martedì 20 dicembre 2016
Il Natale per essere vero deve tradursi in carità concreta verso i poveri. Come ha fatto Madre Teresa di Calcutta ogni giorno della sua vita. Ci prepariamo al 25 dicembre guidati dal suo esempio.
Georges de La Tour, "L'adorazione dei pastori"

Georges de La Tour, "L'adorazione dei pastori"

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La cattedra dei poveri

Natale è la festa di tutti, a cominciare però dagli ultimi, i semplici cui il Signore ha scelto di rivelarsi per primi. Non a caso Gesù così si rivolge al Padre: “Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli”. E Cristo intende proprio gli scartati, gli abbandonati, i rifiutati dalla società, coloro ai quali madre Teresa di Calcutta ha dedicato tutta la sua vita. Una scelta che traspare anche dalla poesia che la religiosa albanese, canonizzata da papa Francesco lo scorso 4 settembre, ha dedicato al 25 dicembre. Perché, spiega la fondatrice delle missionarie della carità, dev’essere Natale non solo una volta l’anno ma ogni giorno. I poveri infatti li abbiamo sempre con noi, anche se spesso non ce ne accorgiamo. O, peggio, facciamo finta di non vederli.

Natale non è solo una data


E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.



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