martedì 27 agosto 2019
La Mare Jonio (Mediterranea) segnala il blocco degli apparati di ricezione nella zona di soccorso libica. E nel silenzio si moltiplicano i respingimenti verso la Libia. Lifeline soccorre 101 naufraghi
Le immagini del salvataggio di ieri: 101 migranti alla deriva a bordo di un gommone sono stati raccolti dalla nave Eleonore della ong Lifeline, che ora fa rotta verso un porto sicuro a nord

Le immagini del salvataggio di ieri: 101 migranti alla deriva a bordo di un gommone sono stati raccolti dalla nave Eleonore della ong Lifeline, che ora fa rotta verso un porto sicuro a nord

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Infine, hanno ottenuto il silenzio. L’arma più sordida: nessun testimone, nessun colpevole. Neanche i pescatori ci vengono più. L’ultimo colpo hanno provato ad assestarlo agli aerei delle Ong, obbligati a stare a terra. Intanto, almeno sette barconi salpati in tre giorni e neanche un avviso di allerta ai naviganti. È così che si muore nel "Mare Nostro", dove ci si salva quasi per caso: come è fortunatamente toccato ai 101 presi a bordo ieri dai volontari di Lifeline.

Le rotte degli aerei militari non mentono. Mostrano come ripetutamente i mezzi degli eserciti europei abbiano compiuto misteriose operazioni nel Canale di Sicilia. Ancora una volta, nessuna comunicazione ufficiale. Eppure – sarà una coincidenza – poco dopo aver volteggiato su un preciso tratto di mare, in quella stessa area piombano le motovedette della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli...

I portavoce, naturalmente, smentiscono qualsiasi cooperazione tra Ue e forze di Tripoli; i respingimenti infatti sono una seria violazione delle norme internazionali. Così il quadrimotore portoghese, il potente Osprey del Regno Unito, il jet forse dell’intelligence italiana – per citare solo gli ultimi visti da bordo della Mare Jonio e grazie alle ricerche del reporter Sergio Scandura –, anche i droni militari che decollano da Sigonella vanno e vengono e mai una volta che segnalino di avere osservato un barcone in fuga, un naufragio, una cattura da parte dei libici.

Il silenzio alimenta domande e paure. Nessuno saprà mai perché a 30 miglia da Zuara si incrociano giubbetti salvagente che galleggiano alla deriva. «Speriamo siano di migranti salvati e non di persone annegate», dicono sulla Mare Jonio, mentre da 4 giorni i volontari si danno il cambio ai binocoli per scrutare ogni increspatura.
Visto da qui il Mediterraneo che si infrange contro la Libia pare il mare di nessuno. Silenzio delle autorità marittime, che negli ultimi tre giorni hanno avuto notizia di almeno 6 barconi partiti a est di Tripoli senza che mai venissero segnalati ai naviganti. «Domenica siamo stati contattati da una barca in pericolo. A bordo 50 persone, tra cui 20 donne e molti bambini. Dopo aver ricevuto la posizione – spiegano da Alarm Phone – abbiamo informato le autorità, ma abbiamo poi perso contatto con la barca». Anche in questo caso, nonostante le indicazioni dell’organizzazione che raccoglie le richieste di aiuto, nessuna autorità marittima del Mediterraneo ha voluto lanciare un avviso. Di quei migranti, dopo due giorni, nessuna notizia.

La pattuglia umanitaria guidata da Mediterranea sta incrociando il Mediterraneo centrale ormai da 5 giorni, «mentre quella immensa distesa d’acqua è teatro, in particolare nella zona Sar (Ricerca e soccorso, ndr) a est di Tripoli, di ripetute catture di profughi di guerra – si legge in una nota – da parte della cosiddetta guardia costiera libica, coadiuvata negli interventi di intercettazione da quegli stessi assetti aerei militari di Paesi dell’Unione europea che continuano a sorvolarci».


Dalla nave gli operatori ribadiscono che «ormai i Comandi militari e i Centri di coordinamento europei non rilanciano le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà, come sarebbe loro dovere fare, ma pare interloquiscano unicamente con le autorità libiche». Una serie di comunicazioni scambiate con altre navi commerciali che transitano nella zona per fornire assistenza alle numerose piattaforme petrolifere hanno confermato che da settimane la strumentazione di bordo registra periodiche anomalie. Da Mediterranea parlano di “jamming militare”, una sorta di guerra elettronica con cui mandare in confusione i sistemi elettronici. Ma neanche di questo si avranno mai solide conferme.

Nelle ultime 72 ore quasi 200 migranti sono stati catturati da mezzi libici e riportati nelle prigioni. La nave Eleonore di Lifeline ha soccorso 101 persone a bordo di un gommone che stava affondando a 43 miglia da Al-Khoms e, mentre erano ancora in corso le operazioni da parte del rescue team di Eleonore, una motovedetta libica «si è minacciosamente avvicinata al gommone, terrorizzando i naufraghi. Poi si è fortunatamente allontanata», spiega Lifeline. Le persone sono tutte in salvo e la Eleonore sta facendo rotta verso nord alla ricerca di un porto sicuro per lo sbarco.

Chi può, tenta la traversata dalla Tunisia. Da Sfax, la Marina ha fatto sapere di avere sventato un tentativo di partenza verso le coste italiane intercettando un peschereccio con 94 migranti dalle isole Kerkennah. Secondo il ministero dell’Interno di Tunisi si tratta di 56 tunisini e 38 persone di varie nazionalità africane, tra cui 14 donne.
Quando Mare Jonio arriva nel quadrante delle stragi, tra Tripoli e Homs, è notte fonda. Inutile chiedere istruzioni per trovare i naufraghi. Alla radio non risponde nessuno.

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