Giovani e politica: disillusi ma capaci di sperare

Nell’indagine dell’Istituto Toniolo, una nuova generazione tutt’altro che apatica. I ragazzi sono delusi dai partiti tradizionali, pur considerati importanti. E cercano altre forme di partecipazione
August 23, 2025
Giovani e politica: disillusi ma capaci di sperare
Archivio | Contrariamente alla narrazione dominante, i giovani non sono apatici ma, semplicemente, disillusi
Si sente spesso dire che i giovani sono disinteressati alla politica. Ma è davvero così? Dalle indagini dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo emergono risultati ben diversi, che dipingono un quadro più complesso e soprattutto più ricco di speranza. I giovani italiani, contrariamente alla narrazione dominante, non sono semplicemente distanti o apatici. Certamente, sono delusi e disillusi, specialmente nei confronti dei partiti tradizionali e dai loro leader, percepiti come incapaci di rappresentare efficacemente i loro bisogni concreti. Tuttavia, ciò non significa disinteresse, quanto piuttosto una ricerca di nuove forme di partecipazione, più autentiche e significative, nelle quali sentirsi riconosciuti e valorizzati.

Dati recenti confermano che circa tre giovani su quattro ritengono la politica uno strumento fondamentale per migliorare la vita, e che oltre l’80% crede che se ci fossero reali spazi di partecipazione, la loro percezione della politica migliorerebbe sensibilmente. Del resto, il 78% dei giovani italiani manifesta un forte o moderato interesse nei confronti della politica, con valori ancora maggiori tra coloro che hanno un titolo di studio più alto e tra i giovanissimi. E tutti questi dati, monitorati dalle indagini dell’Osservatorio da oltre dieci anni, appaiono in costante crescita. Ma in che modo questo interesse si traduce in partecipazione? Non più prevalentemente attraverso i partiti, sebbene oltre il 60% riconosca la loro importanza fondamentale per la democrazia. I giovani cercano nuove strade, in una visione più ampia e dinamica che comprende attivismo, scelte consapevoli e sostenibili, confronto, cittadinanza attiva, mobilitazioni digitali e soprattutto il vastissimo e rinnovato mondo del volontariato e dell’associazionismo. La partecipazione, dunque, è sempre più fluida e meno strutturata rispetto al passato, finalizzata a obiettivi concreti e tangibili, in cui il benessere individuale diventa parte integrante del bene comune.

La fiducia nelle istituzioni tradizionali, seppur limitata, è comunque in crescita rispetto agli anni passati. Dal 2013, la fiducia verso i partiti è passata dall’8% % al 31%, un segnale importante che indica un miglioramento sensibile, pur evidenziando ancora molta strada da fare. La visione europea, inoltre, resta forte tra i giovani italiani, in controtendenza rispetto ai movimenti sovranisti che caratterizzano altri paesi del vecchio continente. C’è una richiesta chiara di credibilità, trasparenza e impegno civile. I giovani sognano una politica meno divisiva, più orientata al bene comune, capace di ascoltare veramente le loro istanze e che permetta loro di mettersi in gioco. Sperano in un modello che combini l’autorevolezza di leader credibili con spazi di impegno diretto e personale. La crisi di rappresentanza politica e il calo della partecipazione elettorale non implicano, quindi, necessariamente un disinteresse generale, quanto piuttosto una critica verso modelli di partecipazione percepiti come obsoleti. Le elezioni europee dello scorso anno, ad esempio, hanno mostrato una significativa intenzione di voto tra i giovani, vicina al 70%, non poi tradotta in partecipazione effettiva, ma comunque indicativa di un interesse latente e pronto per essere colto.

In un quadro valoriale in continua trasformazione, per i giovani l’impegno politico è inteso non solo come dovere civico, ma come percorso di realizzazione personale, benessere individuale e collettivo. Questo riflette una sensibilità nuova, che guarda al futuro con aspettative concrete e immediate di cambiamento, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. Per approfondire ulteriormente questo fenomeno, bisogna considerare le barriere percepite dai giovani, che spesso ostacolano la loro partecipazione attiva. Predominante è la mancanza di spazio reale offerto dalle istituzioni politiche tradizionali. Solo il 38% dei giovani italiani crede che la politica offra loro spazio sufficiente per partecipare e agire, anche se questo dato è cresciuto rispetto agli anni precedenti, ma con importanti distinguo. Le differenze emergono rispetto al genere e al contesto socioeconomico: donne, Neet e persone con minori opportunità educative o lavorative percepiscono maggiormente questa mancanza di spazi. È in queste fasce di popolazione che si manifestano con maggiore intensità sentimenti di disillusione e apatia. Per invertire questo trend negativo è necessario fornire loro reali opportunità di inclusione, riconoscimento e valorizzazione delle loro idee e competenze.

È chiara la necessità di innovare le modalità di partecipazione politica, allontanandosi da modelli burocratici e formali per favorire una partecipazione più diretta, immediata e inclusiva. Solo in questo modo si può rispondere al desiderio dei giovani di contribuire concretamente alla vita pubblica. I nostri ragazzi chiedono di essere protagonisti non in quanto giovani ma in quanto competenti, specie nei temi a loro più cari e vicini, l’ambiente, i diritti civili, le nuove tecnologie, nei quali sentono di poter dare un contributo reale e concreto. Tuttavia, gli ostacoli che trovano in ingresso fanno presto sfociare il forte entusiasmo iniziale e il desiderio in disillusione, disincanto, disaffezione. Da qui spiegate due diverse traiettorie che intraprendono, da un lato l’astensionismo e la rinuncia, dall’altro, invece, un impegno ancora maggiore nella cosiddetta altra politica, ovvero il mondo del volontariato e dell’associazionismo, per loro vero luogo di coinvolgimento e impegno diretto.

Le nostre rilevazioni dicono che per gli intervistati l’uscita da questa impasse è rappresentata da due strade opposte e antitetiche. La prima è caratterizzata dalla ricerca di un leader forte, ovvero di una scorciatoia che implica decisionismo dall’alto e una delega ad altri come sostanziale rifiuto di assunzione di responsabilità. La seconda, invece, guarda a un rinnovato impegno in prima persona, con una politica aperta e che fornisca spazi reali di intervento, con la voglia di rivoluzionare il concetto di democrazia e proporne una che sia sociale, partecipata, inclusiva, che coinvolga orizzontalmente le specificità di tutti i cittadini.

In definitiva, i dati e le riflessioni dell’Osservatorio Giovani ci restituiscono un’immagine più incoraggiante delle nuove generazioni. I giovani sono consapevoli delle difficoltà e dei limiti della politica contemporanea, ma dimostrano di saper coniugare lucida consapevolezza e passione civile per immaginare e costruire un futuro diverso e migliore. Il nostro compito, allora, è quello di ascoltarli, offrire loro spazi autentici e sostegno concreto. Se la politica saprà aprire porte reali di partecipazione, il gap tra intenzione e azione si ridurrà. Se invece prevarrà la logica dell’uomo solo al comando, perderemo l’occasione di una democrazia più ricca, partecipata e resiliente. L’insegnamento che i giovani ci trasmettono è che la democrazia non si eredita: si esercita, si allena, si rigenera. E oggi, rigenerarla significa, prima di tutto, investire con fiducia nelle nuove generazioni.
Professore Associato di Statistica Socialeall’Università Cattolica di Milano e collaboratore dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

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