venerdì 10 maggio 2024
Nei prossimi cinque anni il settore offrirà circa 300mila posti, ma quasi un quarto di questi (74mila posizioni) resterà scoperto
Turisti in fila al Colosseo

Turisti in fila al Colosseo - Ansa

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Con i ponti di primavera il turismo si è rimesso in moto. Un banco di prova in vista dell'estate e dei prossimi grandi eventi: Giubileo (2025) e Olimpiadi invernali di Milano-Cortina (2026). Con la solita difficoltà delle aziende a trovare personale qualificato. Nei prossimi cinque anni l’industria turistica offrirà circa 300mila posti di lavoro, ma quasi un quarto di questi (74mila posizioni) resterà scoperto. La stima è del rapporto Excelsior Unioncamere, che ha fatto luce su quello che è un vero e proprio paradosso. L'offerta di impiego nel comparto sta infatti crescendo più che in altri settori economici, ma il fabbisogno non riesce a essere soddisfatto.

In 17 milioni si sono spostati in lungo e in largo per l'Italia tra il pomeriggio del 24 aprile e domenica 5 maggio. Un'indagine condotta da Cna Turismo e Commercio sui propri iscritti ha rilevato che i turisti che hanno pernottato in strutture alberghiere ed extra-alberghiere ammontano a otto milioni, di cui 2,5 milioni stranieri. Nel complesso i pernottamenti sono arrivati a 22 milioni circa. Il giro d'affari dei due ponti di primavera, che si saldano in uno solo e grande, viene calcolato in otto miliardi di euro. Merito anche di un parziale recupero delle condizioni metereologiche, che avevano fatto temere il peggio proprio in quei giorni fatidici. Le coste, i laghi, i fiumi costituiscono le mete prevalenti degli italiani, città e borghi d'arte degli stranieri. Come seconda opzione le scelte si invertono. Prodotti dell'artigianato tipico in città e borghi d'arte, abbigliamento nelle località marine, specialità enogastronomiche in campagna e in montagna faranno rispettivamente la parte del leone nello shopping. Non manca una crescente propensione al turismo esperienziale, quello dove ci si "sporca le mani" in occupazioni lontane dal quotidiano, in particolare artigianali e agricole, per andare alla riscoperta di una manualità e di una concezione della vita apparentemente "fuori moda".

Secondo Federalberghi, il 90,2%, dei circa 5mila intervistati per un'indagine affidata a Tecnè, ha affermato che ha preferito restare in Italia. Le mete privilegiate sono il mare (39,7%), le località d'arte (25,6%) e la montagna (13,7%). L'alloggio preferito è l'albergo (39,9%); segue la casa di parenti e amici con un 26,1%, le case di proprietà (18,9%) e i bed & breakfast (9,8%). Ed è molto soddisfatta anche Confindustria Alberghi, che ha rilevato un'occupazione media delle strutture che supera il 70% proprio grazie a una significativa crescita della clientela italiana che va ad aggiungersi a quella straniera. La vacanza ha avuto una durata media di 4,3 giorni per una spesa di 422 euro. Il turismo si conferma quindi un volano eccezionale per l'economia del territorio creando un giro di affari di due miliardi di euro.

Le previsioni per l'estate

L’estate è alle porte e per la nostra industria del turismo le premesse sembrano essere più che rosee. Secondo i dati diffusi da Demoskopika, sono previsti 65,8 milioni di arrivi e oltre 266 milioni di presenze, con una crescita rispettivamente pari al 2,1% e all’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, segnato da 64,4 milioni di arrivi e poco più di 263 milioni di pernottamenti. A fronte di questi dati il presidente di Demoskopika Raffaele Rio afferma che «sarebbe proficuo alimentare la quali-quantità dei flussi turistici con una programmazione proattiva che potrebbe consolidare il sorpasso anche rispetto al periodo pre-pandemico». A optare per una destinazione italiana sarebbero 35,5 milioni di stranieri pari a poco più della metà (54%) del dato complessivo degli arrivi previsti, generando ben 135,5 milioni di pernottamenti. Questo scenario proattivo potrebbe, addirittura, se ben veicolato, produrre un effetto “rialzista” sulle stime, aspettandosi oltre 70 milioni di arrivi e 278,3 milioni di presenze con una variazione in crescita, rispetto allo stesso periodo del 2023, pari, rispettivamente, all’8,8% e al 5,8%.

