giovedì 16 gennaio 2020
Dal Viminale la conferma che si sta ragionando su «un provvedimento che, a fronte di un contratto di lavoro, conceda il permesso di soggiorno». Fino a 400mila i potenziali beneficiari
Lavoratori stranieri, «si valuta la regolarizzazione»

Ansa

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Il termine «sanatoria», nella compagine di governo, non lo pronuncia nessuno. Ma, nei fatti, la risposta data ieri dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese durante un question time alla Camera apre spiragli all’ipotesi di un provvedimento di emersione. O meglio, per stare alla lettera dell’intervento del ministro, alla valutazione di un intervento normativo per la «regolarizzazione di cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia» (200mila solo fra colf e badanti) che potrebbero ottenere un permesso di soggiorno a fronte di un contratto di lavoro registrato. Un’agognata chance di uscire dal lavoro sommerso (spesso connotato da sfruttamento e situazioni di vera schiavitù) che potrebbe riguardare, secondo alcune stime, diverse centinaia di migliaia di lavoratori stranieri già presenti da tempo nel nostro Paese.

Non si tratta di indiscrezioni o rumors, ma di un impegno in capo al governo sulla base di atti parlamentari del mese scorso, menzionati ieri a Montecitorio. In risposta a una interrogazione di Riccardo Magi, deputato di Radicali +Europa (che ha chiesto «se e quando» il governo intenda assumere «un provvedimento straordinario di emersione» degli stranieri irregolari), la titolare del Viminale ha replicato rifacendosi a un «ordine del giorno accolto il 23 dicembre scorso, in sede di approvazione della legge di bilancio», con il quale «il governo si è impegnato a valutare l’opportunità di varare un provvedimento che, a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto di lavoro, consenta la regolarizzazione di cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia» prevedendo, «all’atto della stipula del contratto, il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno per il lavoratore».

Per effetto del giro di vite disposto dai decreti sicurezza, il numero di irregolari continua a crescere e, secondo alcune stime, entro l’anno potrebbe sfiorare quota 800mila. Un lascito della gestione salviniana al quale dunque, par di capire, l’esecutivo presto potrebbe mettere una toppa: «L’intenzione del governo e del ministero dell’Interno è quella di valutare le questioni poste all’ordine del giorno che richiamavo – ha detto ieri Lamorgese –, nel quadro più generale di una complessiva rivisitazione delle diverse disposizioni che incidono sulle politiche migratorie e sulla condizione dello straniero in Italia». Un quadro nel quale si andrebbero a inserire anche le modifiche ai decreti sicurezza, più volte annunciate dalla titolare dell’Interno, per recepire i rilievi del Quirinale e per ampliare le fattispecie dei permessi di protezione umanitaria.


Secondo la stima di Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, si possono quantificare tra i 150mila e i 200mila le persone impiegate in nero come colf, badanti e baby sitter. Sarebbero una parte rilevante dei lavoratori stranieri interessati alla potenziale regolarizzazione cui ha fatto cenno il ministro Lamorgese. Su oltre 800mila domestici regolari, in particolare, la componente straniera rappresenta quasi il 70% del totale della forza lavoro.

Non sarebbe, ovviamente, il primo provvedimento del genere, come ha ricordato ieri il ministro Lamorgese, richiamando gli ultimi interventi legislativi in materia, come «il decreto legislativo 109 del 2012». In generale, si stima che un terzo degli immigrati regolari presenti oggi in Italia abbia un passato da irregolare, 'sanato' da provvedimenti di questo genere, anche durante i governi di centrodestra, con la Lega in coalizione. Secondo lo studioso Asher Colombo, «dal 1986 è passato da questa trafila oltre un milione e mezzo di persone, di cui 700mila nel 2002 e 300mila nel 2009».

Fonti del Viminale, interpellate da Avvenire, confermano come il governo sia per ora alla fase della «valutazione dell’opportunità », nel rispetto dell’ordine del giorno approvato a fine dicembre. Nessuno lo dice apertis verbis, ma, sul piano politico, nella maggioranza giallorossa aleggia il timore di una contropropaganda elettorale da parte della Lega e delle forze di centrodestra. Per le casse dello Stato, per l’Inps e per il circuito dell’economia legale, l’«opportunità » appare indubbia: «Con l’emersione di 400mila persone (una parte dei circa 600-700mila irregolari stimati sul territorio nazionale) – conclude Magi – si otterrebbero circa 1 miliardo di euro di gettito fiscale e oltre 3 miliardi di maggiori contributi previdenziali ». Stime delle quali sarebbe saggio tenere conto.

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