La “questione sociale” che Leone XIV ha deciso di affidare ai giovani

Nei primi cento giorni da Papa i fili rossi del magistero di Prevost sono stati pace e mondo digitale. Ecco come li ha declinati
August 15, 2025
La “questione sociale” che Leone XIV ha deciso di affidare ai giovani
Quando dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana è stato annunciato che il nuovo Papa aveva scelto come nome Leone XIV, in molti si erano domandati quale sarebbe stata la “questione sociale” che Robert Prevost avrebbe considerato centrale. Memori dell’ultimo Pontefice chiamato Leone prima di lui, Leone XIII, che indicava nella questione operaia con le relative ingiustizie e false soluzioni politiche quelle «cose nuove» che «agitano gli uomini» e interrogano la Chiesa. Il Giubileo dei giovani è diventato una sorta di sintesi del magistero sociale di Leone XIV e delle due urgenze che lui considera oggi cruciali per la famiglia umana: la pace e le frontiere digitali. Al mondo si era presentato come Papa della «pace disarmata e disarmante» uscendo dalla Cappella Sistina mentre l’Ucraina e Gaza venivano bombardate. Come Papa “digitale” lo abbiamo scoperto non soltanto perché ha una laurea in matematica, ma perché è il primo Pontefice della storia ad aver avuto un profilo personale sui social prima di essere eletto e a continuare a usare, secondo i suoi collaboratori e gli amici, le “potenzialità” degli smartphone, compreso WhatsApp.
Nei primi cento giorni sul soglio di Pietro, Leone XIV ha declinato le due sfide in molteplici contesti. Fino alla settimana dedicata ai giovani dove dal primo all’ultimo giorno è tornato su entrambe le dimensioni che ha posto in una prospettiva cristocentrica e teologica, alla scuola di Leone XIII. Nel suo incontro a sorpresa con i ragazzi, che il colonnato di Bernini non è riuscito a contenere per la Messa di benvenuto, papa Prevost ha invitato l’intera piazza a gridare: «Vogliamo la pace nel mondo». E ha chiesto di essere «testimoni di riconciliazione». Tutto a braccio, a dimostrazione di quanto ciò gli stesse a cuore. Ancora a braccio, durante la Veglia a Tor Vergata, ha indicato l’amicizia come «strada verso la pace». E all’Angelus, dopo la Messa davanti a un milione di pellegrini, ha scandito: «Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalla guerra». Per ribadire che «i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo». Anche il fattore “tecnologico” è stato filo conduttore del raduno. Durante il Giubileo degli influencer che ha aperto la settimana ha spiegato che «la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa», che «la nascita dell’intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone e per l’intera società», che «la scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo, fino a coinvolgere persino la comprensione di noi stessi, il nostro rapporto con gli altri e il nostro rapporto con Dio», che non conta «il numero dei follower» ma servono «reti che diano spazio all’altro più che a se stessi» e siano «capaci di rompere le logiche della divisione e della polarizzazione; dell’individualismo e dell’egocentrismo».
Nell’udienza generale di mercoledì 30 luglio in piazza San Pietro, affollata di ragazzi, ha coniato una delle espressioni destinate a segnare il pontificato: «bulimia delle connessioni dei social media» che «sta ammalando la società». Alla Veglia a Tor Vergata ha messo in guardia dagli «algoritmi che ci dicono quello che dobbiamo vedere, quello che dobbiamo pensare, e quali dovrebbero essere i nostri amici». Monito pronunciato fuori dal testo scritto. E, riferendosi a Internet, ha denunciato: «Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta». Parole con le quali Leone XIV ha affidato la “questione sociale” ai giovani. La generazione che ritiene il «sale della terra» e la «luce del mondo», come ha ripetuto nelle giornate giubilari. La generazione della speranza che alla luce del Vangelo sa «trovare il coraggio di fare le scelte difficili» e sa «contagiare», ha detto. La generazione che, secondo il Papa, può trovare come modelli due coetanei: Pier Giorgio Frassati, l’universitario dell’impegno sociale; e Carlo Acutis, l’adolescente che alcuni vorrebbero patrono del web. Prossimi santi insieme, il 7 settembre, e specchio delle “Rerum novarum” care a Leone XIV.

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