martedì 13 febbraio 2018
Un passeggero denuncia su Facebook che un ragazzo di colore viaggia senza pagare, perché «in Italia non c'è la certezza della pena». La Rete (e l'odio) si scatena. Ma era tutto falso
La foto del passeggero postata su Facebook

La foto del passeggero postata su Facebook

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No, non si tratta solo di una fake news, qui non ci sono solo notizie false da sbugiardare. Qui c'è un episodio che nella migliore delle ipotesi dimostra un grave pregiudizio, nella peggiore è vero e proprio razzismo.

Come sono stati raccontati i fatti

Un giovane di colore viaggia sul Frecciarossa Roma-Milano. È lunedì. Il controllore, una donna, chiede il biglietto e lui esibisce un foglio, che però, si capisce, non è un biglietto valido. E qui scatta la reazione di un altro passeggero: fotografa la scena, posta l'immagine sul suo profilo Facebook e salta alle conclusioni: il ragazzo è un abusivo, viaggia senza biglietto, brandisce uno smartphone costoso ma dice di non avere i soldi per il biglietto... E sicuramente la fa franca, a causa della "totale assenza di certezza della pena che il nostro Paese ha regalato a queste persone che non sono più disponibile a chiamare 'rifugiati'". Un accenno ai fatti di Macerata, dove la giovane Pamela è stata «barbarizzata e vilipesa da gente che senza diritto e senza motivo ha varcato l’uscio di casa nostra, perché la porta era ed è spalancata» e il colpevole è servito. Il post ottiene la bellezza di 120mila reazioni e oltre 75mila condivisioni, un volume ragguardevole: il tenore delle decine di commenti è esattamente come si può immaginare. "Tornate a casa vostra" è il più gentile. "Approfittano della nostra accoglienza". Qualcuno si lancia in un orribile «vanno riaperte le camere a gas». Forse la fiumana dell'odio o più probabilmente la scoperta di essere scivolato su una enorme buccia di banana convince dopo qualche ora l'autore a rimuovere il post.

Come sono andati in realtà

Ma le cose non sono andate così, e a provarlo c'è il rapporto ufficiale dalla capotreno, diffuso dall'ufficio stampa di Trenitalia dopo una richiesta in tal senso dei siti giornalettismo.org e valigiablu.it: il ragazzo il biglietto lo aveva, ma non era seduto nel posto prenotato. Dopo la verifica, la donna lo ha accompagnato nel posto giusto. Incidente chiuso.

La precisazione di Ferrovie dello Stato rimette al centro la verità, e scoperchia la nuova malattia che affligge una parte del nostro Paese. Il pregiudizio (o il razzismo?) che trasforma un viaggiatore armato di smartphone in giustiziere e il resto della platea in curva nord dell'odio. Che autorizza a diffondere in rete, additandolo a un pubblico potenzialmente infinito, i connotati (riconoscibilissimi) del colpevole (senza nemmeno il beneficio della presunzione di innocenza). Che fa pensare a migliaia di persone che sia ovvio e inevitabile che un ragazzo di colore sia un losco approfittatore, perché in fondo, non è vero che spesso gli stranieri (e anche tanti italiani) non pagano il biglietto dei mezzi pubblici? Qualcuno (è il caso del segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo) ha parlato di «un ritorno al clima in stile Ku Klux Klan»; anche questa è una strumentalizzazione inopportuna. Però, stiamoci attenti...

Tra le altre reazioni social, si segnala quello di un magistrato, che provocatoriamente annuncia l'intenzione di voler postare le fotografie delle decine di indagati per frode fiscale che viaggiano serenamente a bordo di yacht, oppure di evasori totali possessori di fuoriserie. Ma tutti questi personaggi non sbagliano posto in treno, evidentemente.

Il caso del Frecciarossa ricorda un'altra vicenda, che risale all'agosto 2017: una foto di Samuel Lee Jackson e Magic Johnson seduti su una panchina a Forte dei Marmi, reduci dallo shopping, diventa su Facebook la raffigurazione di due immigrati che campano sulle spalle degli italiani. Anche in quel caso, decine di commenti razzisti pubblicati da chi non aveva riconosciuto i due milionari americani. Razzisti, con l'aggravante del ridicolo.

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