lunedì 15 settembre 2014
​Il cardinale Rodriguez Maradiaga (Caritas internationalis): «Disumano il blocco di Gaza, riconoscere i confini fissati nel '67». Aiuti per 900mila profughi siriani nell'area. «Ma l'impegno internazionale è ancora poco».
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"Siamo di fronte alla più grande crisi che il mondo si trovi ad affrontare dopo la Seconda guerra mondiale”: lo ha affermato il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internationalis, aprendo oggi a Roma l’incontro sulla crisi in Medio Oriente con i rappresentanti delle Caritas coinvolte. Il cardinal Rodriguez Maradiaga ha invitato tutti i governi “alla totale cessazione dei trasferimenti di armi nei Paesi del Medio Oriente”, ribadendo che “la pace non può essere imposta dall’esterno, ma deve nascere dall’interno” sulla base della “giustizia sociale tra tutte le persone”. “Ogni minuto - ha ricordato l’arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas internationalis - quattro bambini siriani sono forzati a lasciare le proprie case. Gli estremisti in Iraq e nella Siria orientale stanno diffondendo la pulizia etnica e religiosa in una vasta zona sotto il loro controllo. A Gaza, mezzo milione di bambini non possono tornare a scuola perché le loro classi sono state distrutte. A Mosul, in Iraq, la lettera ‘n’ che significa Nazareno, è stata dipinta sulle porte di casa per identificare i cristiani e poi picchiarli o ucciderli”. Circa 1,3 milioni di iracheni hanno dovuto abbandonare le loro case, la stessa Caritas Iraq è dovuta fuggire. E dall’inizio della crisi in Siria, oltre 13 milioni di siriani sono in condizioni disperate e 3 milioni sono rifugiati fuori dal Paese, in Giordania, Libano, Turchia. La rete Caritas ha aiutato finora circa 900.000 profughi siriani in questi Paesi, con cibo, alloggi, protezione sociale, scuola e sanità. “Come comportarsi di fronte a tanto male?”, si chiede Rodriguez Maradiaga. “L’Occidente cerca di costruire una alleanza militare e inviare più cacciabombardieri e droni in Siria e Iraq - ha sottolineato - Ma la violenza non è mai una risposta”. Secondo il presidente di Caritas internationalis bisogna “trovare un’altra strada”, quella “del dialogo”. Il cardinale ha fatto poi notare la difficoltà nel reperire offerte per sostenere l’azione umanitaria: “Sono arrivati meno della metà dei 7,7 miliardi di dollari necessari per la crisi in Siria”. “Dobbiamo chiedere con urgenza ai governi - ha detto - specialmente quelli che stanno alimentando la guerra, di fermare la loro azione e fare di più per sostenere i programmi umanitari. Il Libano, la Giordania, la Turchia e gli altri Paesi limitrofi non possono essere lasciati soli ad affrontare la crisi in Siria e in Iraq. E anche gli altri Paesi devono accettare la loro parte di rifugiati”. “I Paesi, compresi quelli del Consiglio di sicurezza dell’Onu - ha aggiunto - stanno dando armi e munizioni” ma “si sottraggono alle loro responsabilità negli aiuti umanitari”. Rodriguez Maradiaga ha anche giudicato “disumano” il blocco israeliano di Gaza, e ha chiesto ad Israele “di porre fine all’occupazione” e “riconoscere i confini dello Stato di Palestina ufficialmente riconosciuti nel 1967”. "Il blocco israeliano di Gaza deve finire - ha aggiunto - per permettere agli abitanti di Gaza di proteggere le proprie vite e avere i mezzi di sussistenza, in modo che possano vivere una vita dignitosa. L'intera questione della Palestina deve essere risolta con giustizia".
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