Superbatterie al posto della centrale nucleare? Latina non è convinta

Secondo i comitati civici il progetto di costruire un impianto Bess per l'accumulo di elettricità non è trasparente. E c'è il sospetto che apra la strada a un futuro riavvio del reattore
September 7, 2025
Superbatterie al posto della centrale nucleare? Latina non è convinta
Wikimedia Commons | La centrale nucleare di Latina, ferma da 1987
Bess è un acronimo che sta per “Battery Energy Storage System”, ovvero “sistema di accumulo di energia a batteria”, e un impianto del genere potrebbe sorgere nella vecchia centrale nucleare di Borgo Sabotino, alle porte di Latina. L’amministrazione comunale della città laziale nelle scorse settimane ha infatti dato il via libera al progetto presentato da Sogin, la società pubblica interamente controllata dal ministero dell’Economia e che opera sotto l’indirizzo strategico del ministero dell’Ambiente, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
La notizia ha già suscitato reazioni, soprattutto in ambito locale, che hanno ripreso vigore dopo la pausa agostana, con alcuni comitati civici e Avs a denunciare «la mancanza di trasparenza e partecipazione dei cittadini alle scelte e ai progetti», mentre il movimento civico Latina Bene Comune arriva ad ipotizzare anche il ricorso ad un referendum popolare; non convince neppure la decisione del Comune di Latina di non prevedere l’assoggettabilità del progetto alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) ma di agire in autotutela.
Questo impianto, come detto, è in via di smantellamento dal 2020 e il cronoprogramma dei lavori prevede che si metta mano all’eliminazione del reattore nel 2031. Ma la parola fine sull’impianto di Borgo Sabotino non è detto che venga scritta per intero: ad un convegno organizzato nell’aprile scorso dalla Lega di Latina, infatti, è intervenuto anche l’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, affermando tra l’altro: «Smantellare una centrale nucleare significa prima di tutto confinare ciò che è radioattivo rispetto alla biosfera e rispetto alle attività umane. Confinare significa rendere innocuo ciò che è pericoloso, le radiazioni, e che si riduce via via, con una serie di attività, la pericolosità per l’ambiente. Per un ritorno al nucleare, oltre alle sue competenze, Sogin mette a disposizione i siti delle vecchie centrali che stiamo smantellando. Noi smantelliamo gli impianti, non smantelliamo i siti».
Ecco dunque che attorno alla centrale di Latina si è riacceso il dibattito sul suo riutilizzo, non solo e non tanto per il Bess, ma per il nucleare, tanto più che Sogin ha risposto prontamente alle varie integrazioni richieste dai partecipanti alla conferenza dei servizi attivata dal comune di Latina (Agenzia regionale per l’ambiente, Asl, Vigili del fuoco e altri) fornendo tutta la documentazione richiesta e dando una notevole accelerazione alla pratica, a meno di 40 anni dalla chiusura di Borgo Sabotino. Questa centrale nucleare, infatti, entrò in funzione nel 1963, prima del genere in Italia e a lungo la più grande, usando una tecnologia inglese, con l’utilizzo dell’uranio inserito in barre di grafite all’interno del reattore. Smise di funzionare nel 1987, dopo il referendum sul nucleare. Da allora sono passati altri 33 anni per l’inizio dello smantellamento, con la prima fase che sta riguardando gli edifici ausiliari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA