martedì 20 febbraio 2024
Secondo il Focus Censis-Confcooperative, una pmi su quattro è minacciata dall'aumento dei fenomeni meteo estremi, in particolare nell'agricoltura
L'alluvione in Emilia-Romagna del 2023

L'alluvione in Emilia-Romagna del 2023

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Tra il 1980 e il 2022, i cambiamenti climatici hanno provocato danni in Italia per 111 miliardi: 57,1 miliardi di euro per alluvioni, 30,6 miliardi per ondate di calore, 15,2 miliardi di euro per le precipitazioni, 8,2 miliardi per siccità, incendi boschivi e ondate di freddo. A denunciarlo è il Focus Censis-Confcooperative "Disastri e climate change, conto salato per l'Italia". I disastri come terremoti, eruzioni, frane e altri fenomeni geofisici hanno fatto danni per poco meno di 100 miliardi. Complessivamente, le perdite economiche causate da eventi estremi e da disastri naturali fra il 1980 e il 2022 si attestano sui 210 miliardi di euro.

Il rapporto certifica come negli ultimi 40 anni un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue sia stato “pagato” dall'Italia. Per Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, "parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l'esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria". Per quanto riguarda il totale di danni di 210 miliardi provocati da disastri naturali e cambiamenti climatici negli ultimi quattro decenni, per Gardini “si tratta di un costo pesantissimo pari all'intero importo del Pnrr e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema Paese".

Dall'analisi emerge che una Pmi su quattro è minacciata, "perché - spiega Gardini - localizzate in Comuni a rischio frane e alluvioni e presentano una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese una volta che si sia verificato l'evento avverso". Allo stesso modo queste imprese realizzerebbero un risultato economico inferiore del 4,2% e una dimensione d'impresa, in termini di addetti, anch'essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni. “L'agricoltura è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici. L'andamento dell'economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell'1,5%, poco meno di 900 milioni di euro", osserva ancora Gardini.

Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni, tanto che il 2022 è considerato l'anno più caldo di sempre. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo: la produzione di legumi (-17,5%), l'olio di oliva (-14,6%), i cereali (-13,2%). In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%). Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%. Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione. Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel Nord Ovest con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%.

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