martedì 7 aprile 2020
I sette giudici dell'Alta Corte australiana hanno ribaltato il giudizio della Corte d'Appello, che aveva condannato Pell. La Santa Sede accoglie con favore la sentenza
Il cardinale Pell prosciolto dalle accuse di abusi

Reuters

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Il cardinale George Pell è innocente. Lo ha stabilito in maniera definitiva l’Alta corte australiana che lo ha prosciolto dall’accusa infamante di abuso su minori per cui stava scontando una condanna a 6 anni, ribaltando la sentenza della Corte d’Appello emessa nell’agosto dell’anno scorso che confermava la decisione del Tribunale di Melbourne del dicembre 2018. Il porporato, che compirà 79 anni a giugno si è sempre dichiarato innocente. E ora la giustizia australiana gli ha dato finalmente ragione. E’ stato subito liberato ed ha lasciato il carcere di Barwon per recarsi in un istituto religioso presso Melbourne.

I sette giudici della suprema istanza giudiziaria australiana hanno deciso il verdetto all’unanimità in base al fatto che c’è una ragionevole possibilità che il reato non sia avvenuto e che quindi ci sia una significativa possibilità che una persona innocente possa essere condannata.

Il cardinale Pell, dopo la decisione dell'Alta Corte, ha ribadito di aver "costantemente sostenuto" la sua innocenza e che l’ingiustizia che ha ricevuto è stata ora sanata. Rivolgendosi alla persona che lo ha accusato per un fatto avvenuto negli anni ‘90, a quel tempo era un chierichetto della Cattedrale di Melbourne, il porporato ha detto di non nutrire alcun risentimento. Quindi ha auspicato che la sua assoluzione non aggiunga altro dolore. La base della guarigione a lungo termine - ha affermato - è la verità e l'unica base della giustizia è la verità, perché giustizia significa verità per tutti. Nella dichiarazione, Pell ha poi affermato: “Il mio processo non era un referendum sulla Chiesa cattolica, né un referendum sul modo in cui le autorità della Chiesa in Australia hanno fronteggiato il crimine di pedofilia nella Chiesa. Il punto era solo se io avevo o no commesso quei crimini orribili, e io non li ho commessi”.

Pell ha ringraziato quindi i suoi legali e tutti coloro che hanno pregato per lui e lo hanno aiutato e confortato in questo tempo difficile. Il porporato ha trascorso circa 400 giorni in prigione. John Macauley, che è stato ministrante del cardinale, ha descritto le condizioni in carcere di Pell durante un’intervista all’emittente americana EWTN, rivelando che a Pell veniva vietato di celebrare la Messa e anche di tenere e leggere il breviario.

A nome della Conferenza episcopale australiana, il suo presidente, l'arcivescovo Mark Coleridge, riconosce che la decisione dell’Alta Corte sarà accolta con favore da coloro che credono nell'innocenza del cardinale, mentre sarà devastante per gli altri. Quindi ha ribadito l'impegno incrollabile della Chiesa per la sicurezza dei bambini e per una risposta efficace ai sopravvissuti e alle vittime di abusi sessuali su minori.

In tutta questa vicenda, la Santa Sede ha sempre preso atto delle decisioni dei giudici australiani, ribadendo il massimo rispetto per le autorità giudiziarie nei suoi vari gradi, ma restando in attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento. Ricordando in varie dichiarazioni che il cardinale ha sempre sostenuto la sua innocenza e il suo diritto a difendersi fino all’ultimo grado della giustizia, ha costantemente confermato la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili.

Questa mattina nella messa a Santa Marta, celebrata quando già si conosceva la sentenza, Papa Francesco nell’introdurre il rito, senza fare riferimento esplicito alla vicenda, ha rivolto il suo pensiero agli innocenti perseguitati. “In questi giorni di Quaresima – ha detto -abbiamo visto la persecuzione che ha subito Gesù e come i dottori della Legge si sono accaniti contro di lui: è stato giudicato sotto accanimento, con accanimento, essendo innocente. Io vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l’accanimento”.

In tarda mattinata è arrivato un nuovo comunicato della Sala Stampa vaticana La Santa Sede, che ha sempre riposto fiducia nell’autorità giudiziaria australiana, accoglie con favore la sentenza unanime pronunciata dall’Alta Corte nei confronti del Cardinale George Pell, che lo proscioglie dalle accuse di abuso su minori, revocandone la condanna. Il Cardinale Pell -nel rimettersi al giudizio della magistratura -ha sempre ribadito la propria innocenza,attendendo che la verità fosse accertata. Con l’occasione la Santa Sede riafferma il proprio impegno a prevenire e perseguire ogni abuso nei confronti dei minori

La sentenza dell’Alta Corte ribalta quindi quella di primo grado confermata lo scorso agosto dalla Corte d’Appello di tre giudici dello stato di Victoria con un voto di due a uno. La condanna era stata di 6 anni, con 3 anni e otto mesi da scontare prima di una eventuale libertà condizionale. Pell era stato dichiarato colpevole di aver abusato sessualmente nel 1996 nella sacrestia della cattedrale di Melbourne, quando era arcivescovo della diocesi, di due coristi di 13 anni sorpresi a bere il vino della messa. Ricorrendo all’Alta Corte i legali di Pell si sono basati in gran parte all’opinione dissenziente del terzo giudice della Corte d’Appello, che aveva messo in dubbio la credibilità e l’affidabilità dell’unica vittima ancora in vita, raccomandando il proscioglimento da ogni accusa.

L’avvocato di Pell, Bret Walker, aveva sostenuto che i giurati che avevano condannato il cardinale in prima istanza avevano sbagliato a respingere le argomentazioni della difesa sull’improbabilità dell’offesa. Aveva affermato che vi era tempo insufficiente per commettere le molestie, che la cattedrale era un alveare di attività e che comunque sarebbe stato fisicamente impossibile scostare gli ingombranti paramenti per commettere l’aggressione. Walker aveva inoltre ricordato che il maestro di cerimonie di Pell al tempo dei fatti ha testimoniato durante il processo che Pell dopo la messa sarebbe rimasto sui gradini della cattedrale per salutare i parrocchiani e non avrebbe avuto alcuna possibilità di commettere i reati in sagrestia. E aveva chiesto che la condanna venisse annullata e Pell fosse rilasciato dalla detenzione. L’Alta Corte ha fatto proprio questo.

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