Media e minori, solo «tutela»
Essere liberi non significa restare abbandonati. E si può mal tollerare un controllo asfissiante, chiedendo però di essere tutelati. L’indagine del Censis sul consumo dei media da parte degli adolescenti presenta di continuo queste apparenti contraddizioni.
Lo scenario non è nuovo: i quattro adolescenti su dieci che possiedono un televisore personale e lo usano come gli pare probabilmente sono gli stessi che da bambini avevano il televisorino in camera e si svegliavano con i cartoni: mai controllati, né da piccoli né da grandicelli. Ma poi il problema vero è il controllo? E si può davvero controllare l’uso di tv e pc da parte degli adolescenti, quando tv e pc sono ovunque e spalancano infinite porte, comprese quelle sull’abisso?
Chi imposta tutto sul controllo condanna se stesso a vivere nel sospetto e nella paura. In realtà, il problema è ancora una volta educativo. Chi educa i ragazzi a un uso intelligente e creativo, vigile e responsabile dei media può limitare il controllo al minimo, e sarà un controllo dolce, impalpabile, pressoché inavvertibile. Si tratta, oggi come ieri, di affinare il palato... E allora, paradossalmente, dall’indagine del Censis sembrano emergere adolescenti dai gusti perfino più raffinati di tanti adulti. Due su tre, ad esempio, sanno perfettamente che i siti Internet sono tutt’altro che sicuri, e quindi navigano con prudenza.
La grande maggioranza, in tv, sceglie film e sport; reality e talent show non interessano. E nell’ordine delle cose insopportabili indicano volgarità, superficialità ed eccessiva violenza, proprio ciò che invece certi adulti, miopi, li accusano di prediligere. E a guardar bene, anche volgarità e superficialità sono forme di violenza, nei confronti della sensibilità e dell’intelligenza. I media ci sono, dunque, e ci avvolgono; sono un «dono di Dio», ci ricordava l’altro ieri papa Francesco, come tutti i suoi doni vanno usati con «cuore e testa»; e agli adulti viene chiesto di essere non poliziotti controllori ma positivi educatori, presenti ma defilati. Nel sito della 'Città dei bambini', il progetto del Cnr, un ragazzino scrive: «Gli adulti dovrebbero aiutarci, però da lontano».
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