venerdì 17 maggio 2019
La portavoce Virginia Coda Nunziante: chiediamo che i soldi per gli aborti vadano a natalità e servizi sanitari a rischio e che venga bocciata la nuova legge sul fine vita
La Marcia della Vita a Roma (Ansa)

La Marcia della Vita a Roma (Ansa)

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Sempre più internazionale, sempre più aperta. Sfidando una narrazione mediatica che la descrive in termini opposti, la Marcia per la Vita di Roma – che torna domani per la sua nona edizione – continua a essere «Per la vita senza compromessi» restando fedele al suo motto originario ma estendendo anno dopo anno il suo network mondiale con la partecipazione di associazioni per la vita da nuove parti del mondo (tocca ad Argentina e Nuova Zelanda) mentre porge la mano a chiunque senta di voler esprimere da qualsiasi posizione culturale e politica la contrarietà all’aborto e il diritto di esprimere su questo la propria opinione.

«È il frutto del lavoro di questi anni – sintetizza Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia ed equilibrato punto di sintesi di un mosaico di persone e sigle quantomai variegato – e anche del fatto che ci si sta accorgendo di quanto sia indispensabile oggi presidiare uno spazio di libertà nel dibattito pubblico sui grandi temi della vita». Le vicende attorno al recente congresso di Verona sulla famiglia sono eloquenti: e Coda Nunziante, pur non condividendo un certo uso politico di quell’evento («alla Marcia i leader non li invitiamo, se vogliono partecipare lo devono fare a titolo personale»), ha segnali che è proprio la consapevolezza della minaccia latente alla libertà di espressione in piazza del proprio dissenso su aborto ed eutanasia a poter forse portare domani a Roma un numero di partecipanti superiore agli ormai consueti 15mila, che peraltro collocano la Marcia italiana tra le più seguite al mondo.

Due i temi che quest’anno declineranno l’iniziativa: «Anzitutto proponiamo che non sia più finanziata la legge 194: non è giusto che si spendano i 300 milioni stimati per gli 80mila aborti all’anno in un Paese che non fa più figli e a corto di soldi per le prestazioni sanitarie di base». La Marcia prende posizione anche sul fine vita, intervenendo per «chiedere al Parlamento di respingere la proposta di legge in discussione che potrebbe aprire a eutanasia e suicidio assistito. A una norma che si annuncia comunque pessima riteniamo preferibile il pronunciamento della Corte costituzionale. C’è già la discutibilissima legge sulle Dat».

Dalle 14 a piazza Repubblica alle 17.30 a piazza Venezia il corteo si annuncia come sempre colorato e festoso, ma di sicuro mancheranno «striscioni e bandiere associativi o partitici: il servizio d’ordine sarà inflessibile», un metodo che dovrebbe scoraggiare anche eventuali infiltrazioni di frange estremiste che potrebbero compromettere la credibilità del messaggio di una piazza dalla quale «vuole salire una voce positiva sulla vita umana, aperta a tutti quelli che si riconoscono nel suo primato. Lavoriamo per creare un terreno comune su una visione del mondo che al suo centro ha l’essere umano più indifeso. Non possiamo tacere ciò che pensiamo, ma non siamo noi ad alzare muri...». È un messaggio che secondo Virginia Coda Nunziante parla in modo diretto ai giovani, «capaci più di altri di intendere senza filtri ideologici che la vita non va spenta nel grembo materno». La Marcia romana, che avrà per ospite l’attore messicano Eduardo Verastegui, protagonista del film Bella contro l’aborto, viene accompagnata dal «Rome Life Forum», convegno internazionale in corso da ieri all’Angelicum.

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