sabato 18 settembre 2021
Dai Paesi dell'Alleanza di Shanghai arriva una frecciata a Biden che aveva annunciato il patto tra Usa, Londra e Australia in funzione anti cinese. Ritirati gli ambasciatori da Canberra e Washington
Xi Jinping

Xi Jinping - Ansa

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Il futuro dell’Afghanistan? «Inclusivo e moderato». Ma, soprattutto, «libero dal terrorismo». Parola di Xi Jinping. Il presidente cinese, intervenendo al vertice dei leader dei Paesi della Shanghai Cooperation Organization (Sco), non ha esitato a lanciare strali nei confronti dei «Paesi istigatori », “invitandoli” a «imparare dal passato e assumersi le dovute responsabilità ». Il riferimento, neanche troppo velato, è agli Stati Uniti. La tensione tra le due superpotenze, d’altronde, è sempre più alta. Dopo l’annuncio del presidente Usa Joe Biden di una “triplice alleanza» con Regno Unito e Gran Bretagna nella regione dell’Indo-Pacifico in chiave anti cinese, Pechino ha reagito parlando di una scelta «estremamente irresponsabile». Ieri il Global Times, aggressiva “voce” del Partito comunista, ha accusato gli Stati Uniti di «polarizzare istericamente il loro sistema di alleanze», innescando – con il via libera all’Australia per lo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare – «una febbre sottomarina atomica».

Reagisce “male” anche la Francia, tagliata fuori dalle commesse sui sommergibili: Macron ha richiamato gli ambasciatori dall’Australia e dagli Stati Uniti per consultazioni a causa della «gravità eccezionale» dell’annuncio del partenariato strategico tra Washington, Londra e Canberra.

Dentro questa “partita” a distanza, il tassello Afghansitan diventa sempre più tagliente. «È necessario fornire al Paese un sostegno umanitario e anti- epidemico in modo tempestivo – ha dichiarato Xi – : dobbiamo fare in modo che tutti i gruppi etnici in Afghanistan possano controllare in modo indipendente il futuro e il destino del Paese». Una preoccupazione che accomuna Cina e Russia. Per il presidente russo Vladimir Putin, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno aperto il vaso di Pandora in Afghanistan, con i dossier «terrorismo, traffico di droga ed estremismo religioso» rimasti praticamente intatti.

Tra le preoccupazioni di Pechino c’è l’East Turkestan Islamic Movement (Etim), responsabile – a dire di Pechino – «di centinaia di attacchi terroristici in Cina, in particolare nella regione autonoma dello Xinjiang». Per il Global Times i suoi membri «stanno sviluppando stretti legami con organizzazioni terroristiche internazionali, inclusa al-Qaeda, e stanno lavorando per sollecitare gli uighuri ad unirsi al “jihad globale”». I taleban hanno fatto sapere che molti membri dell’Etim avevano lasciato il Paese. Per la Cina il problema, adesso, è sapere dove siano finiti.

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