domenica 26 febbraio 2023
Sono 184 i paesi con relazioni diplomatica con la santa sede
La firma dell’accordo Oman-Santa Sede

La firma dell’accordo Oman-Santa Sede - .

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L’allaccio di pieni rapporti diplomatici con l’Oman, ufficializzata giovedì, testimonia l’ulteriore rafforzamento della diplomazia vaticana nel delicato quadrante mediorientale. Arriva infatti dopo che la Santa Sede, in questo inizio del 2023, ha nominato due nunzi residenti negli Emirati Arabi Uniti e in Giordania, i quali si aggiungono a quelli storicamente presenti in Egitto, in Israele e Palestina, in Libano, in Siria, in Iran, in Iraq e in Kuwait. Nell’area rimane un solo Paese, l’Arabia Saudita, a non avere rapporti diplomatici con Oltretevere.

Nel campo delle relazioni bilaterali la Santa Sede intrattiene ormai pieni rapporti diplomatici con quasi tutti gli Stati dell'orbe. Nel 1900 questi Paesi erano appena una ventina, 49 nel giugno 1963, mentre nell'agosto 1978 ammontavano già a 89 e nel 2005 erano 174. Con Benedetto XVI sono arrivati a 180 e con papa Francesco sono diventati ora 184 (più Unione Europea e Ordine di Malta). Gli ultimi Stati ad allacciare pieni rapporti con Oltretevere sono stati il Sud Sudan (2013), la Mauritania (2016), Myanmar (2017) e ora l’Oman. Nel 2016 poi le “relazioni speciali” intrattenute con lo Stato di Palestina definito così ufficialmente dalla Santa Sede successivamente alla risoluzione Onu 67/19 del novembre 2012 che gli ha concesso lo status di osservatore permanente sono diventati rapporti diplomatici a pieno titolo dopo l'entrata in vigore dell'Accordo globale firmato nel giugno 2015. Tra i Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici c'è anche la Cina-Taiwan dove però dal 1979 non risiede più un nunzio, ma un semplice “incaricato d’affari ad interim”.

Nei colloqui in corso con la Cina che hanno portato allo storico Accordo provvisorio e parziale sulle nomine episcopali del settembre 2018, rinnovato per un ulteriore biennio nel 2020 e poi ancora lo scorso ottobre, non sembra sia stata ancora affrontata la questione dei rapporti diplomatici. Anche se alla Santa Sede non dispiacerebbe poter aprire un ufficio informale a Pechino. Nel frattempo una rappresentanza risiede stabilmente nella cosiddetta “missione di studio” a Hong Kong, che figura formalmente collegata alla nunziatura delle Filippine (nell’Annuario Pontificio viene comunque indicato, in nota, il recapito reale di questa “missione”).

La Santa Sede non intrattiene ancora relazioni con undici Stati. In sette di questi Paesi non è presente nessun inviato vaticano (Afghanistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina popolare, Corea del Nord, Maldive, Tuvalu). Mentre sono in carica dei delegati apostolici (rappresentanti pontifici presso le comunità cattoliche locali ma non presso i governi) in altri quattro Paesi: Comore, Somalia, Brunei e Laos. Un caso particolare è quello del Vietnam, dove dal 2011 viene nominato un rappresentante vaticano non residenziale, in attesa di installare una nunziatura stabile ad Hanoi. Per quanto riguarda il Kosovo, il cui riconoscimento avverrà quando il suo status internazionale sarà meno controverso, la Santa Sede si è per ora limitata a nominare un delegato apostolico nella persona del nunzio in Slovenia. Negli ultimi anni poi si sono moltiplicate le nomine di “incaricati d’affari” stabilmente residenti in Paesi che non ospitano nunzi. Soprattutto in Africa, ma non solo. Ad esempio a Timor Est, in Ciad, Gabon, Malawi, Sud Sudan, e a Cipro.

Per quanto riguarda la rete diplomatica vaticana sono 95 i nunzi attualmente in attività per il mondo. Gli italiani sono 34, 9 i polacchi, 6 gli spagnoli, mentre 4 rappresentanti pontifici ciascuno hanno Stati Uniti e Filippine. Attualmente sono vacanti 14 nunziature (Bangladesh, Bolivia, Camerun, Colombia, Costa d’Avorio, Gran Bretagna, Kazakhstan, Nicaragua, Pakistan, Polonia, Rep. Dominicana, Sud Africa, Venezuela e Zambia). Mentre hanno superato l’età pensionabile i nunzi negli Usa, in Italia, in Siria e in Israele e Palestina.

Riguardo l’Italia c’è da registrare, nel quadro dei consueti trasferimenti di inizio anno, l’arrivo a via Po di monsignor Filippo Colnago, bergamasco, studioso di Giovanni Scoto Eriugena, dal 2019 in Siria dopo aver prestato servizio in Papua, Malta, Germania e Serbia. Subentra al polacco Roman Walczak, destinato in Spagna. Intanto in Segreteria di Stato, il desk Italia è stato affidato al lombardo monsignor Massimiliano Boiardi, della Fraternità San Carlo Borromeo, dal 2009 nella seconda sezione della Segreteria di Stato e dal 2011 cerimoniere pontificio.

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