martedì 14 novembre 2017
Durissima presa di posizione dell'Alto commissario Onu per i Diritti umani Zeid Ràad Al-Hussein: «Non si può continuare a chiudere gli occhi davanti a orrori inimmaginabili»
Profughi africani rinchiusi in un centro di detenzione libico. Quando l'Unicef l'ha visitato, lo scorso gennaio, vi ha trovato stipate in condizioni inumane 27 donne (di cui 4 incinte), due bimbi di 4 e 11 anni e oltre mille uomini

Profughi africani rinchiusi in un centro di detenzione libico. Quando l'Unicef l'ha visitato, lo scorso gennaio, vi ha trovato stipate in condizioni inumane 27 donne (di cui 4 incinte), due bimbi di 4 e 11 anni e oltre mille uomini

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La politica dell'Unione europea di assistere la guardia costiera libica per intercettare nel Mediterraneo e riportare indietro i migranti «è disumana». È quanto afferma l'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, esprimendo sgomento per l'aumento del numero di migranti trattenuti in condizioni orribili nei centri di detenzione in Libia. «La sofferenza dei migranti in detenzione in Libia è un'offesa alla coscienza dell'umanità», ha dichiarato il responsabile Onu per i diritti umani, aggiungendo che «quella che era già una situazione disperata è diventata adesso catastrofica». Zeid Ra'ad Al Hussein parla inoltre di «orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia».

«Solo alternative alla detenzione possono salvare le vite dei migranti e garantirne la sicurezza fisica, preservare la loro dignità e proteggerli da ulteriori atrocità», continua il responsabile Onu per i diritti umani. Che ha lanciato inoltre un appello a creare apposite misure di legge nazionali e a decriminalizzare l'immigrazione irregolare, in modo da garantire la protezione dei diritti umani dei migranti. Ue e Italia, invece, stanno fornendo assistenza alla Guardia costiera libica per intercettare le imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo, anche in acque internazionali, «nonostante i timori, sollevati da gruppi per la tutela dei diritti umani, che questo condanni più migranti a una detenzione arbitraria e illimitata, esponendoli a tortura, stupro, lavori forzati, sfruttamento ed estorsione». I fermati «non hanno possibilità di impugnare la legalità della loro detenzione e non hanno accesso ad alcun supporto legale».

I racconti degli osservatori dell'Onu: botte e stupri

Gli osservatori Onu per i diritti umani sono rimasti scioccati da ciò di cui sono stati testimoni in Libia, dove dall'1 al 6 novembre hanno visitato a Tripoli quattro centri di detenzione per migranti, strutture del dipartimento per la lotta all'immigrazione illegale (Dcim) che dipende dal ministero dell'Interno libico.

«Quello che hanno visto - ha raccontato il commissario - sono «migliaia di uomini, donne e bambini emaciati e traumatizzati, ammucchiati gli uni sugli altri, imprigionati in hangar senza accesso ai beni di prima necessità più basilari e privati della loro dignità umana». Zeid Ra'ad Al Hussein riferisce inoltre dei racconti dei migranti raccolti dagli osservatori, in cui si denunciano violenze e stupri subiti anche dal personale dei centri di detenzione. Una donna subsahariana ha raccontato al personale Onu: «Sono stata portata via dal centro Dcim e stuprata in una casa da tre uomini, compresa una guardia del Dcim».

E donne, uomini e bambini trattenuti nei centri Dcim raccontano anche di essere stati picchiati dalle guardie. Il capo Onu per i diritti umani, peraltro, ricorda che molti dei migranti «sono già stati esposti a traffico di esseri umani, rapimenti, tortura, stupri e altre violenze sessuali, lavori forzati, sfruttamento, gravi violenze fisiche, fame e altre atrocità nel corso dei loro viaggi attraverso la Libia, spesso nelle mani di trafficanti e contrabbandieri». Molte donne hanno raccontato infatti di stupri e violenze sessuali nelle mani di trafficanti e guardie.

Viaggio nell'inferno libico

Nelle ultime settimane Avvenire ha più volte raccontato l'inferno libico, col suo carico di orrori e disumanità. Stando a fonti locali dell’Organizzazione internazionale dei migranti, sono circa 400mila i profughi "contabilizzati" dalle autorità di Tripoli, ma quelli rimasti imprigionati nel Paese, secondo stime ufficiose confermate anche da fonti di intelligence italiane, sarebbero tra gli 800mila e il milione. Dall’Oim segnalano però che i centri di detenzione sotto il controllo del governo e dei 14 sindaci che si sono accordati con l’Italia per fermare le partenze sono una trentina, e al momento vi sarebbero rinchiuse non più di 15mila persone. Dove sono stati inghiottiti gli altri?

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Impegnato sul campo, in Libia, per conto dell'Onu c'è Roberto Mignone, il rappresentante dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Col suo team ha scoperto diverse prigioni clandestine dove erano rinchiusi migliaia di rifugiati e migranti, almeno 10mila persone per stare a una stima prudenziale, che si trovano in attesa di poter attraversare il Mediterraneo «e che oggi stiamo assistendo».

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