Alla crescita esponenziale dell'attività sanzionatoria (+115%), si affianca un aumento della complessità dei fenomeni che il Garante per la privacy si è trovato a gestire lo scorso anno. Ai due poli il rispetto dei dati delle persone nel mondo digitale e le possibilità che il progresso tecnologico porta con sé. Anche perché la tutela della privacy in Italia non è una battaglia persa, nonostante lo strapotere dei giganti del web. Certo - questa l'espressione usata dal Garante per la privacy Antonello Soro nella sua relazione annuale - le questioni da affrontare sono tante, nel pubblico come nel privato. Nel pubblico ad esempio preoccupa la violazione dei dati in sanità, che è ancor più preoccupante perché rischia di mettere in discussione le diagnosi, come l'ipotesi delle impronte digitali per la pubblica amministrazione. Come ancora l'idea delle telecamere negli asili che, nella seconda lettura della proposta di legge all'esame del Parlamento, secondo il Garante rischia di «alterare profondamente l'equilibrio» introducendo misure rigide che mettono in dubbio il principio di proporzionalità.
In più nella relazione il Garante sottolinea che «di fronte all'incessante progresso di una tecnologia che sembra aver smarrito il valore del limite», la protezione dei dati «rappresenta un efficace strumento di tutela non solo dell'identità ma anche della dignità dell'uomo rispetto al potere della tecnica, per impedire la riduzione della persona a cosa, la monetizzazione della libertà». Il 2018 infatti è stato definito, dal Clusit (il Report dell'Associazione italiana per la sicurezza informatica, ndr), l'anno peggiore relativamente alla sicurezza cibernetica, così costantemente esposta a minacce da configurare una sorta di «cyber-guerriglia permanente».
Il 2018 in cifre
Oltre 8 milioni di sanzioni riscosse nel 2018, il 115% in più rispetto al 2017; 707 violazioni amministrative contestate; più di 5600 quesiti, reclami e segnalazioni affrontati; 28 pareri a governo e Parlamento; 27 casi segnalati alla magistratura. È il bilancio in cifre di un anno di attività dell'Autorità per la privacy, diffuso contestualmente alla Relazione annuale al Parlamento che chiude il settennato del collegio presieduto da Antonello Soro.
Inoltre sono state effettuate 150 ispezioni. Gli accertamenti, svolti nel 2018 anche con il contributo del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, hanno riguardato numerosi e delicati settori, sia nell'ambito pubblico che privato. Per quanto riguarda il settore privato, le ispezioni si sono rivolte principalmente ai trattamenti effettuati: dagli istituti di credito; da società per attività di rating sul rischio e sulla solvibilità delle imprese; dalle aziende sanitarie locali e poi trasferiti a terzi per il loro utilizzo a fini di ricerca; da società che svolgono attività di telemarketing; da società che offrono servizi di "money transfer".