Se Italia sale sul podio delle più virtuose in Europa per un minore tasso di inflazione turistica dietro soltanto a Germania e Francia, al nostro Paese viene assegnata la maglia nera, però, per il “caro prezzi” dei servizi di trasporto, con in testa quello aereo, che cancella i benefici di una maggiore spesa turistica.


Se si prende come riferimento il dato di febbraio 2024, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo, fa registrare incrementi su base annua per l’Italia del tasso di inflazione turistica tra i più bassi del Vecchio Continente ovvero 3,9%. L’acquisizione di questo dato fa sì che l’Italia si collochi, come già visto, al terzo posto tra le destinazioni “più virtuose”, preceduta soltanto da Francia (3,7%) e Germania (2,9%). A fronte di questa direzione intrapresa risultano inevitabili le ripercussioni anche sulla spesa turistica che supererebbe la soglia dei 43 miliardi di euro con una crescita stimata pari al 4% rispetto ai mesi estivi del 2023. Tale effetto positivo, però, quasi interamente viene meno per colpa dell’inflazione turistica. Per i mesi estivi del 2024 si stima, infatti, che la dinamica dei prezzi nel turismo registri una variazione tendenziale in aumento pari al 3,5% rispetto all’anno precedente. A pesare prioritariamente sono alcune voci rispetto ad altre del paniere turistico con in testa, per inflazione tendenziale a marzo del 2024 rispetto allo stesso mese dello scorso anno: il trasporto aereo (15,5%); i pacchetti vacanza nazionali (8,2%); gli alberghi (6,7%).

La carenza di personale

Dinnanzi ai due grandi appuntamenti del Giubileo e delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, che porteranno molti turisti a Roma e in Italia, «dobbiamo guardare con attenzione e senso di responsabilità perché in entrambi i casi c'è il rischio di overbooking con una capacità ricettiva insufficiente a far fronte al numero di turisti attesi». Ad affermarlo è Andrea Prete, presidente di Unioncamere. «A questo fattore va aggiunta una difficoltà ancora più rilevante che è la carenza di addetti, un addetto su due non si trova e infatti - ha spiegato - su quasi un milione e 146mila entrate di personale programmate nel 2023, il 47,7% era difficile da reperire, nel 31,7% dei casi per mancanza di candidati e mancano anche le competenze». Quindi per il presidente di Unioncamere «bisogna aprire le porte agli stranieri che arrivano in maniera regolare, non sui barconi e guardare a Paesi dove ci sono anche molti italiani che potrebbero tornare come dal Sud America». Inoltre, rispetto alla digitalizzazione nel campo turistico per le imprese «le Camere di commercio possono avere un ruolo per creare un canale digitale per presentarsi sui mercati, visto che le imprese soffrono per i costi delle piattaforme internazionali».


