mercoledì 28 ottobre 2015
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Si intitola Nostra Aetate la dichiarazione conciliare su "Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane" approvata e promulgata il 28 ottobre 1965 dal Vaticano II. Su 2132 votanti, i sì o "placet" dei padri conciliari furono 2041, 88 i non placet, 3 i voti nulli. Il testo si compone di un’introduzione e quattro punti: "Le diverse religioni"; "La religione musulmana"; "La religione ebraica"; "Fraternità universale". In particolare, nel rapporto con le altre fedi, il documento mentre ribadisce che Cristo «è "via, verità e vita" (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose», sottolinea che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo» nelle altre religioni riconosciute come tali. «Essa – aggiunge – considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». Due invece le sottolineature nelle relazioni con l’ebraismo: sì definitivo alle radici ebraiche del cristianesimo, no irrevocabile all’antisemitismo. La Chiesa infatti – recita Nostra Aetate – «crede che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso». E ancora: se è vero come attesta la Sacra Scrittura, che Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata e gli ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, tuttavia «gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento». Infine, malgrado autorità ebraiche con i propri seguaci si siano adoperate per la morte di Cristo, «tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo». E anzi, essendo «tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei» il Concilio «vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo».
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