martedì 4 gennaio 2022
A Roma sospensione fino al 7 gennaio. La Caritas: necessaria una attenta riflessione da parte di governo e Parlamento
Case popolari a Genova

Case popolari a Genova - Archivio Ansa

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Decine di migliaia di famiglie sotto sfratto, con l’incubo dell’arrivo, da un momento all’altro, dell’ufficiale giudiziario che obbliga a lasciare la casa dove si è vissuto fino ad ora. Dopo l’allarme lanciato dai sindacati inquilini, è una vera e propria emergenza nell’emergenza quella che denuncia a gran voce anche Caritas di Roma.

«La pandemia e la questione sociale sollecitano una nuova moratoria – sottolineano dall’organismo ecclesiale –. Non è sufficiente una sospensione fino al 7 gennaio, occorrono misure strutturali per una nuova fase di emergenza acuta».

Più di 4mila sfratti in via di esecuzione a Roma e 32mila quelli in programma in tutta Italia, quasi tutti per morosità, «richiedono un’attenta riflessione da parte del Governo e del Parlamento». Si tratta di situazioni molto complesse che riguardano il diritto all’abitare di famiglie che erano già in gravi difficoltà economiche prima della pandemia di Covid-19, sottolinea Caritas, e che in questi mesi hanno subito ancora di più gli effetti della crisi; allo stesso tempo occorre tutelare i piccoli proprietari che hanno nella casa affittata un’integrazione fondamentale per il reddito familiare.

Per questo, «pur apprezzando la sospensione temporanea fino al 7 gennaio» annunciata dal prefetto di Roma su richiesta dell’amministrazione di Roma Capitale, la Caritas auspica al più presto «un provvedimento che prenda in considerazione il problema dell’abitare con un impegno straordinario delle diverse parti coinvolte, a partire dalle istituzioni pubbliche e delle diverse parti sociali, sindacati e proprietari, «per venire a capo di un dramma non semplice da superare anche perché per troppi anni è rimasto privo di adeguati interventi».

È anche vero, d’altra parte, che con la sentenza dell’11 novembre scorso (la n. 213/2021) la Corte Costituzionale, chiamata a giudicare sulle questioni di legittimità costituzionale dei provvedimenti legislativi che hanno disposto, e per due volte prorogato, la sospensione dell’esecuzione degli sfratti per morosità in considerazione dell’emergenza sanitaria, ha rilevato che, «pur dovendo ritenersi giustificate, e quindi legittime, le proroghe finora disposte, la sospensione dei provvedimenti di rilascio è prevista fino al 31 dicembre 2021 «e deve ritenersi senza possibilità di ulteriore proroga, avendo la compressione del diritto di proprietà raggiunto il limite massimo di tollerabilità, pur considerando la sua funzione sociale».

La Corte, nello stesso dispositivo, scrive anche che «resta ferma in capo al legislatore, ove l’evolversi dell’emergenza epidemiologica lo richieda, la possibilità di adottare altre misure più idonee per realizzare un diverso bilanciamento ragionevole e proporzionato». Si tratta di «una sorta di monito al Governo e al Parlamento ad adottare, a partire dal mese di gennaio 2022, nuove e diverse misure di sostegno e nuovi protocolli per l’esecuzione degli sfratti» sottolinea Caritas.

«Rimettiamo al centro la dignità e i diritti inalienabili della persona, come appunto la casa – si legge nell’appello lanciato al governo, alla luce della proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo 2022 – e adottiamo un’ulteriore moratoria degli sfratti, da utilizzare per un confronto serrato e costruttivo tra tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni concrete, percorribili e graduali, rispettose delle legittime esigenze di ognuno e in grado di arginare e di dare uno sbocco positivo ad una crisi sociale così grave».

Caritas di Roma chiede anche di metter mano ai recenti finanziamenti (in particolare a quei 12 milioni per bonus affitti) da destinare alle famiglie sotto sfratto (perlopiù morose). «Allo stesso tempo, occorre predisporre misure soprattutto per quei piccoli proprietari costretti a rinunciare agli affitti – è l’invito –. Non si può pensare di risolvere in pochi giorni un’emergenza che, oltre ai 4.000 sfratti in via di esecuzione, a Roma coinvolge migliaia di famiglie e di persone prive di un tetto o costrette a vivere in condizioni di precarietà e di disagio sociale umanamente non tollerabili. Ricordiamo soprattutto che dietro ai numeri ci sono le persone, tante singole persone, molte delle quali avvolte da storie di disagio, di precarietà, di incertezza, alle quali non si può aggiungere il venire meno di un alloggio dignitoso».

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