martedì 19 settembre 2023
In una nota le conclusioni dell’indagine disposta a seguito delle accuse di reiterati abusi mosse al fondatore dell’associazione, padre Rupnik, dimesso dai gesuiti nel giugno scorso
Gli esiti della «visita canonica»: al Centro Aletti comunità sana

Frame da Youtube

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Nel Centro Aletti «è presente una vita comunitaria sana e priva di particolari criticità» e i suoi membri «benché amareggiati dalle accuse pervenute e dalle modalità con cui sono state gestite, hanno scelto di mantenere il silenzio – nonostante la veemenza dei media – per custodire il cuore e non rivendicare una qualche irreprensibilità con cui ergersi a giudici degli altri». Sono queste le conclusioni a cui è giunta la visita canonica al Centro Aletti disposta dal cardinal vicario di Roma Angelo De Donatis all’inizio dell’anno «in seguito alle notizie diffuse da agenzie di stampa e dai comunicati a firma di padre Johan Verschueren», delegato per le Case interprovinciali di Roma dei gesuiti. Con l’aggiunta che ci sarebbero «fondati dubbi» riguardo alla scomunica comminata nel maggio 2020 all’allora direttore del Centro Marko Rupnik per le «procedure gravemente anomale» seguite nel formulare la richiesta di tale pena ecclesiastica.

Lo scorso giugno Rupnik, che rimane sacerdote, era stato dimesso dalla Compagnia di Gesù «in conformità al diritto canonico, a causa del suo rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza».

In una nota del Vicariato di Roma si specifica che tutta la vicenda, «a giudizio del visitatore, ha aiutato le persone che vivono l’esperienza del Centro Aletti a rafforzare la fiducia nel Signore, nella consapevolezza che il dono della vita di Dio si fa spazio anche attraverso la prova». «Contemporaneamente, - aggiunge la nota – nuove esigenze, emerse e valutate anche alla luce della decisione della Compagnia di Gesù di uscire dalla compagine del Centro Aletti, hanno richiesto alcune prime necessarie modifiche allo Statuto che, tuttavia, hanno lasciato integre le finalità fondative».

Il “Centro Aletti”, avviato nei primi anni Novanta del secolo scorso, poi sviluppatosi e cresciuto sotto l’autorità della Compagnia di Gesù, dal giugno 2019 è diventata una associazione pubblica di fedeli della diocesi di Roma, della quale è attualmente direttrice la teologa Maria Campatelli, che ha sempre difeso la figura di Rupnik dalle accuse di abusi. Campatelli venerdì scorso è stata ricevuta in udienza da papa Francesco.

La nota del Vicariato precisa che la visita è stata avviata il 16 gennaio. L’indagine – «condotta con diligenza e riservatezza» – è stata affidata don Giacomo Incitti, ordinario di Diritto canonico presso la Pontificia Università Urbaniana, che ha presentato la relazione conclusiva il 23 giugno. Sulla base di quest’ultima, il cardinale De Donatis «verificata la non sussistenza di alcun presupposto per ulteriori provvedimenti di propria competenza, ha decretato la chiusura della Visita canonica». Il comunicato poi aggiunge: «Come da esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina, tenuto conto delle ricadute sulla vita dell’associazione, il visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al padre Rupnik, soprattutto quella che ha portato alla richiesta di scomunica».

«In base al copioso materiale documentario studiato – conclude la nota –, il visitatore ha potuto riscontrare e ha quindi segnalato procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica». Così «in considerazione della gravità di tali riscontri, il cardinale vicario ha rimesso la relazione alle autorità competenti». Alla fine dello scorso anno padre Verschueren aveva rivelato che la Congregazione per la dottrina della fede nel maggio del 2020 aveva dichiarato lo stato di scomunica latae sententiae di Rupnik per aver commesso il delitto di assoluzione del complice in peccato contro il sesto comandamento. Scomunica che era stata revocata nello stesso mese dopo che Rupnik aveva «ammesso i fatti e chiesto perdono».




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