mercoledì 8 novembre 2017
Mattarella all’Arsenale dell’Armonia. «Così la bontà diventa disarmante»
Mattarella inaugura struttura del Sermig
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«Anch’io voglio stringere la mano al Presidente!». A gridarlo con gioia sono stati una trentina di bambini dell’Arsenale della piazza che hanno circondato Sergio Mattarella al termine dell’inaugurazione, ieri pomeriggio, dell’Arsenale dell’Armonia a Pecetto. La nuova casa del Sermig, dopo l’Arsenale della pace di Torino, quello della Speranza a San Paolo del Brasile e dell’Incontro a Madaba in Giordania. Gli stessi bambini, di tanti Paesi del mondo, che con grande serietà avevano cantato poco prima l’inno nazionale, commuovendo anche Mattarella. L’inaugurazione della casa dedicata all’armonia, perché «l’armonia è dare la possibilità a ognuno di esprimersi, permettere ai bambini di vivere una vita piena, di andare a scuola, giocare e crescere» come ha spiegato Ernesto Olivero, ha radunato tanti amici del Sermig perché, sempre con le parole di Olivero: «io non esisto, ma esistiamo in tanti, c’è il Brasile, la Giordania, amici di tante città diverse che hanno deciso di sognare con noi. Ma ci sono anche le suore di clausura dell’Isola di San Giglio, tra le più importanti per la nostra vita».

E di sogni si è parlato tanto al taglio del nastro di questa realtà dedicata a Madre Teresa di Calcutta e che già da alcuni mesi accoglie bambini e persone con disabilità. Nello stile che da sempre contraddistingue il Sermig, a raccontare cosa accade (ma soprattutto cosa accadrà) in questo nuovo Arsenale sono stati i protagonisti. Lo ha illustrato Elisabetta, che da un anno abita in quest’eremo adagiato nella collina torinese. «Abbiamo aperto la porta e l’accoglienza alle famiglie con bambini malati – ha testimoniato – il nostro desiderio è quello di accogliere e lavorare con i giovani riconosciuti come disabili, ma che in realtà hanno molto da dare e spesso non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro. Il nostro sogno è che in tanti in questa casa possano sentirsi in un luogo dove poter esprimere le proprie capacità, crescere nel dialogo e nelle buone relazioni. Sappiamo che questa è una sfida. Perché vivere e lavorare insieme non è facile, ma vogliamo cambiare anche un pochino il mondo che ci circonda». I sogni di un bimbo del Kirgistan hanno commosso tutti. Giunto a Torino alcuni anni fa per curare un brutto male è tornato nel suo Paese per riabbracciare ancora una volta il suo papà, perché la sua malattia continua a progredire.

Ma ha assicurato di essere felice, perché al Sermig ha capito cosa vuol dire «ti voglio bene», ed il suo sogno è quello di realizzare un Sermig nella sua città per «ospitare tanti giovani che si perdono nella droga. Vorrei aiutare a fargli vedere le cose belle della vita». Di sogni ha parlato pure Olivero illustrando tutta la storia dell’Arsenale dell’Armomia, «in questo sogno c’era anche lei caro presidente» ha detto, e l’ha ringraziato per essere presente. «Le idee e i sogni sono più veloci della realtà – ha esordito Mattarella – ma quelli del Sermig sono ancora più veloci a realizzarsi. Tra le varie frasi di Olivero c’è ne è una che mi ha sempre colpito: la bontà è disarmante. Pensare – ha continuato – che l’Arsenale era una fabbrica di armi e adesso è luogo di bontà, accoglienza e apertura dimostra che è vero che la bontà è disarmante. Abbiamo appena piantato un Cedro del Libano. che nella Bibbia rappresenta il giusto. È un gesto che richiama tutti quanti alla responsabilità personale, alla saggezza, all’apertura, alla disponibilità che sono le caratteristiche del giusto. Per questo non posso che ringraziare il Sermig per tutto quello che fa.

E prima di tutto i bambini che hanno cantato l’inno nazionale». Ieri è stata un full immersion torinese per il capo dello Stato, accolto nelle varie tappe dai principali esponenti delle istituzioni, dal presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e del Consiglio regionale, Mauro Laus, alla sindaca Chiara Appendino e dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Il tour è iniziato con l’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico che ha definito «un punto d’eccellenza del nostro Paese. Un luogo di scambio di cultura e di apertura che attira studenti stranieri», a cui è seguita la visita privata alla mostra alle Ogr il nuovo polo culturale riqualificato da Fondazione Crt. Dopo il pranzo all’Arsenale della Pace, prima di giungere a Pecetto ha fatto una breve tappa alla Piccola Casa della Divina Provvidenza. Accolto dal Padre Generale don Carmine Arice e dai Superiori maggiori, ha salutato gli alunni delle scuole, ha sostato davanti all’urna del santo torinese e lungo le strade della cittadella della carità ha ripetuto più volte: «Grazie, grazie per quello che fate; a voi la riconoscenza di tutta l’Italia».

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