mercoledì 18 aprile 2018
Secondo le organizzazioni, Rwm Italia e le autorità italiane «sono complici di un attacco aereo dall’esito mortale sferrato nello Yemen dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita»
il resto di una bomba "italiana" sganciata su un abitato civile

il resto di una bomba "italiana" sganciata su un abitato civile

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Una coalizione internazionale di Organizzazioni Non Governative ha depositato una denuncia penale contro Rwm Italia, filiale italiana del produttore di armamenti tedesco Rheinmetall AG, e contro l’Autorità Nazionale per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti (Uama). Secondo le organizzazioni il produttore di armi e le autorità italiane “sono complici di un attacco aereo dall’esito mortale sferrato nello Yemen dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita”.

Alle 3 dell'8 ottobre 2016, un raid aereo condotto verosimilmente dalla coalizione militare guidata dai saudita ha colpito il villaggio di Deir Al-Hajari, situato nello Yemen nord-occidentale. Il raid ha ucciso una famiglia di sei persone, tra cui una madre incinta e quattro bambini. Sul luogo dell'attacco sono stati rinvenuti dei resti di bombe e un anello di sospensione prodotti da Rwm Italia. Per far luce sul contributo “Made in Italy” nell’episodio che ha ucciso dei civili, il 17 aprile 2018 l’European Center for Constitutional and Human Rights (Ecchr), insieme alla Rete Italiana per il Disarmo e all’organizzazione yemenita Mwatana Organization for Human Rights, hanno presentato una denuncia penale alla Procura di Roma.

Ai pm viene chiesto di avviare un'indagine sulla responsabilità penale dell'autorità italiana che autorizza le esportazioni di armamenti (Unità per le Autorizzazioni dei Materiali d’Armamento - Uama) e degli amministratori della società produttrice di armi Rwm Italia spa per le esportazioni di armamenti destinate ai membri della coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita.

“Tutte le parti coinvolte nel conflitto nello Yemen hanno ripetutamente violato i diritti umani e la popolazione civile sta affrontando una crisi umanitaria di vaste proporzioni”, si legge nella denuncia. Numerosi attacchi aerei sferrati dalla coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita sono stati giudicati dalle Nazioni Unite in violazione del diritto umanitario internazionale.

"Le esportazioni di armi ancora in atto da parte dei Paesi europei favoriscono l'uccisione di civili, mentre società come la tedesca Rheinmetall AG e la sua filiale italiana Rwm Italia spa - insistono gli attivisti - traggono vantaggio da questo business. Allo stesso tempo, i Paesi esportatori forniscono aiuti umanitari alla medesima popolazione colpita da queste armi”.

A detta della coalizione di Ong, “l'ipocrisia è sconcertante e si protrae a causa della mancata attuazione del regime normativo europeo sul controllo delle esportazioni di armi in relazione ai diritti umani", afferma Miriam Saage-Maaß, vice direttore per gli affari legali di Ecchr. "E’ pertanto di fondamentale importanza avviare un'indagine sulla responsabilità penale per queste esportazioni di armi e le relative autorizzazioni”.

Sulla denuncia interviene Francesco Azzarello, direttore dell'Uama (l'Autorità nazionale per le autorizzazioni delle esportazioni di armamento): "L'Autorità nazionale Uama - dichiara - è sempre, peraltro come già accaduto nel recente passato, a completa disposizione della magistratura, ed è serena, poiché le autorizzazioni alle esportazioni vengono, necessariamente, rilasciate in base alla normativa vigente, e sempre conformemente alla politica estera e di difesa dell'Italia".

Negli anni scorsi dopo le denunce di Rete Disarmo e le inchieste di Avvenire, erano state aperte due inchieste, una dalla procura di Brescia (dove ha sede legale la Rwm) e una dalla procura di Cagliari (dove hanno sede gli stabilimenti produttivi). Entrambi i fascicoli sono poi stati trasmessi per competenza alla procura di Roma, che sta esaminando la regolarità delle esportazioni. Le norme, e la Costituzione, vietano infatti di trasferire armamenti a Paesi in conflitto.

L'intervista di Medici Senza Frontiere:

«Devastante l'impatto della guerra sulla sanità»






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