New York a occhi “chiusi” per uno sguardo nuovo sulla disabilità

La presidente del Serafico di Assisi racconta la testimonianza portata all'Onu per la 18ª Conferenza degli Stati Parte della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità
July 20, 2025
New York a occhi “chiusi” per uno sguardo nuovo sulla disabilità
Serafico di Assisi su Instagram | Un momento della camminata a New York organizzata in occasione della Cosp18
New York non sembra essere una città adatta a chi si muove lentamente e ha gli occhi “chiusi”. Eppure L. e S., due ragazzi con disabilità e non vedenti, l’hanno attraversata davvero: l’hanno vissuta, toccata, abitata. Hanno potuto vivere la Grande Mela non grazie all’assenza di ostacoli, ma grazie alla presenza costante di chi è rimasto al loro fianco, raccontandogli ogni suono, descrivendogli ogni luce, ogni grattacielo. È qui che si gioca tutto: la vita diventa possibile quando l’ambiente umano e relazionale riesce a rendere accessibile anche ciò che, per sua natura, non lo è. Perfino una città che sembra fatta solo per chi si muove con passo deciso e veloce, per chi sa adattarsi, per chi vede tutto, può diventare accessibile e accogliente. E così è stato: per L. e S. New York è diventata casa.
Insieme a loro, e con una delegazione del Serafico, al side-event italiano organizzato qualche settimana fa in occasione della 18ª Conferenza degli Stati Parte della Convenzione Onu sui diritti delle persone con Disabilità, la Cosp18, abbiamo portato il nostro modello di cura: non solo prestazioni sanitarie, ma tanti laboratori e attività in cui sperimentare talenti e costruire la propria identità. La nostra esperienza, unita a quella degli altri enti di Terzo settore, è stata un’espressione corale di come i diritti fondamentali delle persone con disabilità possano trovare attuazione. Il Palazzo di Vetro è stato la perfetta cornice valoriale in cui far risuonare le nostre attività e i nostri laboratori che hanno a che fare con tante diverse dimensioni della persona: lo sport, la musica, l’arte, il lavoro, e tanto altro ancora. Quelle che abbiamo presentato a New York non sono attività occupazionali che servono a “far passare il tempo”, ma rappresentano luoghi in cui la persona può esprimere i propri talenti, formare la propria personalità, fare delle scelte e lasciare un segno di sé.
Il Serafico, in particolare, ha raccontato l’esperienza del laboratorio di ceramica esponendo alcuni manufatti realizzati dai ragazzi. Le creazioni nate nei nostri laboratori ad Assisi hanno viaggiato fino a New York. Le abbiamo portate all’Onu, ma anche nella St. Patrick’s Cathedral, per donarle al Cardinale Timothy Dolan. E le abbiamo affidate anche ai rappresentanti della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ai quali abbiamo segnalato l’urgenza di affrontare il tema, troppo spesso ignorato, della protezione internazionale delle persone vulnerabili nei conflitti armati. I nostri oggetti, pur nella loro semplicità, hanno accompagnato i nostri discorsi e sono rimasti nelle sedi che abbiamo visitato come segno del valore della vita di chi li ha realizzati.
La Convenzione Onu del 2006, ratificata dall’Italia nel 2009, ha introdotto una svolta epocale: la disabilità non è più considerata una condizione intrinseca della persona, ma è il risultato dell’interazione con l’ambiente. Cambia totalmente lo sguardo sulla persona con disabilità, che non viene più vista solo come un soggetto da assistere, curare e proteggere, ma come una persona riconosciuta nella sua dignità piena. Da questo riconoscimento derivano in conseguenza anche la garanzia della libertà di movimento, di scelta della propria residenza, il diritto a un’istruzione inclusiva, alla salute e all’accesso ai servizi sanitari, all’abilitazione e alla riabilitazione, al lavoro, alla partecipazione alla vita politica, culturale, ricreativa, al tempo libero e allo sport. Diritti e libertà riconosciuti a tutti i cittadini su base di uguaglianza, che impongono agli Stati l’obbligo di rimuovere gli ostacoli economici, sociali e ambientali che ne impediscono l’effettivo esercizio. L’integrazione tra assistenza, cura, attività sociali e occupazionali – incentrata sulla persona – è il fulcro del progetto di vita indipendente.
Oggi, grazie al D.lgs. n. 62 del 2024, questo progetto non è più un privilegio per pochi, ma un diritto esigibile da ogni persona con disabilità. Se le leggi italiane rappresentano dei modelli normativi avanzati a livello internazionale, ora occorre lavorare per un cambio culturale. Ognuno di noi deve cambiare il proprio sguardo sulle persone con disabilità per vedere la persona e non i suoi limiti. Il Terzo settore questo cambiamento lo abita già, perché dischiude continue possibilità di partecipazione alla vita. Non risponde solo a bisogni assistenziali, ma crea e sostiene spazi di libertà. Ed è esattamente questo che abbiamo portato all’Onu: non una vetrina, ma una visione chiara che si fonda sul riconoscimento della dignità della persona. Perché quando due ragazzi come L. e S. possono attraversare e vivere una città come New York e sentirsi parte del mondo, allora sì: i diritti hanno preso forma. E lo hanno fatto per tutti.
Presidente Istituto Serafico di Assisi

© RIPRODUZIONE RISERVATA