venerdì 25 novembre 2022
Il porporato risulta indagato per associazione a delinquere, dopo le risultanze di indagine sulla cooperativa Spes del Tribunale di Sassari. I difensori: non sappiamo nulla
Il cardinale Angelo Becciu

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Il cardinale Angelo Becciu risulta indagato in Vaticano per associazione a delinquere con altre persone, all’interno di un filone d'indagine aperto dal promotore di giustizia vaticano parallelamente al processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

A confermarlo ieri lo stesso promotore Alessandro Diddi che, in apertura della 37esima udienza del processo, ha riferito dell'esito della rogatoria per l'ipotesi di reato associativo, nell'ambito della quale il tribunale di Sassari ha trasmesso in Vaticano i risultati degli accertamenti condotti sulla Cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello di Becciu, Antonino.

Sia il cardinale Becciu che i suoi difensori, tuttavia, hanno detto di non sapere nulla di questo ulteriore fascicolo e che comunque il porporato è «pronto a chiarire».

Pur trattandosi di un'indagine parallela, comunque il pg Diddi ha deciso di depositare le risultanze agli atti dell'attuale processo, ritenendole rilevanti. La documentazione trasmessa dal tribunale di Sassari contiene in particolare annotazioni della Guardia di Finanza di Oristano e una serie di estratti di chat provenienti dai dispositivi telefonici sequestrati a Maria Luisa Zambrano, nipote del cardinale, e al fratello di Becciu. Come pure la trascrizione di una telefonata del cardinale con il Papa, registrata con il telefonino della Zambrano.

«Ritengo i documenti ricevuti particolarmente rilevanti», ha detto Diddi. Tra le altre cose ci sono anche «considerazioni su questo Ufficio e sullo stesso Tribunale», come pure considerazioni su giornalisti che secondo gli inquirenti «avrebbero partecipato a una campagna di stampa contro questo processo». Si parla anche di monsignor Sergio Pintor, deceduto nel 2020, «vescovo di Ozieri quando fu aperto il conto utilizzato dalla Cooperativa Spes», e dei suoi legami «con persone di questo processo».

Sono emersi inoltre anche i 927 documenti di trasporto (bolle del pane della Coop Spes alle parrocchie) che sarebbero serviti «a giustificare le somme erogate dalla diocesi alla Spes». Diddi ha riferito di una vera e propria falsificazione delle bolle di consegna per 18mila kg di pane, documenti che secondo la ricostruzione della Gdf sarebbero stati realizzati a ridosso dell’inizio del processo, ma riguardanti consegne di pane risalenti al 2018.

Dalla relazione della Gdf di Oristano, poi, secondo Diddi, emerge un «fatto inquietante»: il ritrovamento della registrazione di una telefonata tra Becciu e Francesco il 24 luglio 2021, tre giorni prima dell’apertura del processo in Vaticano e una decina di giorni dopo l’uscita del Papa dal Gemelli dopo il suo intervento al colon. Dalla registrazione, fatta sentire in aula a porte chiuse, si ascolta Becciu lamentarsi col Papa: «Lei mi ha già condannato, è inutile che faccia il processo!». Il porporato parla anche dei soldi versati su indicazione di Cecilia Marogna all’agenzia britannica Inkerman per la liberazione della suora colombiana rapita in Mali. «Per il riscatto - ha riferito il pg Diddi - Becciu chiede al Papa di confermargli che c’era stata la sua autorizzazione a versare i soldi. Nelle sue dichiarazioni, il cardinale ha detto che il Papa era al corrente, invece nella telefonata il Santo Padre resta perplesso».

Per quanto riguarda i rapporti tra l'allora vescovo Pintor e la famiglia Becciu, Diddi ha sostenuto che Pintor «non aveva alcun controllo della Caritas, la diocesi e la Caritas erano gestite in sostanza dalla famiglia Becciu. La Procura di Sassari è arrivata alle nostre stesse conclusioni». Inoltre, riguardo al “conto promiscuo” utilizzato dalla Spes, «monsignor Pintor nulla sapeva della sua apertura». Il resto dell'udienza è stato dedicato ieri all'interrogatorio di monsignor Alberto Perlasca, ex capo dell'Ufficio amministrativo, che continuerà oggi.

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