"I nuovi santi e i tanti sconosciuti"

​Di fronte ai santi canonizzati, ricordiamo la moltitudine dei santi nascosti, quelli che solo Dio conosce. di Angelo Bagnasco
April 25, 2014
Il Santo Padre Francesco sta per indicare al mondo Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Dichiarandoli "santi" li metterà sul candelabro perché facciano luce alla Chiesa, ma anche all’umanità. Chi li ha conosciuti, qualunque posizione abbia, li sentirà più vicini: da pregare, da imitare come esempi, amici, intercessori. La Chiesa non mette sul candelabro della santità per esibizione, ma solo per aiutarsi e aiutare sulla strada della testimonianza cristiana, per indicare la sorgente della santità e della luce, Gesù. I credenti, anche i santi, sono infatti delle lampade. Di fronte ai santi canonizzati, viene in mente la moltitudine che nessuno può contare fatta dei santi nascosti, quelli che solo Dio conosce. E pensare questo non sminuisce la bellezza e la gioia per i santi degli altari, ma allarga il cuore perché la santità si costruisce giorno dopo giorno su questa terra, dentro alla vita quotidiana. Anche in questo momento, mentre leggiamo, la storia è scritta da uno stuolo immenso che vive il proprio dovere con umiltà: in famiglia, al lavoro, con i propri figli, i malati, i poveri. Quanto eroismo nascosto! È questa gente che manda avanti il mondo. Che fa storia, quella vera che corre come un fiume carsico che feconda l’umanità di luce e di amore. Come quell’anziano che, in ospedale, tagliava la barba a uno vicino di letto, e a me, che gli chiedevo se fosse un suo parente, rispondeva schivo: «A fare il bene non si sbaglia mai»! A questa santità quotidiana rendiamo onore, grati e ammirati. Ma, tornando ai nostri due "campioni", non possiamo non mettere a fuoco alcuni tratti che hanno segnato la Chiesa e l’umanità. La figura di Giovanni XXIII resterà per sempre legata al Concilio Vaticano II, autentica primavera della Chiesa. Come un «profeta dei nuovi tempi», si è lasciato guidare dallo Spirito di Dio per fare le opere di Dio. E il Concilio fu una ventata dello Spirito sulla barca della Chiesa. Egli si fidava della divina Provvidenza, e voleva esserne lo strumento umile e docile: e questo dialogo segreto tra il Signore della storia e lui ha ancora la forza di stupire chi si ferma e pensa. Giovanni Paolo II è apparso come il «condottiero senza paura», colui che, investito dall’ansia evangelizzatrice, ha solcato terre e mari per annunciare Cristo e l’uomo. Pellegrino instancabile fino ai limiti dell’impossibile, non solo non ha avuto paura del mondo, ma ha amato ed è andato incontro al Signore, cercandolo in ogni angolo del pianeta come nessun’altro. Egli ha parlato in ogni modo, con la parola, il gesto, la forza e la debolezza estrema della sua presenza. Ciò che colpisce in maniera particolare, è che non si è mai tirato indietro, non si è mai nascosto. Come un cavaliere che non teme il martirio, si è presentato così com’era per tutta la lunga parabola della sua esistenza: nel vigore straordinario degli anni, di fronte alla violenza mortale , nella lenta discesa nella malattia che lo ha spogliato di tutto, anche della parola. Due figure di Papi e di Santi, due umanità unificate, ma non omologate, dalla stessa fede in Gesù e dall’amore alla Chiesa. L’uno ha fatto risuonare la «sapienza del cuore» che aveva radici nella sua terra e nella famiglia; sapienza che lo ha portato a scrutare i segni dei tempi e ad avere il coraggio dei semplici perché affidato a Dio. L’altro ha fatto risuonare in tutto il mondo la potenza del Vangelo. Tutto, di lui, era riassunto nel grido d’inizio: «Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!». E Giovanni Paolo II le ha spalancate nella sua carne sempre più debole, nella sua anima sempre più indomita. Per la Chiesa italiana, in particolare, restano questi segni: cogliere i segni di Dio con umiltà e fiducia, e il coraggio di uscire al largo per annunciare la gioia di Cristo, salvezza e sorgente di un umanesimo nuovo e pieno.

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