mercoledì 16 gennaio 2019
Bergoglio firma la prefazione della Bibbia dell’amicizia in cui studiosi delle due religioni commentano i primi 5 libri. «Chiedere perdono e riparare i danni dell'incomprensione»
Papa Francesco in visita alla sinagoga di Roma, nella foto con il rabbino capo Riccardo di Segni, il 17 gennaio 2017 (Daniele Cataldi)

Papa Francesco in visita alla sinagoga di Roma, nella foto con il rabbino capo Riccardo di Segni, il 17 gennaio 2017 (Daniele Cataldi)

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Pubblichiamo la prefazione di papa Francesco a «La Bibbia dell’amicizia» in cui quaranta studiosi ebrei e cristiani si soffermano sui primi cinque libri (Torah o Pentateuco). Il volume (edizioni San Paolo) è curato da padre Giulio Michelini e da Marco Cassuto Morselli. Michelini, frate minore, è ordinario di esegesi neotestamentaria e preside dell’Istituto teologico di Assisi. Nella Quaresima 2017 ha predicato gli Esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana. Cassuto Morselli, già docente di filosofia ebraica e storia dell’ebraismo, è presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia.

La Bibbia dell’amicizia è un progetto attraente ma assai impegnativo. Sono ben consapevole che abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto. Tuttavia in questi ultimi tempi molte cose sono mutate e altre ancora stanno cambiando. Occorre lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e per riparare i danni causati dall’incomprensione. I valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l’ebraismo e il cristianesimo devono essere messe al servizio dell’umanità senza mai dimenticare la sacralità e l’autenticità dell’amicizia.

La Bibbia ci fa comprendere l’inviolabilità di questi valori, necessaria premessa per un dialogo costruttivo. Il modo migliore per dialogare tuttavia non è solo parlare e discutere, ma fare progetti realizzandoli insieme a tutti coloro che hanno buona volontà e reciproco rispetto nell’amicizia. Esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica aiutandoci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola di Dio.

Obiettivo comune sarà quello di essere testimoni dell’amore del Padre in tutto il mondo. Per l’ebreo come per il cristiano non v’è dubbio che l’amore verso Dio e verso il prossimo riassume tutti i comandamenti. Ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli e sorelle, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune, sul quale fondarsi e continuare a costruire il futuro. È di vitale importanza, per i cristiani, scoprire e promuovere la conoscenza della tradizione ebraica per riuscire a comprendere più autenticamente se stessi.

Anche lo studio della Torah è parte di questo fondamentale impegno. Per questo voglio affidare il vostro cammino di ricerca alle parole dell’invocazione che ogni fedele ebreo recita quotidianamente al termine della preghiera dell’amidah: «che ci siano aperte le porte della Torah, della sapienza, dell’intelligenza e della conoscenza, le porte del nutrimento e del sostentamento, le porte della vita, della grazia, dell’amore e della misericordia e del gradimento davanti a Te». Auguro di proseguire nel cammino con perseveranza e invoco su tutti la benedizione di Dio.

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