Il ristorante che non vuole i bambini ci offre un antipasto di futuro
Buon segno se un locale esclude i piccoli: significa che di bambini ne nascono ancora. Presto i cartelli "No Kids" non serviranno più. Perché sono già appesi da tempo all'ingresso delle

Dovremmo, se non proprio rallegrarci, forse almeno sentirci un tantino sollevati dal fatto che qualcuno ancora avverte il bisogno di impedire l’ingresso a un ristorante sul mare ai bambini, come si è letto in questi giorni. Significa quantomeno che di bambini ne nascono ancora, e che un po’ di rumore di fondo lo continuano a produrre, per quanto oggettivamente fastidioso se frutto dell’abdicazione genitoriale. Tranquilli: tempo qualche anno, a colpi di venti-trentamila nati in meno, e di cartelli “No Kids” nessuno avvertirà più l'urgenza. I pochi bimbi in circolazione allora avranno bisogno, chissà, di strutture di vacanza esclusive loro dedicate, perché, come è giusto, continuino a condividere spazi e giochi con simili e coetanei sempre più rari, e non quali unici germi di speranza e futuro lasciati a vagare in una distesa di lettini occupati da adulti e anziani. Mentre quei pochi che mamme e papà costringeranno ancora a una tavola apparecchiata, è facile immaginarli incapsulati in visori 3D, logica evoluzione della lobotomia per mezzo di tablet e smartphone.
In ogni caso, pur impegnandosi a trovare un lato positivo nella sorpresa, è sempre un po’ triste venire a sapere che come i cani o altre bestie, o i diesel nelle aree urbane, anche i cuccioli dell’uomo possano incontrare divieti d’accesso. Anche perché l’ultimo caso di cronaca arriva da un bagno sulla riviera romagnola, Milano Marittima, terra, e sabbia, che ai bambini deve gran parte della sua (declinante: non sarà un caso?) fortuna. È il segno inevitabile dei tempi. Ragionare su concessioni e balneari non aiuta, porterebbe troppo lontano. Al fatto che ad esempio la spiaggia più bella per un bambino è quella libera, e che dalle 11 alle 17 è meglio non andarci per niente. O che sotto una certa età bastano un prato e una canna dell’acqua perché sia vera estate. Ci sta, però, il diritto alla quiete. E aumentando in modo spropositato il numero di chi bambini e bambine non li cresce e non vuole immischiarsi, oppure ha già dato, si capisce il bisogno di spazi riservati. Luoghi puliti e ordinati, senza schiamazzi. Magari una coppia di genitori vuol passare una settimana in tranquillità, perché i nonni danno una mano, e potrebbe non farcela a confrontarsi con i modelli educativi altrui, ad esempio discendenti di chi si incolla in autostrada e lampeggia, o cose così. Però, però… Però, diciamo che anche volendola metterla bene, a essere comprensivi, c’è qualcosa che stona sempre quando uno spazio vicino a dove si respira aria, che sia di mare, di monti o di campagna, si chiude ai bambini e alle bambine.
Per quanto movimento facciano, ci sta la libertà di chiedere che stiano buoni e buone, dir loro in certi momenti di riposare, anche se non sono figli nostri. È la vita come dovrebbe essere, non come la stiamo spegnendo. Non tutti i posti sono per bambini, chiaro, e si soffre nel vederli condotti ovunque desiderino stare i loro genitori nei casi in cui l’urlo della loro nascita non è riuscito a provocare un minimo vento di cambiamento, ma tutti dovremmo riuscire a “convivere” con l’entropia di un bambino. Perché è il passo dell’esistenza, da sempre. Un giorno un guru dei social dirà che l’esercizio aiuta, magari che fa bene allo spirito e alla ricerca di sé, o ad addominali e glutei, e allora forse ci capiremo. Per intanto qualche domanda dovremmo porcela di fronte al curioso e inspiegabile razzismo generazionale che si manifesta sempre ed esclusivamente nei confronti della giovanissima età: nessuno per fortuna proibirebbe una spiaggia o un ristorante a chi ha più di 80 anni, o a quelli dai 30 ai 50 non accompagnati, e invece ai piccoli sì. La realtà è che il cartello “No Kids” lo abbiamo appeso da tempo sulla porta d’ingresso delle nostre società, ricorda la cronaca, non solo in quel bagno o in quel locale. È questo che disturba e fa male veramente. Fino a chiederci: sicuri che vada tutto bene?
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