domenica 13 ottobre 2019
Al Sinodo il sogno di un Seminario amazzonico che abbini la formazione tradizionale ai saperi indigeni. Ruolo delle donne, dal diaconato femminile alla pari dignità nei ministeri non ordinati
Il Papa tra le donne partecipanti ai lavori sinodali

Il Papa tra le donne partecipanti ai lavori sinodali

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«Vivo in Brasile da 40 anni, gli ultimi sette li ho trascorsi nel sud dell’Amazzonia, come vescovo della prelatura di São Félix do Araguaia. Mi sono, dunque, trovato a raccogliere l’eredità di un pastore profeta e poeta, dom Pedro Casaldáliga, il quale è riuscito a edificare una Chiesa di popolo, poco clericale, incentrata sulle comunità ecclesiali di base. Perché continui a mantenere queste caratteristiche, è necessario avere preti e agenti pastorali che camminino con le comunità. Il che vuol dire dare loro una formazione adeguata alla realtà amazzonica».

Il piemontese Adriano Ciocca Vasino è entrato subito nel vivo di uno dei temi chiave affrontati nella Congregazione generale di ieri, la settima – dopo due giornate di Circoli minori – del Sinodo dedicato all’Amazzonia. Come ha ricordato il prefetto del dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, durante il quotidiano appuntamento informativo in Sala stampa vaticana, «l’educazione integrale, strumento di integrazione e promozione dei popoli amazzonici » è stata una questione ricorrente negli interventi. Per questo, dom Ciocca Vasino ha voluto condividere con i giornalisti l’esperienza formativa portata avanti, negli ultimi quattro anni, a São Félix do Araguaia, nel Mato Grosso, nuova frontiera dell’agro-business, dove le piantagioni di soia, granturco e cotone crescono giorno dopo giorno. Si tratta, dunque, di una regione caratterizzata dalla forte migrazione di braccianti agricoli da altre parti del Paese mentre gli indios rappresentano una minoranza.

«Come Chiesa siamo chiamati a servire una popolazione variegata, riunita in piccole comunità sparse su un territorio di 150mila chilometri quadrati, un terzo dell’Italia. In tale contesto, abbiamo urgenza di pastori missionari e il seminario tradizionale non è più, a differenza di cinquant’anni fa, il luogo adeguato per formarli». Per questo, dal 2015, la Prelatura ha creato, a Porto Alegre do Norte, due scuole: una di teologia e l’altra di animatori missionari, entrambe basate sul metodo del teologo belga, naturalizzato in Brasile, José Comblin. «Gli allievi si trasferiscono nelle comunità che indichiamo loro e, lavorando, si inseriscono nel suo tessuto.

Le lezioni frontali si svolgono solo nei mesi di gennaio e luglio. Rappresentano momento di scambio fondamentale, in particolare per la scuola di agenti missionari, dove metà dei partecipanti è indigena. La convivenza con i non indios consente di sfatare pregiudizi reciproci. Poi, lo studio prosegue a distanza. E al termine, gli alunni sono valutati anche dalla comunità», ha sottolineato il vescovo. Monsignor Rafael Cob García, vicario apostolico di Puyo, in Ecuador, ha profilato il sogno di un «seminario amazzonico» che assicuri una formazione inculturata. «È necessario integrare le conoscenze. Non si tratta di rinunciare allo studio della filosofia occidentale ma di abbinarlo ai saperi indigeni », ha sottolineato la peruviana Zully Rosa Rojas Quispe, delle suore missionarie domenicane del Santo Rosario. Non a caso, proprio il divario tra istruzione accademica tradizionale e sapienza ancestrale è una delle cause – insieme alla difficoltà di comprendere il celibato – che spinge molti aspiranti indigeni al sacerdozio ad abbandonare. Il tema della scarsità di vocazioni, del resto, è stato dibattuto in Aula, dove un intervento ha proposto di avviare esperienze locali di ministeri temporanei per uomini sposati, purché siano riconosciuti ed approvati dall’ordinario locale e dalla comunità ecclesiale.

«L’importante è discernere in un’ottica vocazionale, non per risolvere la mancanza di gente», ha sostenuto uno dei due diaconi permanenti presenti al Sinodo, Francisco Andrade de Lima, il quale ha detto di non avere problemi «nel fatto che le donne siano diaconesse». Mentre dom Ciocca ha confessato la speranza di poter ordinare diaconesse le due giovani che hanno terminato la scuola di teologia, in caso papa Francesco desse l’autorizzazione nel documento post sinodale. Sul tema profondo del ruolo femminile nelle Chiesa si sono concentrati gli interventi di molte uditrici ma anche di vari Padri sinodali. Tra le proposte, quella di un maggior riconoscimento ed una maggiore valorizzazione delle consacrate – come ha affermato Ruffini –, l’equiparazione alla stessa dignità degli uomini nell’ambito dei ministeri non ordinati e la convocazione di un Sinodo generale sulle donne.

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