mercoledì 9 luglio 2014
​Diocesi di Oppido, nuovo intervento dopo il caso della processione "inquinata". Identificati i 25 autori della "sosta" 
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​«Non condannate in blocco la nostra comunità, dimenticando che se certo non mancano ombre e debolezze, la stragrande maggioranza del nostro popolo vive una religiosità semplice e autentica e la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ha un clero che, giorno per giorno, su un territorio difficile, si sacrifica talora con eroismo e spesso rimane unico punto di riferimento di una Comunità schiacciata dal peso d’una quotidianità assillata da mille problemi». Parla la Chiesa locale, rivolgendosi ai media che hanno acceso i riflettori sulla processione della Madonna delle Grazie, a Tresilico di Oppido, col gesto di omaggio alla casa del vecchio boss Peppe Mazzagatti. Il consiglio episcopale e dei vicari foranei, presieduto dal vicario generale Giuseppe Acquaro, ieri al termine d’una riunione ha manifestato «piena adesione» alle parole del vescovo, Francesco Milito, che condannano il gesto come «inconsulto, temerario e blasfemo» prendendo le distanze da quanto accaduto «nella convinzione che non ci può essere nessuna commistione tra Chiesa e ’ndrangheta». I membri del consiglio episcopale confidano che le autorità religiose e civili «chiariscano senza incertezze quanto di fatto è avvenuto, nonché responsabilità e connivenze». L’inchiesta penale sulla processione svoltasi mercoledì scorso è coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. «Fermare un corteo religioso per ossequiare il vertice della cosca locale è come sovvertire tutte le regole, sociali, religiose e di legalità», ha commentato il procuratore di Reggio, Federico Cafiero de Raho, chiarendo inoltre che «l’indagine inquadrerà l’episodio nell’ambito di un contesto più ampio». È da pochi giorni alla guida della procura di Firenze, Giuseppe Creazzo, dopo anni in Calabria, prima a Reggio e poi al vertice della procura di Palmi competente pure su Oppido. «L’atteggiamento della Chiesa calabrese – ha sottolineato il magistrato all’agenzia Sir – ormai da qualche anno è risoluto e chiaro nel definire l’affiliazione alla ’ndrangheta come assolutamente incompatibile col Vangelo. Nei fatti, però, non tutti i pastori si sono sempre comportati coerentemente con questi insegnamenti, per tutta una serie di motivi. Evidentemente le cose stanno cambiando in meglio». Sull’episodio di Oppido, Creazzo non ha tentennamenti: «Era ora che episodi del genere trovassero ampia risonanza suscitando clamore e sdegno collettivo». In coda un passaggio sul rischio di ritorsioni contro la Chiesa: «Questo rischio è tanto più alto quanto rimane isolato chi lotta contro la ’ndrangheta da posizioni di responsabilità». Il parroco di Polistena e referente in Calabria di Libera, don Pino Demasi, rivela che il problema l’ha risolto 25 anni fa. «Quando i mafiosi sono venuti a dirmi che volevano organizzare la processione della Madonna della Catena – ha ricordato – li ho mandati via. Fatti come quello di Oppido vanno condannati, riprovati e sono intollerabili. Ma si tratta di un episodio perché la purificazione delle processioni è iniziata da tempo».
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