Alla base del problema della carenza di personale - sottolineano da Unioncamere – non ci sarebbe solo l’ormai noto tema dell’attrattività del comparto, ma anche un altro fenomeno, che abbraccia trasversalmente vari ambienti economici, e che gli analisti del mercato del lavoro chiamano mismatch, termine generalmente usato in economia per definire un disallineamento, un divario tra domanda e offerta. Il gap, in questo caso, è relativo principalmente alle competenze: dalle più classiche che si possono apprendere negli istituti di istruzione specializzati alle "nuove" relative al green e al digitale. E fa sì che ci sia una distanza via via sempre più ampia tra quello che cercano le aziende dell'industria dei viaggi e dell'accoglienza e quello che i candidati hanno da offrire. Il risultato è che il lavoro c’è - e nel 2022 la domanda è aumentata del 15,4% a fronte di un aumento generale del 12,2% negli altri ambiti economici - ma non ci sono i lavoratori o meglio le figure adatte a ricoprire i ruoli vacanti. Se infatti nel 2019 era difficile reperire il 24% dei profili che venivano ricercati, nel 2022 questa difficoltà ha interessato oltre il 40% dei profili ricercati, con problemi nella programmazione dei servizi del comparto turistico.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il divario non riguarda solo le figure di alto profilo, ma anche quelle cosiddette "meno skillate". Si rileva il fenomeno nelle figure qualificate, come i manager, nel cui caso il gap è salito di 50 punti percentuali, nonostante un aumento della domanda. Questo vuol dire che tali lavoratori sono andati a lavorare in altri settori. La difficoltà nel reperimento delle risorse si riscontra anche per i tecnici del marketing (+43,6 punti percentuali), i cuochi d'albergo (+28,4%), i camerieri (+27,2%), nonché per il personale non qualificato addetto alla ristorazione (+13,3%) e per il personale non qualificato addetto ai servizi pulizia (+37,8%). Per alcune di queste figure a pesare sul reperimento delle risorse c’è anche un problema legato al declino demografico, che non riesce a garantire il ricambio generazionale.

Le ricadute per le aziende sono assai pesanti. I processi di recruiting si fanno sempre più costosi e lunghi, con ripercussioni su costi e operatività. La ricerca impegna ora più di tre mesi per alcuni profili, in alcuni casi addirittura i tempi si allungano e vanno a raggiungere l'anno, con conseguenze pesanti sull'erogazione dei servizi e sui bilanci delle imprese. Così i recruiter si trovano spesso a prendere i candidati e a formarli in azienda, con costi notevoli, oppure cercano di attingere dall'area territoriale in cui si trovano e intervengono anche sulla leva retributiva proponendo stipendi più alti.

Per questo è necessario richiamare imprese, istituzioni e ambienti scolastici a una riflessione a 360 gradi su come dare valore alle
professioni turistiche. Occorre promuovere un’alleanza istituzionale per il rilancio dell'istruzione tecnica professionale. Il percorso quindi deve partire dagli anni della scuola, che deve formare quelle competenze strategiche sempre più richieste dal mercato del lavoro, attraverso Pcto-Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento di qualità, favorire l'occupabilità e la transizione scuola-lavoro. Un altro passaggio fondamentale è l'attivazione di iter di "certificazione delle competenze" a beneficio degli studenti, che possono dare maggiore valore al proprio percorso formativo, e delle imprese, che possono avere così l'opportunità di reperire profili in linea con i propri fabbisogni.

