Vince il partito europeista, si temono le proteste dei filorussi sconfitti
di Nello Scavo
Il Partito d’Azione e Solidarietà (PAS) ottiene oltre il 50 % dei voti, ma senza maggioranza certa. L'ex presidente Igor Dodon parla di vittoria dell’“opposizione” e convoca proteste

C'è attesa per le prime parole con cui la presidente della Moldavia Maia Sandu commenterà l'esito del voto nel quale il suo Partito Azione e Verità (Pas), al potere dal 2021 in un Paese tra i più poveri d'Europa, ha ottenuto il 50,16% dei voti e, secondo le proiezioni, potrebbe mantenere la maggioranza assoluta in Parlamento con 55 seggi su 101, contro i 63 dell'assemblea uscente. Il Blocco Patriottico filo-russo ha ottenuto il 24,26%, non abbastanza per capovolgere gli assetti di potere ma sufficienti a erodere altri seggi alla maggioranza.
Il risultato costituisce comunque un sollievo per il governo e i suoi partner europei che avevano accusato Mosca di cercare di influenzare il voto. I sondaggi che hanno preceduto le elezioni davano il Pas e il Blocco Patriottico in parità, senza che nessuno dei due potesse avvicinarsi alla maggioranza assoluta. Il conteggio quasi definitivo della commissione elettorale moldava consente al governo di perseguire il suo obiettivo di adesione all'UE entro il 2030. «Moldova, ce l'hai fatta ancora una volta. Nessun tentativo di seminare paura o divisione ha potuto spezzare la tua determinazione. Hai reso chiara la tua scelta: Europa. Democrazia. Libertà. La nostra porta è aperta. E saremo al tuo fianco ad ogni passo. Il futuro è tuo»; questa la reazione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Mosca ha negato qualsiasi interferenza, ma nei giorni scorsi 75 moldavi sono stati arrestati con l’accusa di essersi addestrati in Serbia allos copo di alimentare disordini in patria secondo il modello dei “sabotatori” che Mosca aveva infiltrato in Ucraina prima dell’attacco contro Kiev del 24 febbraio del 2022. Stanislav Secrieru, consigliere per la sicurezza nazionale della presidente Sandu, ha affermato che le infrastrutture elettorali e i siti web governativi erano stati oggetto di attacchi informatici e che erano state segnalate false minacce di attentati dinamitardi ai seggi elettorali in Moldavia e all'estero. Nel referendum dello scorso febbraio, quando per un pugno di voti vinse la proposta di inserimento nella costituzione di Chisinau dell’impegno a entrare a far parte dell’Ue, determinante fu proprio il voto della diaspora moldava nel mondo e specialmente degli emigrati nei paesi dell’Unione europea. Il leader del Blocco Patriottico, l’ex presidente moldavo Igor Dodon, aveva indetto per oggi una manifestazione di protesta davanti al Parlamento, sostenendo che Sandu avesse intenzione di annullare il voto in caso di sconfitta. Dodon, inseguito da varie accuse che vanno dalla corruzione ai legami opachi con il Cremlino, non ha fornito prove né circa i sospetti di brogli orchestrati dal governo contro i partiti di opposizione.
Le prossime ore saranno ad alta tensione, con le autorità che hanno messo in guardia dai tentativi di fomentare disordini dopo il voto. Il timore è che la manifestazione dell’opposizione sconfitta possa trasformarsi in qualcosa di più di una pacifica protesta. Le orecchie dell’intelligence moldava sono puntate in particolare su due regioni: Transnistria e Gagauzia. La prima è ufficialmente legata a Mosca, che tiene nella repubblica secessionista non riconosciuta almeno tremila uomini inquadrato come “forza di pace”. La seconda è una provincia autonoma riconosciuta, platealmente interconnessa con il Cremlino. Proprio da qui potrebbero sortire le principali azioni di disturbo in forme che secondo numerosi analisti locali e internazionali potrebbero manifestarsi in maniera ibrida: attacchi cyber alle infrastrutture strategiche del piccolo Paese; azioni mirate che possano creare disordine e instaurare un clima di paura nella popolazione.
La Moldavia, con una popolazione di 2,4 milioni di persone, soffre anche le conseguenze dirette della guerra in Ucraina, con cui confina. Le carenze energetiche provocate dal conflitto (Chisinau era sostanzialmente dipendente da Mosca sia per l’elettricità che per il riscaldamento) a lungo hanno fatto vacillare il Paese tra Russia ed Europa. L'inflazione rimane è cresciuta fino al 7%, mentre sono aumentati anche i costi per importare energia. Gli Usa hanno promesso uno stanziamento di oltre 130 milioni per costruire una rete che renda indipendenti moldavi dalle centrali controllate dalla Russia. E non è detto che a Mosca se ne staranno con le mani in mano vedendo scivolare l’ex satellite sovietico definitivamente tra le braccia di Bruxelles.
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