martedì 13 aprile 2021
La Congregazione per le cause dei santi e il suo sottosegretario Turek smentiscono quanto detto alla trasmissione Report: ecco le circostanze che contraddicono uno degli intervistati
Aldo Moro

Aldo Moro - Ansa

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Arriva una secca smentita per il servizio della trasmissione Report, andato in onda lunedì 12 su Rai3, sulle presunte richieste di denaro per facilitare l’iter della causa di beatificazione di Aldo Moro. Causa, che si badi bene, non è mai iniziata neanche in sede diocesana a Roma (competente per territorio, poiché la capitale è il luogo dove lo statista fu ucciso dalle Br). La smentita è contenuta in una nota della Congregazione per le Cause dei Santi, in cui si fanno notare tre circostanze che contraddicono totalmente quanto sostenuto da Nicola Giampaolo, che aveva asserito di aver ricevuto la richiesta di denaro.
Secondo il comunicato, infatti, «presso la Congregazione non è in corso alcuna causa per la beatificazione di Aldo Moro». Dunque Giampaolo «non è mai stato ratificato» dal dicastero vaticano come postulatore della causa stessa. Inoltre nel mese di aprile del 2018 la Congregazione «è stata informata dai promotori della causa che avevano revocato autonomamente l’incarico di postulatore a Giampaolo, nominandone uno nuovo». Dunque, si fa notare, «la presunta richiesta finanziaria non poteva essere avanzata al signor Giampaolo nel giugno del 2018, come egli asserisce, in quanto non era più postulatore». La Congregazione per le Cause dei Santi precisa infine che «non esiste alcuna forma di accreditamento dei postulatori come Giampaolo scrive nel suo curriculum».
Anche monsignor Boguslaw Turek, sottosegretario della Congregazione stessa e accusato nel servizio di aver chiesto la tangente, smentisce. Il prelato, in un fax inviato all’autore del servizio di Report, ribadisce ciò che già aveva detto nel filmato mostrato durante la trasmissione: «Quanto affermato non è vero. Ho incontrato il signor Nicola Giampaolo negli uffici della Congregazione per parlare della sua nomina a postulatore in fase romana di due cause, non riguardanti quella dell’onorevole Aldo Moro. In quell’occasione – prosegue Turek –, come è il mio dovere di sottosegretario, gli ho presentato e spiegato con cortesia i motivi che hanno portato il congresso ordinario del Dicastero (un organo collegiale che delibera sulle questioni riguardanti le cause) a non ratificare la nomina per le menzionate due Cause a motivo della mancanza dei requisiti richiesti dalle norme canoniche».
Il sottosegretario ricorda infine che non ha mai trattato o avuto a che fare con la causa di Aldo Moro anche perché nella Congregazione non è stata finora presentata. Infatti, «il Vicariato di Roma, al quale è stata fatta domanda di aprire il relativo processo diocesano – conclude -, non si è rivolto al cicastero per chiedere l’autorizzazione ad iniziare la Causa».
Le date della vicenda confermano quanto sostenuto dal prelato. Nel 2012, infatti, dopo aver ricevuto l’incarico di seguire la causa dall’ente promotore (la Federazione dei Centri Studi "Aldo Moro e Renato dell’Andro") Giampaolo scrive al Vicariato per chiederne l’apertura in fase diocesana. Il 16 luglio di quello stesso anno la richiesta viene ricevuta, senza che la causa si apra né che Moro possa essere qualificato come Servo di Dio. Ad aprile del 2018 la Federazione revoca l’incarico a Giampaolo e a giugno nomina il domenicano Gianni Festa. Che però si dimette a settembre del 2018. Da allora è tutto fermo.
Nella serata di martedì 13 il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha replicato offrendo alla Congregazione la possibilità di un intervento per aggiungere elementi nuovi. Sempre in serata l’avvocato di Angelo Becciu, Fabio Viglione, ha parlato di «inspiegabile volontà di coinvolgimento» del cardinale da parte della trasmissione. Becciu prese possesso dell’incarico di prefetto delle Cause dei Santi, ha ricordato il legale, solo nel settembre del 2018. Dunque dopo il periodo cui si riferiscono le accuse.

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