Banconisti e baristi introvabili

Secondo la ricerca dell'Osservatorio Evolution Forum Business School sulle pmi - condotta su oltre 1.200 micro e piccoli imprenditori con un fatturato fino a un milione di euro e meno di cinque dipendenti - per questi ponti del 2024 sono state ricercate dalle aziende soprattutto figure ultra specializzate per tutti quei negozi che vorrebbero restare aperti anche nei giorni di festa: addetti alla pescheria (41%), addetti alla macelleria (40%); addetti alla gastronomia (38%); salumeria (34%), baristi (50%), panettieri (28%), pasticceri (26%), banconisti del fresco (22%), scaffalisti (19%), addetti impianti confezionamento (14%). Una carenza di personale che oggi mette seriamente a rischio la sopravvivenza di un esercizio su tre. Non a caso, secondo i dati di una ricerca Confcommercio, in Italia negli ultimi 12 mesi hanno chiuso 111mila negozi di commercio al dettaglio e attività ambulanti, 8mila dei quali soltanto nel 2023. Tra i settori più colpiti quello alimentare con il -12% di negozi aperti nell'ultimo anno. E una delle cause principali sarebbe proprio la mancanza di personale. Nelle grandi città i negozi legati al turismo di lusso sono invece alla spasmodica ricerca di: personal assistant (66%), ovvero commessi di altissimo profilo per negozi di lusso dei brand più famosi, con conoscenza delle lingue straniere come inglese, cinese, francese ma anche russo (nonostante l'embargo). In questo contesto, praticamente tutti gli albergatori sono alla disperata ricerca di personale di hotellerie: dal chef de rang ricercato dal 33% degli hotel (si tratta di persone che abbiano maturato esperienze all'estero, con conoscenza della lingua inglese) ai sous chef (secondo il 29% dei ristoratori), dai camerieri (47%) ai guardarobieri (40%), dal lavapiatti (22%) al concierge/portiere (21%). Infine, nella galassia di tutti i servizi di logistica collegati al settore turistico, le pmi italiane del settore sono stremate perché cronicamente sotto organico, specie nei giorni festivi. Queste pmi cercano spasmodicamente: mulettisti (cioè in possesso di regolare patentino) per il 61%; addetti al customer care per l'assistenza ai clienti in generale (55%) con conoscenza però delle lingue straniere.


Le iniziative di Adecco

Problem solving, intelligenza emotiva, etica e professionalità. Queste sono alcune delle competenze essenziali per lavorare nell'hospitality, un settore altamente competitivo e in straordinaria evoluzione, in cui la costruzione di una carriera di successo richiede un mix di visione, pensiero critico e condivisione delle conoscenze. È un percorso che Phyd di Adecco intraprenderà con Ehl Hospitality Business School, la prima scuola alberghiera al mondo, fondata nel 1893 come Ecole Hôtelière de Lausanne e classificata nel 2023, per il quinto anno consecutivo, come la migliore scuola alberghiera a livello globale. Questa Phyd Experience condurrà i partecipanti in un tour delle opportunità professionali e delle soft skill più richieste nel settore.

Inoltre Adecco e Confesercenti hanno siglato un accordo di collaborazione volto a valorizzare l’occupabilità delle persone e coltivare le competenze e i talenti necessari allo sviluppo delle aziende, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese turistiche. Una difficoltà di reperimento stimata tra i 55mila e 60mila posti per mancanza di lavoratori qualificati nei servizi turistici e nelle attività di alloggio e ristorazione. Un problema che colpisce soprattutto le aziende della ricettività e della ristorazione; ma difficoltà di reperimento di solito sono segnalate anche da tour operator, agenzie di viaggio, aziende di servizi turistici, di trasporti, come anche nautica, parchi naturali e di divertimento, Centri termali e benessere.

Nel dettaglio, la collaborazione tra Adecco e Confesercenti ha l’obiettivo di integrare azioni e strumenti esistenti allo scopo di valorizzare l’occupabilità delle persone per favorire lo sviluppo delle aziende italiane, di porre al centro le competenze per la costruzione di relazioni di valore all’interno del mercato del lavoro, di analizzare la domanda per la definizione dei fabbisogni di competenze su cui costruire i processi di ricerca, selezione e formazione, oltre che di alimentare un approccio metodologico improntato all’alternanza, intesa come contaminazione di contesti di formazione-lavoro, fondamentali per agevolare lo sviluppo
delle competenze e il coinvolgimento delle imprese nella realizzazione dei processi di formazione al lavoro.

La collaborazione si concretizzerà in progetti specifici, come la creazione, all’interno dell’area riservata “MyConfesercenti”, di una
pagina dedicata alla convenzione e, nel medio-lungo periodo, la realizzazione di una piattaforma dedicata alla gestione dei curricula al fine di creare un database che possa prontamente rispondere alle esigenze del mercato. Infine, verranno attivate ulteriori iniziative per la comunicazione e l’attrazione dei talenti, come l’organizzazione di webinar, eventi in live-streaming e momenti di formazione con le scuole.








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