Norme contro l'omotransfobia senza discriminare nessuno

Il senso del nuovo articolato alternativo al ddl Zan presentato al Senato
May 6, 2021
Norme contro l'omotransfobia senza discriminare nessuno
Caro direttore,
'Avvenire' ha dato voce, con onestà intellettuale, a tante posizioni diverse in merito al cosiddetto ddl Zan, mi permetto di scriverle in riferimento al disegno di legge che abbiamo presentato insieme alla collega Ronzulli (Forza Italia) e ai colleghi Salvini (Lega) e Quagliariello (Cambiamo). Ognuno di noi rappresenta se stesso nel proprio ruolo di senatore, però nello stesso tempo rappresentiamo diverse voci in quell’Area del centro-destra che oggi è parte integrante della maggioranza. Sono tra quanti ritengono che di una legge anti-omotransfobia non ci sarebbe bisogno, perché il No alla violenza, previsto da Costituzione e Codice, è già fermo e determinato, chiunque sia a farne le spese.
La violenza di per sé non si giustifica mai e non a caso la norma penale prevede una condanna, che diventa più pesante se la violenza è perpetrata per motivi futili. Abbiamo anche la Legge Reale-Mancino che è inequivocabile nella sua condanna. Ma tutto ciò non è sembrato sufficiente a tutelare i diritti di persone appartenenti alla comunità lgbtq+, e che sono sostenuti anche da ampia parte della pubblica opinione. La proposta Zan non si limita, però, a dire No alla violenza; nella sua formulazione lascia zone di ombra inammissibili in una norma penale. Il pensare diverso e l’esprimersi quindi diversamente rispetto a definizioni contenute in quell’articolato potrebbe apparire come istigatrice e discriminatoria e quindi esporre all’accusa di omotransfobia. Per questo il testo Zan è stato finora quanto di più divisivo si potesse immaginare, anche all’interno di ogni partito e movimento. A tal punto da indurre molti di noi a chiedersi quale urgenza ci fosse mai nell’affrontare una normativa che sembra incrinare la coesione di una maggioranza già molto variegata.
Ma fatti e polemiche in occasione del Concerto del Primo Maggio, con le note conseguenze sui social media, sulla Rai e sull’annosa questione della 'censura'; i toni violenti e aggressivi nei confronti di chi ha posizioni diverse da quelle previste dal ddl Zan, con un rovesciamento del paradigma della violenza, ci hanno obbligato a rivedere le posizioni e a presentare un nostro testo sul tema della violenza: 'Disposizioni in materia di circostanze aggravanti nei casi di violenza commessa in ragione dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della persona offesa'. L’obiettivo è mettere a fuoco la violenza e riequilibrare il rapporto tra attenuanti e aggravanti, in modo da garantire sempre le vittime e scoraggiare azioni in tal senso, con efficace azione di prevenzione.
Non c’era bisogno, ripeto, ma – personalmente ricordando quanto dice il n. 73 dell’Evangelium vitae «un parlamentare potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una (... ) legge e a diminuirne gli effetti negativi...» – abbiamo deciso di mostrare una collaborazione a tutela di chi si sente vittima di una violenza che in nessun modo può essere tollerata. Senza che questo diventi però discriminante verso chi ha idee e posizioni diverse su tematiche tanto sensibili come quelle cui il testo Zan si riferisce pur senza avere alcun riscontro sul piano scientifico e ponendo sullo stesso piano soggettività e oggettività: sentirsi in un certo modo e essere in un altro. La soluzione coglie il senso della richiesta di fondo nell’attuale dibattito: nessuna violenza sia mai consentita per nessun motivo; il rispetto per la dignità personale di ognuno è già contenuto nell’articolo 3 della Costituzione. Speriamo che questo serva a trovare un nuovo modo per confrontarsi e discutere, in Parlamento e nella società.
Senatrice dell’Udc

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