggiamo, da Kiev a Kharkiv, incontrando persone provate eppure piene di speranza, ascoltando storie drammatiche eppure invincibili, confrontandoci con amministratori locali che non si stancano di progettare il futuro per le loro comunità, pregando insieme pregando insieme al nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas, al vescovo cattolico e a quello greco cattolico e ortodosso sulle tombe dei "difensori" della Patria (quanti giovani ragazzi!), applaudendo entusiasti e commossi il direttore della Filarmonica di Kharkiv che da tre anni non aveva davanti un pubblico per cui suonare, celebrando Messe giubilari in rito cattolico e greco-cattolico.

In Italia l'eco della nostra missione è arrivato in modo dirompente solo domenica mattina, quando prima dell'alba siamo stati svegliati dalla raffica della contraerea, dal rumore di esplosioni e da bagliori non lontani dal treno che ci stava riportando al confine della Polonia.
Contrariamente a quanto è stato scritto, non eravamo noi il bersaglio di quei colpi, bensì un popolo che da tanto, troppo tempo convive con una violenza assurda, spietata e anche un po' dimenticata...
Sono contenta dell'attenzione mediatica che si è accesa improvvisamente sulla nostra missione di pace. E mi auguro che non ci si fermi qui, che la risposta politica e la sensibilità di molti cittadini europei non si spengano e si continui a parlare di questa guerra per sostenere il popolo ucraino, ma soprattutto che ci si impegni per abbozzare percorsi concreti di pace, come lo è la ratifica dei Corpi Civili di Pace, scopo della nostra missione. Che questa esperienza serva anche da spinta per dare più coraggio all'Europa.
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