venerdì 10 febbraio 2017
Soccorsi a Otranto. Rotta per aggirare i blocchi. Si indaga sulla criminalità internazionale
Stipati in barca a vela: salvati 91 migranti. Gli scafisti erano russi
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Non è ancora la rotta alternativa a quella balcanica, ma il tratto di mare tra Grecia e Puglia viene sempre più spesso esplorato dai trafficanti di uomini per aggirare i 'muri' europei. Dopo un paio di episodi a inizio anno, ieri una barca a vela è stata bloccata in mare e soccorsa al largo di Otranto. A bordo c’erano 91 persone, compresi due skipper russi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’esatta rotta seguita dagli scafisti e anche la storia del natante, che batteva bandiera montenegrina ma non apparterrebbe a un proprietario identificabile. Le attività di ricerca e soccorso erano partite intorno alla mezzanotte a seguito di una segnalazione, pervenuta alla centrale operativa della Guardia costiera a Roma attraverso le autorità greche. In tutto sono state tratte in salvo 91 persone.

Le operazioni di ricerca, rese particolarmente complicate dalle condizioni di scarsa visibilità, si sono concluse intorno alle 2,30 quando l’imbarcazione con i migranti è stata avvistata dalle motovedette della Guardia costiera. I migranti erano di nazionalità pakistana, iraniana e afghana, di cui 20 donne, 26 minori e 45 uomini. Una volta giunti nel porto di Otranto, sono stati affidati agli operatori sanitari. Solo per una bambina di due mesi è stato necessario il trasporto al nosocomio di Scorrano. Il pool anti scafisti della procura di Lecce, su disposizione della competente autorità giudiziaria, ha fermato due cittadini russi, sospettati di essere gli scafisti. Entrambi rischiano di venire processati per favoreggiamento dell’immigrazione illegale. All’arrivo in porto, i migranti sono stati presi in consegna dalle forze dell’ordine e dal dispositivo di accoglienza costituito da volontari della Croce Rossa Italiana, mentre gli operatori del 118 hanno provveduto ai controlli sanitari. Tutti gli stranieri sono stati trovati in buone condizioni di salute. Analoghi casi erano avvenuti lo scorso 3 gennaio e nel corso dell’estate scorsa. Quello che gli inquirenti non escludono è che questi episodi siano più frequenti di quanto non di creda. Soprattutto durante la stagione diportistica, questo genere di imbarcazioni si confondono facilmente tra quelle dei vacanzieri e perciò è possibile che i trafficanti stiano intensificando questi viaggi potendo sperare di raggiungere indisturbati le coste della Penisola.

A gennaio un’imbarcazione a ve- la con a bordo 51 migranti – soprattutto iracheni e pakistani – era stata soccorsa nella notte da unità navali della Guardia costiera ad un miglio da Porto Badisco, sulla costa di Otranto. In quel caso i soccorsi furono necessari perché la barca di 12 metri, in vetroresina, aveva problemi al motore e risultava non più governabile. In quella circostanza lo scafista, poi bloccato e arrestato durante un inseguimento tra i marosi, aveva tentato di fuggire a bordo di un barcone. L’uomo, di nazionalità russa, non aveva fornito indicazioni sull’organizzazione criminale che organizza le traversate. Anche nei casi scoperti durante il 2016 quasi sempre gli skipper erano russi, segno che a gestire la filiera deve essere una organizzazione transnazionale che reperisce specialmente in Paesi come Montenegro e Albania gli scafi da adoperare nel Mare Egeo in direzione dell’Italia. Da quanto hanno raccontato i migranti, a bordo della barca si è sfiorata la tragedia. Il rollio dello scafo sarebbe diventato talmente violento da far sbalzare in acqua un neonato. Dalle prime testimonianze sembra però che gli scafisti si siano fermati mentre alcuni migranti si sono gettati in acqua per salvare il bambino.

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