sabato 1 aprile 2023
Il presidente del Senato: «Pagina non nobile della Resistenza, gli uccisi erano una banda musicale di semi-pensionati» L’Anpi: indegno. Schlein: parole inaccettabili. Infine la nota: ho sbagliato
Via Rasella, La Russa sbanda e scatena una bufera politica. Poi si scusa

Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

La toppa peggiore del buco. A metterla, nel tentativo di difendere le parole della premier Giorgia Meloni sulle Fosse Ardeatine («uccisi solo perché italiani»), è il presidente del Senato. «Via Rasella non è stata una pagina gloriosa della Resistenza», dice Ignazio La Russa. «Quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semi-pensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non», aggiunge. Una lettura dei fatti che scatena il caos nel mondo politico, ma anche nella Comunità ebraica e nell’Anpi. E che poi porta a una nota di scuse, firmata dallo stesso La Russa.

Le dichiarazioni

La Russa considera un «attacco pretestuoso » quello alla premier di qualche giorno fa. «Quando lei dice “uccisi perché italiani” sa benissimo che quegli italiani erano stati uccisi per rappresaglia per quello che avevano fatto i partigiani a via Rasella », ricostruisce la seconda carica dello Stato. «Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti po-litici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro». E dunque, continua, «se li deve racchiudere in una sola parola, dice “perché italiani”. Non si può farne uno scandalo », per il presidente del Senato, che non si scompone delle critiche piovute a raffica dalle opposizioni. E a sera, anzi, conferma «parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito “una delle pagine più brutali della nostra storia”. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita “ingloriosa” bensì “tra le meno gloriose della Resistenza”».

E siccome a La Russa non dispiace infilarsi nei gineprai, la giornata trascorre con le opposizioni che reclamano l’impossibilità per il cofondatore di Fratelli d’Italia, insieme all’attuale premier, di ricoprire il prestigioso ruolo istituzionale. Tanto più a meno di un mese da quel 25 aprile che La Russa ricorda di aver celebrato in passato anche da «ministro della Difesa», portando fiori «a tutti i partigiani, anche quelli rossi che, come è noto, non volevano un’Italia libera e democratica, ma comunista ». I primi ad andare su tutte le furie sono i rappresentanti dell’Anpi. Il presidente Gianfranco Pagliarulo attacca il ragionamento del presidente del Senato: «Parole indegne per l’alta carica che ricopre» e ancora, «un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza». Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, ribatte: « Non erano musicisti, ma soldati delle SS che occupavano il Paese con la complicità dei fascisti e che deportavano gli ebrei nei campi di sterminio ». E quindi «viva i partigiani che hanno messo a rischio la loro vita per restituire libertà e sovranità all’Italia».

Vuole evitare di farsi trascinare in una polemica senza fine, ma la segretaria del Pd Elly Schlein liquida sferzante le «parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre» il presidente del Senato. E a seguire la leader dem c’è tutto il partito, dai nuovi capigruppo a Filippo Sensi che, dice, «come senatore e, prima ancora come cittadino e come italiano, mi vergogno». «Parole intollerabili », le definisce Chiara Braga, presidente dei deputati dem. Per Marco Furfaro si tratta «dell’ennesimo tentativo di riscrivere la storia». Mentre per il Terzo polo, Carlo Calenda ironizza: «Sono ammirato dalla determinazione con cui La Russa sta riuscendo a dimostrare ogni giorno la sua inadeguatezza come presidente del Senato». Concordano i 5 stelle, anche se il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri invita a stare attenti al «palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo».

Infine, le scuse: ho sbagliato

Con una nota firmata oggi, La Russa infine si scusa: "Ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti, ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Non so poi se effettivamente è errata la notizia, più volte pubblicata e da me presa per buona, che i riservisti altoatesini inquadrati nella polizia tedesca facessero anche parte della banda militare del corpo". E ha aggiunto: "Fatte salve le persone che hanno commentato pretestuosamente e in prevenuta malafede, voglio invece scusarmi con chi anche in forza di resoconti imprecisi abbia comunque trovato motivi di sentirsi offeso".

Nella nota il presidente del Senato ha premesso: "Spiace sinceramente che nell'ambito di una lunga intervista rilasciata a Libero, a seguito delle mie poche parole in risposta a una precisa domanda sulle pretestuose critiche indirizzate a Giorgia Meloni in occasione delle celebrazioni per l'eccidio delle Fosse Ardeatine - a cui ho più volte partecipato con profondo sdegno e commozione - sia nata una polemica più ampia di quella che volevo chiudere". E ha proseguito: «Quel che è certo, è che proprio per evitare polemiche, mi sono volutamente astenuto nel dire che sull'azione partigiana di via Rasella molti, anche di sinistra, sono stati assai critici. Mi sono limitato a dire: 'non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana'».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: