sabato 30 marzo 2019
In mattinata l'intervento del patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio III Yonan e del rappresentante delle Chiese pentecostali in Italia, Olivieri
Palco e platea del Congresso delle Famiglie a Verona (foto Moia)

Palco e platea del Congresso delle Famiglie a Verona (foto Moia)

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Nel pomeriggio a Verona arriva anche il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini. Si dice soddisfatto che il Papa, come il cardinale Parolin, condivida la sostanza, anche se non le modalità del Congresso di Verona. «E io da leghista mi accontento dei fatti, per le modalità pazienza». Poi mette in fila un autentico quaderno dei sogni: cambiare il diritto di famiglia, risolvere l’emergenza denatalità, combattere «la pratica barbara e inumana dell’utero in affitto», rendere gratuiti gli asili nido, tagliare l’Iva sui prodotti per l’infanzia, costruire un modello fiscale più equo, avviare un’inchiesta per smascherare il business delle case-famiglia, rendere le pratiche per l’adozione più rapide e meno costose, cambiare la legge sull’affido condiviso, anche se il ddl Pillon «è solo il primo passo e va migliorato», sostenere i genitori separati e divorziati.

Avesse a disposizioni tre o quattro legislature forse si potrebbe anche pensare che quanto annunciato ieri dal vicepremier Matteo Salvini a Verona possa davvero rappresentare l’ossatura di un piano serio di politiche familiari. Ma al di là del fatto che non tutto quanto annunciato sembra così prioritario - sui «guadagni milionari» delle case-famiglia ci sarebbe molto da discutere - a congelare le buone intenzioni leghiste ci pensa subito l’altro vice-premier, Di Maio: «Nel contratto di governo non c’è niente di quanto si sta discutendo a Verona». E ribadisce quanto già detto nei giorni scorsi a proposito del Congresso mondiale dello Iof (International organization of the family): «Quello è uno stile medievale. Qui si sta guardando al futuro», osserva il leader M5s: «Non c’è contrapposizione tra due tipi di famiglia. Tutti abbiamo a cuore l’aiuto alle famiglie e ai giovani». Quasi una competizione a chi offre di più, come se i temi familiari fossero facili promesse per obiettivi elettorali. Salvini a Verona mette subito le mani avanti: «Non sono qui in cerca di voti».

Certo che le centinaia di persone che affollano il palazzo della Gran Guardia gli tributano un’accoglienza da comizio. Se la prende subito con le proteste delle femministe che assediano piazza Bra: «Ma è possibile che per parlare di mamme e di papà ci debbano essere i cordoni dei carabinieri?». E poi via con la lunga sequela di buone intenzioni che entusiasmano la platea.

«Nessun diritto esistente verrà però messo in discussione – si affretta a precisare Salvini – non voglio portare lo Stato in camera da letto».

L’elenco degli obiettivi è intervallato con slogan già ben collaudati: «Basta con genitore 1 e genitore 2». «Basta con la marmellata unica mondiale che si chiama teoria del gender». Tutto benissimo, naturalmente. Come la difesa delle scuole paritarie e degli aiuti che lo Stato ha il dovere di assicurare, perché «se chiudessero migliaia di bambini si ritroverebbero in strada, visto che le statali non ce la farebbero da sole».

Quando però accosta quello che lui chiama «business dell’immigrazione che abbiamo a fatica smantellato» con il «business delle case famiglia» qualcosa non torna. E neppure sembra del tutto pertinente il modello indicato per le politiche familiari che, secondo Salvini, è l’Ungheria. Va bene che il ministro di Budapest per la famiglia, Katalin Novak, giovane e sorridente, ha appena lasciato il palco dopo il suo terzo “comizio sovranista” a questo Congresso, ma il riferimento univoco lascia un po’ disorientati. Vorrebbe finire citando un altro tormentone di questi giorni, Chesterton con le sue «spade sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», ma come nove relatori su dieci, Giorgia Meloni ha appena proclamato le stesse parole.

La platea ride e lui se la cava con una battuta: «Vi citerò mia padre e mio madre». Standing ovation di quelle colossali. Forse perché non sanno che in conferenza stampa dirà poco dopo che la “194” non si tocca e neppure il divorzio e «ognuno fa l’amore con chi vuole». (Parlando di divorzio ha anche detto: «Io sono l'ultimo dei testimonial della famiglia tradizionale: sono separato, sono divorziato. Ho sbagliato ma chi sbaglia impara dagli errori e non mi permetto giudicare quello che fanno gli altri. I milioni di genitori separati devono anzi essere aiutati». ndr)

Pochi minuti prima la leader di “Fratelli d’Italia”, Giorgia Meloni, aveva ripreso i concetti più attesi dalla platea: «La famiglia è solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna», «impresentabili sono quelli che sostengono l’utero in affitto, l’aborto al nono mese e la possibilità di sospendere la pubertà a 12 anni», «giusto difendere il diritto di una donna a non abortire», «la denatalità è la più grande questione aperta in Europa».

In precedenza aveva parlato Elisabetta Gardini. A chiudere la sfilata dei politici il ministro Bussetti e il ministro Fontana, a cui adesso toccherà, come precisa una nota di Palazzo Chigi, dare seguito alle promesse sulle adozioni «perché la competenza è attualmente ed è sempre stata in capo» al ministro leghista. «Il presidente Conte ha solo mantenuto la presidenza della Commissione adozioni internazionali». Tanto per chiarire.
Ma il botta e risposta non finisce qui. «Da oltre un mese il ministro Fontana ha chiesto di rimettere la delega relativa alle adozioni internazionali» fanno sapere dal ministero della Famiglia.

La mattinata

L'ecumenismo in versione famiglia, che ha aperto la seconda giornata al Congresso di Verona, rischia di offrire un pessimo servizio a una causa fondamentale. Disorientano un po’ le parole del patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio III Yonan, secondo cui per difendere la civiltà cristiana dall’invasione del multiculturalismo è urgente “aiutarli nelle loro terre”. Idee chiare anche a proposito della questione femminile per cui l’esempio dovrebbe arrivarci dal Medioevo: anche in quell’epoca, ha detto, “la donna era protetta come donna e come madre”.

Il grande pericolo per la famiglia, secondo il patriarca, “è la convivenza, situazione che ci addolora e ci preoccupa”. Il grande male all’origine di questa situazione, ha aggiunto, è la rivoluzione sessuale cui derivano una falsa idea di libertà, di piacere e di individualismo. Con quali risultati? Disperazione e suicidi. “Nel 2017 sono stati 70mila solo negli Stati Uniti”. Possibile che siano tutti da attribuire alla rivoluzione sessuale? L’altro grande pericolo, secondo il patriarca, è la propaganda gender veicolata dai media che naturalmente hanno come obiettivo quello di manipolare l’opinione pubblica.

Ma il grande male, quello che più dovrebbe allarmare i cristiani, è appunto il multiculturalismo, che induce l’Occidente ad accettare “qualunque gruppo di persone”, indipendentemente “dalla razza e dalla religione”. E questo “rappresenta una minaccia grandissima per la civiltà cristiana”. Che dire? Forse la pretesa del patriarca di parlare in italiano, lingua che non padroneggia al meglio, gli ha impedito di articolare meglio concetti che avrebbero avuto la necessità di essere presentati con più attenzione. Nel modo grezzo con cui li ha buttati in pasto al popolo del Congresso – che comunque gli ha tributato una standing ovation - sono risultati più o meno come pugni nello stomaco.

Più raffinata l’adesione ai temi da lui definiti “del Family day” da parte del rappresentante delle Chiese pentecostali in Italia, Sandro Olivieri. “Siamo in perfetta sintonia”, ha assicurato. Ha spiegato che a suo parere l’inverno demografico che stiamo vivendo si dovrebbe chiamare “inferno demografico”, anzi “ suicidio demografico”. Sottolinea che uomo e donna hanno pari dignità. Dice che la società proclama il diritto all’amore e alla libertà. “Ma i doveri verso i bambini?”.

Prima del patriarca Ignazio e del pentacostale Olivieri, aveva parlato l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone. Ampie citazioni di papa Francesco, approfondimenti di teologia nuziale, riferimenti biblici, sollecitazioni a mettersi in ascolto dei diversi “come nostri fratelli”, perché anche lavorare insieme ai non cristiani può diventare una testimonianza importante del valori del matrimonio, che è progetto di Dio e, nella misura in cui si è fedeli a quei valori, si accoglie “Dio nella nostra casa”. Parole coerenti ed equilibrate.

Il Papa: «Equilibrata» la risposta di Parolin sul congresso di Verona

Sul Congresso delle famiglie si è espresso anche papa Francesco, rispondendo alla domanda di un giornalista sul volo che lo ha portato stamani in Marocco: «Ho letto la risposta del segretario di Stato sul convegno di Verona e mi è sembrata equilibrata», ha detto. Così Papa Francesco risponde sul volo da Roma a Rabat interpellato sul convegno sulla famiglia in corso a Verona. «La sostanza è corretta, il metodo è sbagliato», aveva commentato nei giorni scorsi il cardinale segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, a margine di un evento a Roma.

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