martedì 2 maggio 2023
Geoffrey Hinton, considerato uno dei maggiori esperti di reti neurali, si dimette per potere esprimere le proprie preoccupazioni sull'evoluzione dei sistemi. «Non sappiamo se possiamo controllarli»
Geoffrey Hinton, uno dei pionieri dell'intelligenza artificiale

Geoffrey Hinton, uno dei pionieri dell'intelligenza artificiale - Ansa

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Geoffrey Hinton, uno dei pionieri dell’intelligenza artificiale, ha lasciato Google «per potere parlare dei pericoli dell’AI senza preoccuparmi dell’impatto che questo ha su Google – come ha scritto lui stesso su Twitter . Google ha agito in modo molto responsabile».

Hinton, studioso britannico delle reti neurali emigrato in Canada, assieme a due suoi studenti all’Università di Toronto nel 2012 ha creato un sistema che analizzando migliaia di fotografie è in grado di riconoscere con estrema precisione all’interno delle immagini oggetti come fiori o automobili. Qualcosa considerato “normale” oggi ma ancora estremamente innovativo dieci anni fa, tanto che attorno all’azienda fondata da Hinton con i due studenti si accese un’asta tra la cinese Baidu e Google, conclusa con il passaggio della società a Google per 44 milioni di dollari.

Hinton è poi rimasto all’interno di Google fino a pochi giorni fa, quando – come raccontato dal New York Times – ha comunicato al ceo Sundar Pichai la decisone di lasciare perché è troppo preoccupato dagli sviluppi dei sistemi di intelligenza artificiale, su cui sta lavorando la stessa Alphabet, che ha rilasciato la versione "beta" del suo sistema Bard in alcuni Paesi.

In particolare, ha spiegato Hinton, lo spaventano le possibilità di creazione di disinformazione, l’eliminazione di posti di lavoro, i comportamenti imprevedibili che l’intelligenza artificiale ha già dimostrato di potere avere. «L'idea che questa roba potesse effettivamente diventare più intelligente delle persone… alcune persone ci credevano – ha spiegato Hinton –. Ma la maggior parte delle persone pensava che fosse una prospettiva lontana. Anch’io ho pensato che fosse lontana. Pensavo che mancassero dai 30 ai 50 anni o anche di più. Ovviamente non lo penso più».

Hinton non era tra i firmatari della lettera dello scorso marzo con cui centinaia di esperti di intelligenza artificiale chiedevano di interrompere le sperimentazioni e riprenderle solo dopo avere definito regole globali sull’IA. La sua posizione, però, è la stessa: «Non credo dovrebbero aumentare ulteriormente la potenza di questi sistemi fino a quando non avranno capito se possono controllarli» ha spiegato.



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