Educazione sessuale alle medie: cade il no della maggioranza

Il divieto è rimosso a patto che i genitori firmino un consenso preventivo e siano stati informati sui temi e sul materiale didattico che verrà utilizzato
November 11, 2025
L'educazione alla sessualità potrebbe essere autorizzata anche nelle classi delle scuole medie: sarebbe il risultato di un dietrofront da parte della Lega, che dopo circa un mese dal divieto imposto, ieri alla Camera ha depositato un emendamento al ddl Valditara, "Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico". Il divieto precedente cade, dunque, ma a patto che, come alle scuole superiori, ci sia un consenso preventivo dei genitori dopo essere stati informati sui temi che saranno affrontati e il materiale didattico che verrà utilizzato.
 Dopo molte riunioni della Commissione Cultura-Istruzione, che da tempo sta esaminando il ddl Valditara sul consenso informato e che aveva approvato un testo in cui veniva sancito il divieto di insegnare nelle classi delle medie l'educazione sessuale, questo sembra essere il nuovo orientamento della maggioranza. Rimane invece il divieto per le scuole dell'infanzia e per le elementari. «Non siamo quelli che vogliono vietare che in classe si parli di affetto e rispetto» ha puntualizzando il relatore Rossano Sasso che parla di una «strumentalizzazione in atto».
Il riferimento è alle critiche espresse dall'opposizione che ha bollato come «irricevibile» il disegno di legge nel corso di un convegno dedicato proprio all'educazione sessuo-affettiva nelle scuole di primo grado, vale a dire le medie. Per la deputata di Avs Elisabetta Piccolotti, il ddl «è una misura di tipo oscurantista e puramente ideologica». A giudizio della deputata M5S Stefania Ascari, il testo «è stato scritto per gli studenti e le studentesse», ma senza parlare con loro. Cita, invece, «moltissimi punti di criticità», la capogruppo del Pd in Commissione Cultura Irene Manzi.
Ma per il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara quelle delle opposizioni sono «dichiarazioni incomprensibili» perché «l'educazione sessuale continuerà a essere insegnata nelle nostre scuole a tutti i livelli». Ed ha citato una rilevazione che, a suo dire, «dimostra come in oltre il 90% delle scuole italiane superiori si faccia educazione alle relazioni con dei risultati straordinari. E lo si fa per la prima volta». Secondo il ministro «l'educazione all'affettività non è minimamente toccata da questo disegno di legge» che «difende i giovani ed è a favore di una loro crescita equilibrata».
L'approdo in Aula del provvedimento ha visto un fiorire di iniziative contrapposte. Pro Vita & Famiglia ha consegnato alla Camera 50mila firme della petizione con cui chiede una approvazione «urgente» del ddl e «la massima compattezza» al centrodestra su una norma «liberale e democratica». La Fondazione Una Nessuna Centomila ritiene invece una necessità introdurre un'educazione sessuo-affettiva «sistematica e inclusiva nelle scuole, in linea con gli standard internazionali definiti da Unesco e Oms». E la Fondazione, per colmare quello che considera un vuoto educativo e culturale, ha promosso la prima ricerca sul tema: «Educare all'affettività». Dal 1975 a oggi, secondo la Fondazione, sono state oltre 34 le proposte di legge avanzate da schieramenti politici diversi. E nessuna di queste è stata mai approvata.
Tra le realtà attive sul tema anche quella fondata da Gino Cecchettin, papà di Giulia, che a proposito della questione, durante un'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, ha commentato: «So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l'educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione, non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge qualcosa a tutti: consapevolezza, rispetto e umanità». Per il presidente della Fondazione che porta il nome della figlia vittima di femminicidio, «una scuola che non parla di affettività, di rispetto, di parità è una scuola che lascia soli i ragazzi di fronte a un mondo che grida messaggi distorti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA