mercoledì 27 dicembre 2023
Lo ha reso noto l'Associazione stampa parlamentare: «Persiste l'indisposizione della presidente». L’ultimo vero discorso della premier è quello, di 70 minuti, tenuto il 17 dicembre dal palco di Atreju
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Ansa

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La conferenza stampa di fine anno con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non avrà luogo per il persistere dell’indisposizione della presidente. L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione stampa parlamentare, organizzatori dell’evento, restano in attesa di indicazioni per la nuova data». È assolutamente anglosassone la nota con cui viene di fatto annullato e rinviato a “data da destinarsi” il tradizionale appuntamento di fine anno tra il capo del governo e la stampa italiana, momento di verifica dell’attività dell’esecutivo e di rilancio per l’anno nuovo. Un rito quasi istituzionalizzato - in cui ogni testata giornalistica, italiana ed estera, può rivolgere la propria domanda al presidente del Consiglio - che mai era slittato per due volte di seguito. Un evento-fiume in cui il premier di turno non può esibirsi nei tradizionali “dribbling” alle domande, in cui non ci sono tempi contingentati o «improrogabili impegni istituzionali».

Perciò il secondo rinvio, di cui è stata data notizia ieri pomeriggio, ha destato clamore. C’è un motivo di salute di mezzo, di cui non è lecito discutere. E fonti di Palazzo Chigi assicurano che sino al pomeriggio di ieri si è provato a tenere in piedi l’appuntamento. I motivi di salute sono gli stessi addotti lo scorso 20 dicembre, quando l’imminente conferenza del 21 era stata spostata, appunto, al 28, alla mattinata di oggi. Il punto è che non c’è ancora un’altra data. Nel pomeriggio è previsto un Cdm, ma stando al “bollettino” emanato dall’Ordine dei giornalisti la premier non dovrebbe presiederlo. C’è la voce che si proverà in tutti i modi a recuperare la conferenza domani, ipotesi non comunicata per evitare poi un terzo rinvio. I rappresentanti della stampa sono scettici. Così come c’è scetticismo sull’ipotesi che la conferenza possa svolgersi sabato, richiamando in servizio i dipendenti della Camera dei deputati già messi a dura prova dal tour de force della manovra.

Insomma, i motivi di salute non cancellano del tutto il giallo del doppio rinvio. L’ultimo vero discorso della premier è quello, di 70 minuti, tenuto il 17 dicembre dal palco di Atreju. Un discorso da leader di partito, non da capo del governo. Da allora uno stato influenzale che si è alternato comunque con alcune comparsate pubbliche o in videocollegamento. Il 20 la premier ha provato a restare sino alla fine alla recita della figlia, salvo alzare bandiera bianca sul finale. Da lì la decisione di non partecipare al saluto tra le alte cariche al Quirinale e di far slittare non solo la conferenza del 21 dicembre, ma anche la visita al contingente italiano in Libano del 23 dicembre, appuntamento cui la presidente del Consiglio, è fuori discussione, teneva molto.

Un miglioramento le ha consentito però il giorno di Natale di viaggiare con la figlia (e nello stesso aereo dell’ex compagno Giambruno) da Milano verso Roma, il che faceva credere in una immediata ripresa del lavoro quotidiano a Palazzo Chigi.
Nulla da fare, invece. E se la conferenza di fine anno non sarà recuperata entro fine anno, c’è il serio rischio che venga annullata del tutto o che si svolga, in modo anomalo, a inizio anno, dopo il discorso del 31 dicembre del capo dello Stato.
Il secondo slittamento arriva poi a valle di un anno in cui più volte ci sono state tensioni tra la premier e i giornalisti, anche durante le visite all’estero. E la stessa conferenza di fine anno vedrebbe l’assenza della Fnsi (il sindacato dei giornalisti) in protesta per la cosiddetta «legge bavaglio».

Il giallo è alimentato anche dalle numerose risposte che si attendono dalla premier su questioni sulle quali sinora non si è pronunciata ufficialmente. I rapporti con l’Ue dopo il «sì» a un controverso Patto di stabilità e dopo il «no» parlamentare al Mes. La decisione sulla eventuale candidature alle elezioni europee di giugno. Lo stop albanese all’accordo sui migranti. L’accusa di volere, con il premierato elettivo, togliere poteri al capo dello Stato. È vero che in questi primi 14 mesi di mandato Meloni ha talvolta evitato conferenze stampa anche quando apparivano necessarie, ma è anche vero che quando si è trovata faccia a faccia con la stampa non si è sottratta a domande anche sulla vita privata. La risposta ai dubbi, dunque, arriverà dalla prossima tappa: l’indicazione (o meno) di una nuova data.

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