giovedì 10 marzo 2022
L'attesa è per il 16 marzo, quando Mosca dovrà pagare le cedole su due obbligazioni in dollari. Secondo gli investitori non lo farà. Per l'Italia esposizione totale di 25 miliardi di dollari
La sede della Banca di Russia

La sede della Banca di Russia - Ansa

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L’insolvenza della Russia sul suo debito pubblico è un evento ormai ritenuto molto probabile. In guerra e sotto sanzioni, il governo russo ha perso l’accesso a buona parte delle riserve detenute all’estero dalla Banca di Russia e non ha modo di finanziarsi sui mercati. Dal giorno dall’invasione il rublo si è svalutato del 30% rispetto al dollaro e all’euro.

Secondo le agenzie di rating l’insolvenza della Federazione Russa (il default, in inglese) è vicina. Sia Fitch che Moody’s hanno già portato il loro giudizio sul debito pubblico russo al livello C (Ca, nella scala di Moody’s) che è l’ultimo gradino prima dell’effettivo default. S&P ha un giudizio appena migliore (CCC-) e nel frattempo ha sospeso le sue attività nel Paese.

Che cos’è il default

L’insolvenza avviene quando il debitore non è in grado di pagare i propri debiti. Il debito pubblico della Russia ammonta a 16.486 miliardi di rubli, circa 114 miliardi di euro ai cambi attuali.

Circa il 65% di questo debito è sotto forma di OFZ, obbligazioni in rubli destinate soprattutto a investitori russi. Il restante 35% è in valuta estera: dollari ed euro. I titoli di Stato russi in dollari ed euro in circolazione ammontano a 39 miliardi di dollari.

La scadenza del 16 marzo

Il prossimo 16 marzo Mosca deve pagare la cedola su due titoli in dollari: uno in scadenza nel 2023 e uno nel 2043. La cifra in gioco non è enorme: 117 milioni di dollari. Se il governo russo non pagherà i creditori si aprirà il “periodo di grazia”, 30 giorni di tempo per provvedere al saldo. Passata anche questa scadenza, in assenza di pagamento, scatta l’insolvenza formale. Per questo gli analisti indicano il 15 aprile come giorno del possibile default della Russia. Un evento che la banca di investimenti Morgan Stanley ha già definito «altamente probabile»

Gli investitori si stanno già comportando come se l’insolvenza fosse un dato di fatto. I titoli di Stato russi sono scambiati tra il 20 e il 30% del loro valore nominale. Secondo Moody’s gli investitori possono aspettarsi di incassare circa il 35-65% di quanto investito. Il prezzo dei credit default swap necessari ad assicurarsi contro il default di Mosca è salito attorno a 80 centesimi per ogni dollaro di debito.

L’attesa per il 16 marzo è alta anche perché il comportamento di Mosca segnerà le aspettative dei mercati per i pagamenti successivi. Il 31 marzo Mosca dovrà pagare altri 359 milioni di dollari su un bond in scadenza nel 2030, il 4 aprile va in scadenza un’obbligazione da 2 miliardi di dollari.

L’ipotesi di pagamento in rubli

Vladimir Putin ha pubblicato un decreto che consente allo Stato e alle imprese russe di rimborsare in rubli, anziché in valuta estera, il proprio debito verso i creditori che risiedono nei Paesi sanzionati da Mosca (nella lista ci sono, tra gli altri, Stati Uniti, tutte le nazioni dell’Ue e il Regno Unito). Poche delle obbligazioni in valuta estera prevedono questa possibilità. Non quelle con le cedole in scadenza a metà marzo.

Nel piano del governo russo i creditori riceverebbero il pagamento presso la cassa di compensazione russa. Tecnicamente i soldi sarebbero di loro proprietà, ma non sarebbero accessibili, dato che con le sanzioni non è possibile cambiare in dollari o in euro quel denaro. Nel frattempo la perdita di valore del rublo potrebbe svalutare ulteriormente quel denaro “bloccato”.

Se Mosca pagherà in rubli probabilmente il pagamento verrà considerato non sufficiente a scongiurare il default.

Che cosa rischia l’Italia

Si stima che circa 20 miliardi dei 39 miliardi di dollari di obbligazioni russe in valuta estera siano in mano a investitori stranieri.

«Le obbligazioni russe e ucraine non sono titoli comuni nella maggior parte dei portafogli a reddito fisso; la maggior parte degli investitori ha poca esposizione nei loro confronti» spiegano da Morningstar, una delle principali società di servizi finanziari.

Secondo l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, la Russia, come la Svizzera, gli Stati Uniti e il Regno Unito, è una nazione terza “rilevante” per quanto riguarda il rischio sistemico del sistema finanziario italiano. L’esposizione complessiva dell’Italia verso la Russia a fine 2020 è stimata in 19,1 miliardi di euro: 1,3 miliardi nei confronti dello Stato russo, 3,4 miliardi verso le banche, 0,3 verso altre aziende finanziarie, 14,1 verso aziende e famiglie.

I titoli di Stato russi stanno dentro quegli 1,3 miliardi di euro di esposizione nei confronti dello Stato russo. Non è una cifra enorme: è lo 0,16% dell’esposizione finanziaria italiana verso l’estero, che ammonta a 796,6 miliardi di euro (il peso dell’intera esposizione sulla Russia è il 2,3%).

Questi dati potrebbero essere leggermente cambiati durante il 2021. Le ultime rilevazioni della Banca dei Regolamenti internazionali indicano in 25,3 miliardi di dollari l’esposizione complessiva delle banche italiane verso la Russia.

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