venerdì 21 giugno 2019
Severo monito del capo dello Stato Sergio Mattarella, durante il plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura, dopo la bufera suscitata dall'inchiesta di Perugia su favori e nomine
Mattarella: «Oggi si volta pagina»
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È un severo monito e, al tempo stesso, una scossa sferzante per il futuro quella che arriva dal capo dello Stato Sergio Mattarella, durante il plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura. Un plenum indetto per colmare le carenze in organico dopo le dimissioni di cinque consiglieri togati presenti a incontri con magistrati e politici per favorire le nomine in alcune procure. «Oggi si volta pagina nella vita del Csm», incalza il presidente della Repubblica, manifestando «grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un'inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile».

L'inchiesta di Perugia
Il riferimento del capo dello Stato è alle indagini della procura di Perugia, che vedono indagati per corruzione il pm di Roma (ed ex consigliere del Csm) Luca Palamara, un imprenditore e un avvocato, e per rivelazione di segreto d'ufficio un altro pm capitolino, Stefano Rocco Fava, e un consigliere del Csm, Luigi Spina, ora dimessosi dall'incarico. Le intercettazioni hanno rivelato l'esistenza di cene e incontri serali in cui si discuteva di assegnazioni di incarichi di vertice - fra cui quello di procuratore di Roma - avvenute fra lo stesso Palamara, i deputati del Pd Cosimo Ferri (magistrato in aspettativa) e Luca Lotti (ex ministro, indagato a Roma nell'inchiesta Consip) e almeno 5 consiglieri del Csm, ora dimissionari. «Quanto avvenuto - è la valutazione del presidente Mattarella - ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l'autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l'autorevolezza dell'intero ordine giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica». Il capo dello Stato stigmatizza con forza quel «coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell'ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura».

La scossa del Colle
Nei giorni peggiori della bufera su Palazzo dei Marescialli, mentre le rivelazioni di fonte giudiziaria portavano all'autosospensione e poi alle dimissioni dei consiglieri coinvolti, il presidente della Repubblica (che secondo Costituzione presiede il Csm) non ha fatto mancare mai sostegno e consiglio al vicepresidente David Ermini. E anche adesso, nella sala intitolata a Vittorio Bachelet e davanti a sedie ancora vuote nel plenum, Mattarella non pronuncia solo parole di costernazione, ma anche di sprone e di fiducia nel necessario rafforzamento del Consiglio, che ha gli anticorpi necessari e che ora più che mai sarà chiamato ad essere una "casa di vetro": «La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l'esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non siano offuscati».


Riforme necessarie e urgenti
Ora «viene annunciata una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell'ordinamento giudiziario, in cui il Parlamento e il Governo saranno impegnati», osserva Mattarella (riferendosi alle modifiche normative annunciate dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede) «ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione». Il Quirinale seguirà l'evolversi del processo legislativo, ma nella consapevolezza che tocca «ad altre istituzioni discutere ed elaborare eventuali riforme che attengono a composizione e formazione del Csm». Nel frattempo, è la richiesta del capo dello Stato, il Consiglio non dovrà stare con le mani in mano: «Il Csm può - ed è, più che opportuno, necessario - provvedere ad adeguamenti delle proprie norme interne, di organizzazione e di funzionamento, per assicurare, con maggiore e piena efficacia, ritmi ordinati nel rispetto delle scadenze, regole puntuali e trasparenza delle proprie deliberazioni».

Ermini: «Basta con logiche spartitorie»
Dopo il capo dello Stato, sono intervenuti altri membri del Consiglio, ringraziandolo per il sostegno e la guida «irrinunciabile». Il vicepresidente David Ermini ha ricordato «la ferita profonda e dolorosa», derivante dall'inchiesta perugina e che «potrà guarire soltanto all'esito di un percorso lungo e faticoso». Ma si è detto «certo di poter affermare che essa non ha colpito le fondamenta del Consiglio superiore». Tuttavia, la pronta reazione alle condotte dei singoli componenti è stata necessaria, ma non è sufficiente. E «nel prossimo futuro il Csm sarà chiamato a dimostrare che in grado di affermare la propria legittimazione agli occhi della magistratura e dei cittadini», assumendo ogni determinazione nell'interesse generale della giurisdizione e «al riparo dall'influenza di interessi particolari e da logiche spartitorie e non trasparenti».

Le nuove nomine e il caso Roma
Il plenum ha convalidato l'elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe (entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo), che subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, dimessisi dopo le rivelazioni su cene e incontri nel maggio scorso con Palamara e Lotti, in cui si discuteva anche di indicazioni sul possibile successore di Giuseppe Pignatone a capo della procura di Roma. Sempre a maggio, la commissione Direttivi del Csm ha assegnato, per la nomina in questione, 4 voti al pg di Firenze Marcello Viola e uno ciascuno a Giuseppe Creazzo e Francesco Lo Voi, attuali capi della procura fiorentina e di quella palermitana. La votazione della commissione «è valida», ha precisato il vicepresidente del Csm Ermini ai cronisti al termine del Consiglio, e dunque ora «passa al Plenum e il Plenum è sovrano».

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